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Melo Minnella, la Sicilia in bianco e nero

  • 22 giugno 2004

Venerdì 11 giugno si è inaugurata, alla Libreria del Mare di Palermo (vi Cala 50), una mostra fotografica di Melo Minnella, dal titolo “Scritture di paesaggio II”, che resterà aperta fino al 24 di questo stesso mese (visitabile dalle 9 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30). La mostra si colloca all’interno del “VI ciclo di fotografia contemporanea. Primavera-estate 2004” che si concluderà il 19 agosto prossimo. All'incirca una trentina di scatti in bianco e nero in cui il paesaggio siciliano la fa da protagonista, anche se il fotografo vi ha accostato qualche immagine di quello birmano e curdo. Racalmuto, Mussomeli, i vigneti di Regaleali sono solo alcuni dei luoghi “visitati” dalla sua macchina fotografica. Evidente è la citazione del grande fotografo marchigiano Mario Giacomelli, scomparso pochi anni or sono, che nell'ambito della propria produzione, ha frequentemente giocato con gli elementi geometrici insiti nei contesti agricoli: solchi d'aratura, profili montuosi, filari di alberi in silouette...

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A fronte di un buon gusto compositivo e di una evidente ricerca orientata alla distribuzione degli spazi all'interno del fotogramma, Minnella - fotografo di grande esperienza e che negli anni trascorsi ha toccato un po' tutti i generi fotografici - appare indeciso tra un approccio descrittivo ed uno astratto: descrittive appaiono soprattutto le immagini dedicate ai paesaggi non siciliani. La mostra, nell'insieme, pur godibile, manca quindi di rigore formale. Inadeguata alla qualità delle immagini è anche, in taluni casi, la stampa che manca di contrasto e di definizione. Questa mancanza appare ancor più evidente dato il richiamo alla fotografia di Giacomelli che del bianco più puro e del nero più profondo ha fatto gli elementi distintivi della sua fotografia. Un piccolo appunto critico agli artisti che sono soliti esporre alla Libreria del Mare ed alla libreria stessa: perché non produrre una adeguata cartella stampa da cui possano essere tratte immagini da pubblicare di qualità decente? Quella che siamo “costretti” a pubblicare proprio non lo è!

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