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Losing Grip: un manifesto dell’alternatività sonora

  • 28 marzo 2005

Evento-rassegna che suona come un eccellente manifesto all’alternatività sonora, Losing Grip, parata di musica indipendente organizzata da Balarm e I Candelai (il "cultural-pub" palermitano di via Candelai 65 che ne ospiterà anche i concerti), dal 2 al 28 aprile propone quattro episodi live che, nel nome del “disaccordo”, offriranno una chiave di lettura utile per comprendere in quale direzione la musica del nuovo millennio volga. A far da diapason, almeno negli ultimi tempi, sono stati fenomeni votati all’indie rock, al lounge e a un generale ritorno “vintage” della musica elettronica, generi che faranno da cornice proprio a questo “festival a rate della musica indipendente”.

Losing Grip apre i battenti sabato 2 aprile (ingresso 4 euro, gratuito per i soci Candelai) con i catanesi Loozoo, portavoci di “onde sinusoidali impazzite” tradotte in spettacolari perforamances di industrial, video installazioni, concerti “vulcanici” d’in su la vetta dell’Etna e open act con grandi maestri di genere come Alex Paterson degli ORB. Aleatori all’eccesso, spericolati nel proporre una musica elettronica “estrema” e poco incline a facili consonanze, i Loozoo rappresentano la realtà forse più interessante all’interno del panorama “electro”, termine usato come timido tentativo di provare, con scarso successo, a codificare il variopinto repertorio musicale e non dal quale attingono. Giovedì 7 aprile sarà la volta dei napoletani Blessed Child Opera (ingresso 4 euro, ridotto 2 euro per i soci). Il progetto musicale, per quanto allargato a diversi componenti, vede Paolo Messere come fulcro principale di un tentativo “indie rock all’italiana” contaminato dall’insostituibile matrice “partenopea” che caratterizza, seppur a mò di sfumatura percepibile, l’approccio al suono di questa particolare realtà. Tramonti napoletani mischiati a grigie introspezioni newyorkesi, dunque, con aperture sonore tenendenti all’infinito in pieno stile Red House Painters e distaccati giochi sonori acustici alla Lambchop. Progetto ambizioso, quello dell’ex Ulan Bator che conferma ulteriormente il grande fermento musicale che continua a caratterizzare la città all’ombra del Vesuvio.

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I Liquid Laughter Lounge Quartet, da Friburgo, occuperanno il set di giovedì 14 aprile (ingresso 4 euro, gratuito per i soci). Definiti “lynchiani” dai più, i quattro artisti, ispirati dalla tetra ed esoterica foresta nera, sembrano essere usciti da Mulholland Drive (il microfono luminoso del cantante, tra l’altro, ricorda la scena della lampada di Dean “Ben” Stockwell di Blue Velvet). Un insieme di cocktail music tendente al lounge dove i campionamenti lasciano però spazio a strumenti rigorosamente live. Fin qui, quasi, tutto bene. Ma la variopinta ispirazione artistica dei nostri li porta a intercalare elementi rockabilly, orchestrali, blues, voci umane al limite del dodecafonico che rimandano a scenari da “scuola di Colonia”. Piccoli Angeli Badalamenti crescono.
A chiudere Losing Grip sarà infine Moltheni, giovedì 28 aprile, (ingresso 5 euro). Fresco dal consenso unanime che ha accompagnato il suo ultimo lavoro discografico (Splendore Terrore), per Umberto Giardini (all’anagrafe) è tempo di tour. Tra i pochi ad aver scelto di interpretare l’indie rock in lingua italiana, per il valido cantautore di Sant’Elpidio sembra arrivato il meritato momento del “grande salto”. Un salto iniziato nel lontano 1986, dalle cantine fino a giungere alla solita Bologna cortese, che lo adotta e gli fa incontrare Luciano Chessa, personaggio fondamentale della Bologna musicale alternativa. Anni da supporter di Consoli e Afterhours, comparsate su Mtv e improbabile parentesi sanremese nel 2000 con “Nutriente” lo lanciano definitivamente nel mondo della musica (con gustosa deviazione cinematografica in “Perduto amor”: esordio alla macchina da presa di Franco Battiato).

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