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Le amicizie scomode di Miccoli. E Zamparini lo scarica

Dopo la retrocessione del Palermo in serie B, Fabrizio Miccoli si ritrova indagato per aver "prestato" al figlio di un boss mafioso una sim telefonica intestata a suo nome

  • 15 maggio 2013

Da qualche giorno la squadra di questa città ha visto infranto un sogno. Un sogno fatto di meriti lunghi nove anni, batticuore per chi quei colori li porta dentro come una vera e propria passione. Ho visto gente fantasticare in grande sperando di poter vedere quegli undici uomini in campo come fossero dei fuoriclasse delle grandi d'Italia. Si sognava, spesso anche ad occhi aperti, ma la fede, quella calcistica, è un po' come un grande amore. E le delusioni ti riportano con i piedi per terra. Ho visto gente piangere per questa maglia. Gente comune, ma anche il capitano.

Sì, quel capitano salentino che al giorno dopo la retrocessione del Palermo in serie B, ha ricevuto un'altra grande batosta. Fabrizio Miccoli, secondo l'indagine condotta dalla Procura di Palermo, è indagato per accesso abusivo ad un sistema informatico in concorso con il titolare di un centro Tim di Palermo. L'attaccante che in questi anni ha tenuto in alto i colori di questa squadra utilizzava, secondo quanto scoperto, quattro telefonini intestati a ignari palermitani. Uno di questi, però, è "finito" in mani scomode. A quanto pare è stato "prestato" all'amico Mauro Lauricella, figlio di un boss della Kalsa arrestato nel 2011.

Il presidente Maurizio Zamparini, intervenuto ai microfoni di Radio Radio, dichiara: «Quanto successo a Miccoli è la dimostrazione che per lui è meglio lasciare Palermo. Adesso ha bisogno di cambiare aria, può andare negli Emirati. Non conosco bene la situazione, ma purtroppo non poteva certo sapere che il suo amico fosse il figlio di un mafioso».

Adesso i quattro palermitani intestatari dell sim telefoniche, tutti di fede rosanero, sono stati convocati in caserma. Tutti conoscono Miccoli, è il capitano del Palermo! Affermano alcuni alle domande degli inquirenti, anche se asseriscono di non aver mai frequentato il giocatore né di aver mai ricevuto telefonini in regalo. Un reato per cui sono previsti fino a tre anni di reclusione.

Amicizie scomode a parte, il Capitano è stato attore protagonista di questi anni di successi, tra polemiche e idolatria per una tifoseria che si spacca a metà. Innegabile constatare questa macchia nera nella fedina penale di Miccoli, per cui adesso si configura l'articolo 615 ter del codice penale (Accesso abusivo a un sistema informatico o telematico) che prevede la condanna fino a tre anni.

Anche se, bisogna sottolineare, come questo sia solo uno degli episodi che lo hanno visto implicato. Tempo fa Fabrizio Miccoli si ritrovò in una situazione simile con un altro amico del cuore, Francesco Guttadauro, nipote del superlatitante Matteo Messina Denaro. Un giorno, Miccoli telefonò all'amico avvertendolo: «Non venire agli allenamenti, ci sono gli sbirri nuovi». Anche questa frase è finita nel rapporto del centro operativo Dia consegnato nell’agosto scorso al procuratore aggiunto Leonardo Agueci. Che il Romario del Salento sia recidivo?

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