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"Sarà Bellissima", intervista a Vincenzo Di Trapani

Il capogruppo PdL alla Provincia di Palermo Vincenzo di Trapani è il terzo ospite della nostra rubrica "Young Politics", dedicata al sentire politico più giovane

  • 1 ottobre 2012

Vincenzo Di Trapani, trentatreenne palermitano, bancario, capogruppo del Pdl nel Consiglio Provinciale di Palermo, candidato alle regionali del 28 ottobre nel Popolo delle Libertà, è il terzo ospite della nostra nuova rubrica "Young Politics", dedicata al sentire politico più giovane.

Quali sono i primi tre provvedimenti su cui punterebbe una volta eletto all’Assemblea con Nello Musumeci candidato alla Presidenza della Regione siciliana?
Ritengo che i primi tre provvedimenti non potranno non riguardare il dimezzamento delle indennità dei parlamentari e l'eliminazione delle auto blu, il problema dei rifiuti che ha messo in ginocchio i nostri comuni ed infine la realizzazione di un piano per la definitiva dismissione di tutti gli enti inutili della Regione. In un momento di grande crisi economica la politica ha il dovere etico e morale di dare l'esempio attraverso l'abolizione di privilegi, prebende e consulenze.

Il tuo slogan per la campagna elettorale è “Sarà Bellissima”. Come pensi che possa diventare la Sicilia?
La Sicilia è già una terra bellissima ma a causa di una classe politica indegna che l'ha stuprata adesso attraversa uno dei momenti più bui della sua storia. Per tornare ad essere una terra bellissima è necessario promuovere l'onesta della classe politica e dirigente, la sicurezza dei sicurezza dei cittadini attraverso un reale contrasto alla criminalità organizzata e attraverso la promozione turistica dell'immagine delle meraviglie della nostra terra.

I giovani in politica hanno grosse difficoltà a farsi largo. In politica, il ricambio generazionale è ostacolato da una società gerontocratica. Perché secondo te? È solo un problema dei “vecchi” oppure i giovani non sono ancora pronti?
I giovani sono pronti ma sono stanchi di confrontarsi con una classe dirigente che mira all'autoconservazione. Anche adesso, che è crollato il sistema politico nazionale, i nostri “dirigenti” non hanno capito che è giunto il momento di un vero ricambio generazionale. La nostra azione viene continuamente ostacolata da chi pensa di potere continuare a gestire il potere solo interessi personali. Credo però che sia giunto il momento di aprire una stagione nuova in grado di ridare dignità alle istituzione e una speranza al futuro delle nuove generazioni.

Oltre alla politica, anche il mondo del lavoro sembra chiuso per i giovani siciliani. Non resta che andar via a malincuore dalla propria terra in cerca di fortuna. Come fermare questa fuga sempre crescente?
Tanti ragazzi della mia età hanno lasciato la Sicilia in cerca di lavoro. Io da uomo libero (non ho avuto il lavoro grazie alla politica come tanti candidati) ritengo che per fermare la fuga dalla nostra terra sia necessario puntare sulle nostre risorse: il turismo e l'agricoltura e non la formazione professionale o i servizi pubblici che sono strumenti usati dalla politica per creare precariato e ricattare elettoralmente il popolo siciliano.

La Sicilia, l’autonomia e lo Statuto: per molti una possibilità di riscatto mentre per altri solo un privilegio che non sembra portare a qualcosa di positivo. Serve ancora lo Statuto? E se sì, come utilizzarlo al meglio?
Lo Statuto siciliano è uno straordinario strumento per la nostra terra, peccato però sia stato utilizzato dalla politica solo per massacrare la Sicilia o per la realizzazione di una politica clientelare capace solo di mortificare un popolo costantemente sotto ricatto. Mi impegno a proporre l'introduzione nello Statuto siciliano dellla responsabilità civile degli amministratori per impedire a chi ha rubato o sperperato denaro pubblico ad essere candidato alle future competizioni elettorali.

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