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"Qualcuno ha ucciso il generale", la solitudine degli eroi

  • 19 giugno 2006

«Hai tanta gente intorno ma sei solo» - gli aveva detto - «sei l’uomo più solo del mondo». Una frase significativa e emblematica che riesce a definire la coraggiosa vicenda di Giovanni Corrao, protagonista del romanzo “Qualcuno ha ucciso il generale” (ed. Longanesi, euro 13) di Matteo Collura. E' proprio la solitudine di quest’uomo, che ha creduto nelle battaglie combattute lottando sul campo per un futuro migliore per la Sicilia, a rendere il personaggio attuale e molto vicino ai tanti siciliani che hanno dato la vita per questa terra e che, lasciati soli dai loro stessi concittadini, hanno trovato la morte.

L’autore in questo suo lavoro narrativo ha voluto raccontare in modo avvincente la storia di un generale garibaldino che veramente credette nella rivoluzione del 1860 e nel riscatto della sua terra dai tanti padroni e signorotti locali, per poi esser tradito dalla logica sintetizzata in una delle memorabili frasi del Gattopardo: «Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi».
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Ecco, il libro ci narra l’“antiGattopardo” per eccellenza, l’uomo che voleva un reale cambiamento della situazione economica e sociale della sua isola, che fu lasciato solo e il cui omicidio non ha mai trovato colpevoli. Il “generale dei picciotti”, così era chiamato Corrao, è un personaggio duro, deciso, entusiasta nel fare, un attivo contro lo stereotipo del siciliano pigro, a cui lo scrittore ha voluto rendere la giustizia della storia creando un romanzo che, pur muovendosi nell’orizzonte della fantasia e della visionarietà proprie di una scrittore, è un’inchiesta che vuole ricordare un protagonista del nostro Risorgimento per troppo tempo rimasto nell’ombra.

Originale anche il pretesto narrativo da cui la vicenda prende inizio: il ritrovamento nel 1960 della mummia del generale in un angolo delle catacombe del cimitero dei Cappuccini di Palermo, e la sua traslazione nel museo della Storia Patria. Partendo da tutto questo l’autore crea un ritratto sottile ed accurato di vicende e personaggi che determinarono il sogno della rivoluzione garibaldina, un sogno stroncato dalla viltà, dal trasformismo e dalla violenza. Gli stessi peccati che hanno nel corso della storia impedito la reale costruzione di una coscienza civile nel popolo siciliano.

Quanti Corrao nel nostro popolo? Quanti magistrati sono morti soli per lottare per questa Sicilia? Quanti sogni stroncati dal mero interesse personale? E oggi questa nostra terra non avrebbe forse bisogno di un “eroe” che riuscisse a farla uscire da un pericoloso status di “normalizzazione”? Un romanzo che conduce per mano il lettore in una delle pagine meno conosciute della nostra storia, un richiamo forte per i giovani che possano trarre spunto e stimoli per la propria formazione personale e comprendere come il futuro lo si costruisce con le proprie mani, sognando, cadendo e poi rialzandosi, un cammino in salita che va fatto anche quando tutto quello che ci sta attorno ci suggerisce il contrario, anche quando si rischia di rimanere soli.

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