Un panorama dal "ponte sullo Stretto"
“Lettere meridiane” (Città del Sole Edizioni, 1 euro) rivista trimestrale redatta a Ravagnese (Rc), dietro l'aspetto dimesso e low profile tipico dei prodotti editoriali dedicati a certe «nicchie di mercato» rivela una inaspettata densità di argomenti e contenuti che altre riviste dal look curato e patinato non raggiungeranno mai. Lo sguardo della redazione è rivolto a trecentosessanta gradi sui più importanti fenomeni socio-culturali osservabili in Sicilia e Calabria nell'arco del trimestre, con una interessante attenzione verso i particolari nascosti e poco visibili agli occhi degli osservatori meno accorti.
Accade così di poter leggere tanto dell'arresto di Provenzano, del “Cheese Art” a Ragusa, del Taormina e del Reggio Film Festival, quanto della mostra catanese “Il giornalismo che non muore”, la dirompente poetica delle “Rose indigeste” di Maria Grazia Lenisa, la “Krèsia ri Pipi”, una minuscola perla bizantina nel cuore di Reggio. Questo per citare solo una minima parte di quanto si può trovare nelle ventiquattro pagine di Lettere Meridiane. Il tono della rivista è naturalmente vario ma mediamente schietto e ove necessario assolutamente privo di riguardi o timore riverenziale e, nonostante l'ampio spettro di interesse, i singoli autori mostrano generalmente una notevole competenza ed accuratezza.
Quanto a “Cinemasessanta” (Città del Sole Edizioni, 5 euro), leggendo il messaggio agli abbonati e ai lettori col quale il direttore responsabile Mino Argentieri apre la rivista, si ha l'impressione di avere tra le mani l'ennesimo prodotto editoriale di buona fattura che un mercato teso solamente all'utile ha oramai condannato, nel migliore dei casi, ad una stentata sopravvivenza. Ergo nulla di nuovo, tuttavia inoltrandosi nella lettura dei singoli pezzi e annotando per ognuno di essi un paio di riflessioni e aggettivi, ad un certo punto viene fuori un susseguirsi di: lucido, competente, molto tecnico, irriverente, senza mezzi termini.
Alla luce di queste considerazioni risulta drammaticamente chiaro e condivisibile quanto afferma Mino Argentieri, e cioè che «senza prodotti editoriali come Cinemasessanta – o, ci permettiamo di aggiungere, Lettere meridiane, ndr – tutti noi potremmo sicuramente sopravvivere, così come siamo sopravvissuti alla scomparsa del Liberty dal centro di Palermo, e come potremmo farlo se un giorno scomparisse il Tempio della Concordia dal panorama dell'agrigentino». Possiamo sì sopravvivere all'impoverimento progressivo del panorama che ci circonda, ma ci chiediamo fino a che punto potremo tollerarlo.
Accade così di poter leggere tanto dell'arresto di Provenzano, del “Cheese Art” a Ragusa, del Taormina e del Reggio Film Festival, quanto della mostra catanese “Il giornalismo che non muore”, la dirompente poetica delle “Rose indigeste” di Maria Grazia Lenisa, la “Krèsia ri Pipi”, una minuscola perla bizantina nel cuore di Reggio. Questo per citare solo una minima parte di quanto si può trovare nelle ventiquattro pagine di Lettere Meridiane. Il tono della rivista è naturalmente vario ma mediamente schietto e ove necessario assolutamente privo di riguardi o timore riverenziale e, nonostante l'ampio spettro di interesse, i singoli autori mostrano generalmente una notevole competenza ed accuratezza.
Quanto a “Cinemasessanta” (Città del Sole Edizioni, 5 euro), leggendo il messaggio agli abbonati e ai lettori col quale il direttore responsabile Mino Argentieri apre la rivista, si ha l'impressione di avere tra le mani l'ennesimo prodotto editoriale di buona fattura che un mercato teso solamente all'utile ha oramai condannato, nel migliore dei casi, ad una stentata sopravvivenza. Ergo nulla di nuovo, tuttavia inoltrandosi nella lettura dei singoli pezzi e annotando per ognuno di essi un paio di riflessioni e aggettivi, ad un certo punto viene fuori un susseguirsi di: lucido, competente, molto tecnico, irriverente, senza mezzi termini.
Alla luce di queste considerazioni risulta drammaticamente chiaro e condivisibile quanto afferma Mino Argentieri, e cioè che «senza prodotti editoriali come Cinemasessanta – o, ci permettiamo di aggiungere, Lettere meridiane, ndr – tutti noi potremmo sicuramente sopravvivere, così come siamo sopravvissuti alla scomparsa del Liberty dal centro di Palermo, e come potremmo farlo se un giorno scomparisse il Tempio della Concordia dal panorama dell'agrigentino». Possiamo sì sopravvivere all'impoverimento progressivo del panorama che ci circonda, ma ci chiediamo fino a che punto potremo tollerarlo.
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