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Un palermitano a Beverly Hills

  • 26 giugno 2006

Idee chiare e il percorso della propria vita già tracciato sin dalla laurea in Psicologia nel 2001 con una tesi sul “Doppio nel cinema di David Cronenberg” (discussa proiettando brani dal film “Inseparabili” del suddetto regista), la passione per l’arte delle arti coniugata con un’intelligenza vivace. Nello stesso anno è l’unico vincitore in tutta Italia della borsa di studio Fulbright “Sergio Corbucci” per un Master in regia cinematografica presso una scuola americana di cinema (con una lettera di presentazione del regista Giuseppe Tornatore), la Los Angeles Film School di Hollywood.

Stiamo parlando di Alessandro Aronadio, giovane regista e sceneggiatore palermitano non ancora trentenne (che vive ora a Roma), autore del cortometraggio “Glorybox”, suo saggio di laurea presso la suddetta scuola, opera che, tra gli altri riconoscimenti, è stata giudicata il secondo miglior cortometraggio studentesco mondiale all’International Student Award 2003. “Glorybox”, dopo essere stato in concorso in svariati festival internazionali e avere vinto diversi premi (gli ultimi due al recente festival internazionale "Archeofestival" di Perugia), è stato selezionato e proiettato il 17 giugno scorso per l’intero giorno, insieme ad altri 4 cortometraggi internazionali scelti, in una mostra/evento ad inviti presso la Audis Husar Fine Art Gallery a Beverly Hills (www.audishusar.com), importante galleria d'arte di Los Angeles.
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Ad un ragazzo che vince una borsa di studio in America per una scuola di cinema, è inevitabile che si chieda quali sono le maggiori differenze riscontrabili fra il mondo cinematografico d’oltreoceano e quello qui in Italia. «Innanzitutto c’è da dire che lì c’è un mercato, il cinema è un’industria e per questo si trova spazio anche per gli esordienti. – ci risponde Alessandro – In America c’è un grande circuito di cinema indipendente e poi se hai una storia c’è gente disposta ad ascoltarti. In Italia non c’è ancora un vero mercato, ma il discorso è diverso negli altri paesi europei: in Francia per esempio, c’è una grande industria cinematografica con oltre 260 film quest’anno contro i 40 del nostro paese».

Continua quindi il giovane regista: «Un’altra cosa del mondo americano è l’estrema organizzazione e parcellizzazione della professionalità; questo fa sì che se da un lato ci si allontani dal cinema d’autore, dall’altro però ci si assicura la presenza di figure importanti quale quella del produttore». Riguardo la scuola da lui frequentata grazie alla borsa di studio, ci dice che si tratta di una scuola “pratica” più che accademica, peraltro con validissimi insegnanti (tra gli altri, il regista/produttore Roger Corman, il direttore della fotografia Janusz Kaminski, direttore della fotografia di tutti i film di Spielberg, l’attrice Faye Dunaway e Donn Cambern, montatore di “Easy rider”).

Del suo corto ”Glorybox” Alessandro dice: «Mi ha interessato l’idea del sacrificio, quel che di sacro c’è in questo e per rappresentarlo ho scelto una donna che è ora madre, ora figlia, ora debole, ora forte, insomma tutte le connotazioni, anche contraddittorie, che solo una donna, essere dal grande fascino, può avere». Il corto si ispira al mito di Alcesti (colei che offre la sua vita per salvare quella del marito) ed è un’analisi della fase che va dal momento in cui la fatale decisione è presa («Io morirò», così si apre il corto) fino al suo compimento. L’attrice del corto è coreana e parla nella sua lingua originale (il corto è sottotitolato) « La lingua straniera è qui strumento narrativo ed estetico – spiega il regista – per lo spettatore è la stessa estraneità che prova Alcesti nei confronti del destino che le piomba addosso».

Chi scrive ha avuto il piacere di vedere e potere apprezzare il cortometraggio, peraltro già mandato in onda sull’emittente satellitare “Coming soon”. La bellezza della fotografia, delle inquadrature studiate nella composizione accurata delle immagini, l’armonia scultorea delle posture dell’attrice, un mare meraviglioso, una fantastica spiaggia californiana, quella di Malibu: in tutto questo abbiamo letto molto della nostra terra. E anche il tema scelto ci riconduce alla terra di Sicilia, questo sacrificio di donna, piccola donna davanti al grande mare: «Mare divinità che è anche morte, bellezza e morte coincidono», ci dice Alessandro. Il mare è un forte elemento di terra del Sud, terra di donna, donna forte, donna che soffre, donna che si sacrifica: insomma questo corto molto suggestivo e bello, che consigliamo di vedere non appena se ne presenti l’occasione, ci è sembrato intriso di un fascino molto siciliano.

Dunque, a questo giovane regista, aiutoregista in diversi lungometraggi sia in Italia (collabora con Luc Besson, Giuseppe Tornatore, Mario Martone, Roberto Andò, Ciprì e Maresco) che negli USA (produzioni indipendenti), autore, fra gli altri, del corto “Lost D.” (vincitore dell’Ultracorti Film Festival e finalista al Cinecittà Internet Film Festival 2003) e “The story of Adam & Eve” (vincitore dell’Alternative Film Festival 2002), che dirige spot (per la Samsonite e per la Biosan) e altro (uno speciale per il canale tv americano “E! Entertainment” sui REM durante il loro recente tour in Italia, il videoclip della canzone “Brain” del gruppo Father Murphy), autore di racconti (con “Billie Holiday”, vince il concorso nazionale “Trasgressori” nel 2000) e sceneggiature (“La neve, piano”, nel 2005, vince il secondo premio al concorso “Autori da scoprire”, indetto dal comune di Bolzano), dal 2004 direttore artistico della sezione cinema del Festival Kals’Art di Palermo, non ci resta che augurare tante ottime cose e agli immancabili complimenti per quello che ha già fatto aggiungiamo una nota su quel che sta per fare nell’imminente futuro: girerà tra breve il cortometraggio “La noia”, da una sua sceneggiatura, prodotto dalla italo-americana Windtales Productions e il documentario “Il ritorno dell’elefante” prodotto dalla spagnola Just Films.

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