Palermo “regina” dei rifiuti: la città tra l'incuria e i ribelli
Parola del giorno: “munnizza”. L’emergenza rifiuti a Palermo è una realtà di degrado. Volontari e vertici Rap: prendersi cura della città è questione di cultura e cittadinanza
In principio era la “netturbe” adesso è la signora “munnizza”: l’involgarimento della parola italiana spazzatura a Palermo, non è solo una questione linguistica, scomodando il buon De Mauro, ma un reale processo di degrado che dalla cultura si allarga alla città.
Protagonista assoluta di cronache, impietose classifiche e foto segnalazioni, la munnizza a Palermo è una realtà ormai famosa: pugno allo stomaco per chi crede ancora in una città educabile al rispetto, non solo verso il privato, ma soprattutto verso il bene pubblico.
Basta un giro tra i quartieri palermitani, dalla periferia al centro storico, per constatare l’enorme quantità di rifiuti, sfabbricidi, amianto, discariche abusive, erbacce su piazze o fontane e oggetti di qualunque forma e misura abbandonati illegalmente per terra. A rimetterci è il decoro, ma ancor di più la salute cittadina.
I numeri emersi dall’ultima riunione tra sindaco e dirigenti tecnici Rap parlano chiaro. Nel solo 2014 sono state rimosse 120 tonnellate di rifiuti in amianto, e per rifiuti ingombranti e sfabbricidi, nonostante la Rap abbia attivato un servizio di rimozione a domicilio gratuito, sono quasi 100mila i “pezzi” raccolti in giro per la città nei primi sette mesi del 2015: praticamente uno ogni sette abitanti.
E la raccolta differenziata? Sembrava pura utopia a Palermo, e ancora la disinformazione dei tardivi tradizionalisti è dura a morire; ma gli ultimi dati sembrerebbero incoraggianti, anche grazie ai nuovi cassonetti per carta e abiti usati predisposti dall’azienda.
Eppure, accanto a quella parte di cittadini incuranti, dimentichi e persino sabotatori di ruote dai cassonetti, c’è una piccola ma importante parte di comunità che, lige alle buone regole e armata di grande volontà, con sacchi e guanti in lattice ripulisce volontariamente gli angoli delle strade, le vie e i parchi dei quartieri cittadini. Esempi recenti, i volontari dell’associazione Il Genio di Palermo in via Cuba o i residenti di via Messina Marine con una bonifica autofinanziata, non senza sacrifici.
Spesso dimenticati dall’amministrazione, che dal canto suo tenta di avviare e promettere tempestivi miglioramenti, comitati, circoscrizioni e liberi cittadini sono quella parte di ribelli a Palermo, esempio virtuoso, ma ormai stanco di sentirsi un unicum esclusivo.
La soluzione ai problemi? Non è impossibile, ma bisogna muoversi inevitabilmente sia sul fronte informazione, che su quello della comunicazione tra cittadini e amministrazione: una sinergia tra governo e territorio che ancora oggi è intermittente.
E se da parte sua il sindaco annuncia il pugno duro con controlli a tappeto notturni e una mappatura sulle discariche, accompagnati da una campagna di sensibilizzazione alla raccolta differenziata, c’è un sottosuolo culturale e comportamentale da raddrizzare, perché non si dica solo Palermo è munnizza, ma si ritorni a dire Palermo museo del Mediterraneo.
“Qualunque cosa possa accadere ai siciliani, essi lo commenteranno con una battuta di spirito”, diceva Cicerone: forse un bene, spesso un male, adesso è più l’amaro sarcasmo a prevalere.
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