ATTUALITÀ

HomeNewsAttualità

Sequestro Bagagli, mafia e filo tra economia e malavita

Sequestrati i negozi del marchio "Bagagli" di Palermo, Catania e Bagheria, oltre beni per 16 milioni di euro: nel mirino degli inquirenti il titolare, Filippo Giardina

  • 15 maggio 2013

Grandi marchi per grandi cifre. Mafia e imprenditoria: un filo, neanche tanto sottile, che troppo spesso le lega. Siamo abituati a leggere di attività commerciali legate alla malavita, di una normalità "fittizia", che però nasconde altro.

Ultimo caso, in ordine cronologico, è il sequestro dei negozi del marchio "Bagagli", leader nel settore della vendita di scarpe, borse, valigie, abbigliamento e accessori: un nome conosciuto alla città di Palermo, che ancora ne ricorda le campagne pubblicitarie con i volti dei giocatori dell'"altra" Palermo, quella calcistica.

Nel mirino delle Forze dell'ordine, la posizione del titolare di Bagagli srl, Filippo Giardina: le indagini sono state affidate alla Direzione Investigativa Antimafia e sono già stati posto sotto sequestro i punti vendita di Palermo, Catania e Bagheria, oltre a case, terreni, conti correnti e altri beni (tra cui uno yacht), per un valore complessivo che supera i 16 milioni di euro.

Sigilli, quindi per i negozi palermitani di via Libertà, via XX Settembre, via Messina, via Mariano Stabile, viale Strasburgo e via Roma. Dalle indagini è risultato che Giardina si sarebbe intestato in modo fittizio la proprietà delle attività commerciali, in nome e per conto di Salvatore Milano, boss della famiglia di "Palermo Centro", già condannato per mafia (arrestato nel 2008 e oggi ai domiciliari); entrambi i nomi sono spesso stati presenti nelle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

Sembrano racconti già sentiti e storie già viste, così tanto integrate nel tessuto cittadino da sembrare normali. Ma normali non sono e non dovrebbero essere percepite come tali. In tanti casi la malavita organizzata va a braccetto con la grande imprenditoria locale, in un sistema rodato e produttivo, come se si trattasse di un rapporto necessario e fondamentale per il buon funzionamento dell'economia.

È forse ingenuo credere nell'esistenza di un'imprenditoria "pura"? E ancora, è forse strano provare la spiacevole sensazione di essere parte integrante di quel sistema, dando il proprio, involontario contributo, a causa di un semplicissimo acquisto?

Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI