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La "santità" come bene alla portata di tutti

  • 31 luglio 2006

Una riflessione forte tra le tante che animano e danno il senso e il perché del romanzo autobiografico di Mario Ricotta dal titolo "La mia santità" (Ed. Progetto Cultura 2003, euro 12). Un libro che, partendo dall’esperienza personale dell’ autore, dalla sua iniziale vocazione alla vita sacerdotale e successivamente l’accesso al seminario, con tutto il mondo di regole e precetti che ruota attorno ad esso, conduce il lettore nel dramma interiore del protagonista.

Egli gradualmente scopre, attraverso il dolore e il disagio esistenziale, che forse quella è una strada che non gli appartiene, e acquisendo gradualmente consapevolezza di se stesso si ritrova. In questo romanzo la “santità” diventa bene alla portata di tutti e soprattutto perde quel significato essenzialmente relegato alla sfera del sacro, diventando sinonimo di un percorso di vita che tutti dovremmo percorrere anche se questo può causarci dolore, cercando di non accettare facili risposte che provengono dall’esterno, ascoltando noi stessi e scegliendo ciò che vogliamo per noi dalla vita.
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Così ha fatto l’autore che ha rifiutato una scelta non effettivamente sua, ma che nello strano gioco della vita lo era diventata. Ha saputo far chiarezza dentro di sé, capire e comprendere cosa il suo cuore voleva e attraverso la scrittura liberarsi e dare forma alla sua esperienza per poter così rinascere. Un’esperienza catartica quella della scrittura per Mario Ricotta, che attraverso questo romanzo sicuramente attuale e vicino alle ansie e alle angosce dell’uomo moderno comunica con il suo lettore, facendo da specchio alle insoddisfazioni e alla difficoltà del vivere di oggi causati dal non riuscire assaporare il presente, dal porsi obiettivi a volte troppo grandi per il futuro, dall’essere soffocati dalle pressioni del mondo esterno che cerca, a volte riuscendoci, di venderci modelli di vita che non appartengono alla nostra natura.

Un romanzo molto denso di problematiche di tipo esistenziale e dubbi di natura filosofica che proprio perché frutto di un travaglio interiore risulta molto spesso frammentario e poco fluido nel suo scorrere, eccedendo, a nostro avviso, in una prosa troppo lirica e costruita che in alcuni tratti lo rende pesante alla lettura. Una scelta narrativa comunque molto originale e coraggiosa e impegnata su un terreno quale è il cammino della vita su cui risulta facile appiattirsi nella selva dei luoghi comuni.

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