Scuola d'estate nei quartieri a rischio: l'idea che divide
Anche Palermo si divide tra chi punta a favorire il progetto per l'apertura estiva degli istituti nei quartieri delle città considerati a rischio e le proteste generali
Sembra che il provveditore agli studi di Palermo, Marco Anello, abbia accolto con grande entusiasmo il progetto lanciato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che prevede l’apertura straordinaria delle scuole e degli istituti anche nel periodo delle vacanze estive.
Il progetto a cui fa riferimento il provveditore Anello non riguarda i "capricci" di quei genitori che vorrebbero un po' di "pausa" dai figli anche d'estate: si tratta di "Scuola al centro", che vuole gli istituti scolastici aperti di pomeriggio e d'estate nelle aree periferiche e ad alta dispersione di Napoli, Roma, Milano e, appunto, Palermo.
Una scuola abitata come una seconda casa per evitare che i giovani possano finire in cattive acque, per strada. Per questo progetto sono stati stanziati 10 milioni di euro e le scuole sarebbero a disposizione per attività culturali e ricreative, dallo sport al teatro alla musica, ai laboratori artistici.
A Palermo, considerata uno dei centri abitati più a rischio d’Italia, vanno 1,24 milioni di euro da dividere tra ben 82 scuole: a detta del provveditore Anello un intervento importante per il quale i dirigenti delle scuole di Zen, Brancaccio, Borgo Nuovo e altri quartieri si dimostreranno sicuramente pronti.
Pronti, sì. Ma Palermo è divisa: quanti insegnanti saranno disposti a concedere alla scuola il proprio tempo extra alla condizione di ricevere – come da comunicato ufficiale – un compenso, ma non molto alto?
E quanti ragazzi dei quartieri a rischio saranno effettivamente disposti a passare il proprio tempo a scuola, per quanto non si tratti della consueta (e talvolte poco stimolante) routine educativa?
Tanti i buoni propositi, ma con l'amaro in bocca: tra mancati rinnovi dei contratti, metodi di valutazione per le assunzioni ritenuti imparziali e insufficienza delle retribuzioni, l'iniziativa può davvero essere ben accolta a determinate condizioni, anche da chi non esiterebbe a prodigarsi per una giusta causa?
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