ATTUALITÀ

HomeNewsAttualità

Venerdì al sexy bar: resoconto di una serata “maliziosa”

  • 23 maggio 2005

Primo grande interrogativo che una donna si pone prima di andare ad un sexy bar è “Che mi metto?” Niente di provocante per non creare possibili malintesi, tacco basso per stare comoda, un filo di rossetto giusto per dare un tocco di colore e consultazione col fidanzato elevato al rango di consulente d’immagine. Mise finale: abito nero lungo e giacca maschile, in omaggio all’incontro dei sessi. Il mio accompagnatore è Roberto, vero guru dei comportamenti umani, maschili in primis, curioso osservatore di tutti i fenomeni sociali della città e frequentatore abituale del primo strip bar a Palermo. L’insegna al neon del Malizia (in viale delle Magnolie) ci da il benvenuto alle 22.45, percorriamo lo scivolo che conduce all’ingresso del locale ma l’accesso non è ancora consentito “a causa di un piccolo ritardo organizzativo” ci informa l’addetto alla sicurezza. Con noi c’è un gruppo di uomini ed una coppia sui cinquanta, la donna col suo cardigan pastello e l’aria da zia è una presenza confortante e stridula nello stesso tempo. «Vuoi vedere che neanche stasera riesci a vederlo?» Commenta il mio complice. Allude al nostro primo tentativo di un mese fa, quando a non consentire l’ingresso era stata la polizia che stava chiudendo temporaneamente il locale per “esubero capienza posti”. Una bacchettata di Palermo, signora all’antica, all’affluenza di massa dei suoi pupilli. Dopo un quarto d’ora di attesa entriamo accolti dal cartello “Ingresso vietato minori 18 anni” e dal proprietario che ci porge la drink card, pagamento al termine della serata. «Cos’è una formula soddisfatti o rimborsati?» Chiedo al mio cicerone, che mi spiega prontamente il meccanismo: il tagliando ha un costo minimo di 20 euro ed include un drink omaggio, i successivi vengono segnati sulla card e conteggiati all’uscita. Un piccolo escamotage “malizioso” per non far percepire al cliente la quantità di denaro spesa.

Adv
Scostiamo una spessa tenda nera orlata in pelliccia leopardata ed il luogo proibito si svela. Ampio, luci soffuse con la predominanza dell’arancio, angolo bar, due pedane di circa otto metri per la lap dance (ancora vuote), grandi specchi dalle cornici dorate, sedie e divanetti foderati dall’onnipresente fantasia maculata. L’arredamento del peccato rispecchia i soliti clichè. Ci sediamo ad uno dei tavolini ed il mio sguardo comincia ad esplorare l’ambiente. Siamo ancora in pochi, la cameriera, una prosperosa ragazza di colore strizzata in un attilatissimo tubino bianco è seduta ad uno sgabello e si controlla le unghie. Le note di “The power of love” (allusione involontaria?) accolgono i nuovi arrivati, sempre più numerosi, che entrano senza imbarazzo; presenze femminili registrate: la sottoscritta, la donna di mezz’età ed una ragazza con due coetanei.
Tutti gli uomini presenti (circa un centinaio dai 20 ai 65 anni) prendono posto nei divanetti, luoghi d'osservazione privilegiati, volgendo lo sguardo in continuazione, è chiaro che si chiedono dove siano le ragazze. Il rumore dei tacchi, o meglio degli zatteroni in plexiglas da 15 centimetri, le annuncia. Sono sette in tutto, minute, capello platinato per lo più, abbigliamento che spazia dai baby doll trasparenti ai ridotti completini intimi, in un trionfo di rete, tulle e paillettes. Si aggirano per le stanze con fare distratto, arrancando un po’ sui trampoli trasparenti, il trucco accentuato rivela visi irregolari, niente bellezze stratosferiche, seni piccoli (ad eccezione dell’unico rifatto) e cosce tornite. «Quelle della settimana scorsa erano più carine» sentenzia Sergio, uno degli abituè. «Le ragazze cambiano spesso e sono quasi tutte di fuori».

La voce del dj dà il benvenuto al “Malizia” ed annuncia l’inizio dello spettacolo, invitando le ragazze a prendere posto sulle pedane. I loro nomi sono il trionfo dell’eros: Lolita, Denise, Luana, Siria… La musica lascia le melodie morbide per quelle più accattivanti, decisamente più appropriate ai movimenti allusivi delle ballerine, o meglio ai loro tentativi. Già perché più che lap dance la maggior parte di loro sembra praticare la dance del palo, ballando svogliatamente appoggiate alle barre metalliche. «Di solito la serata più frequentata è il giovedì» afferma Claudio, un vicino di divanetto «perché il venerdì di solito si esce mentre il sabato il locale si riempie a tarda notte, molti riaccompagnano la ragazza a casa e poi vengono qua». Basta organizzarsi! Nell’attesa che le fanciulle varino un pò l’esibizione spulcio l’essenziale depliant che pubblicizza i servizi offerti alla clientela: cene erotiche, addio al celibato ed al nubilato, compleanni con cameriere e star sexy. Piatto forte dell’intrattenimento: gli spettacoli di lap dance con spogliarello integrale. È gradito un abbigliamento adeguato raccomanda l’opuscolo, l’abito lungo si è rivelata la scelta più azzeccata a quanto pare. L’intermezzo delle procaci animatrici dura circa venti minuti, dopo viene presenta la prima esibizione di strip, le luci si abbassano ed entrano sulla pedana: gli oggetti di scena (cestello del ghiaccio, crema per il corpo, una poltroncina, neanche a dirlo, leopardata) e la sexy girl di turno. Che risulta molto più disinvolta delle precedenti, si dimena sensualmente e con una certa aggressività tra le due piste e sul grembo dei clienti, imbarazzati dalla situazione e dalle risatine goliardiche dei compagni. La bionda felina gioca a stupire, immerge le mani su un sacchetto di gesso e si lancia sicura sui pali, avvinghiandosi e contorcendosi sinuosa. A mezzo metro di distanza gli spettatori osservano attenti e silenziosi, qualcuno scatta foto dal cellulare, altri cercano la complicità del gruppo, tutti si attengono alla regola ferrea degli strip bar più volte ribadita dal cantilenante dj: “guardare e non toccare”. Risultato: niente ressa di uomini scatenati attorno alla bella con mani tentacolari che cercano di infilare soldi nella microscopica lingerie (stile American bar), né tifo da stadio palermitano. «Qui non c’è l’atmosfera tipica degli altri locali nazionali e inglesi che ho visitato» conferma Sergio. Già, qui di britannico c’è lo solo l’aplomb con cui il pubblico assiste alle performances.

Il proprietario si aggira per il locale accertandosi che tutto proceda e appena termina la sexy dance procede lesto, con aiuto al seguito, a ripulire la pedana ed i pali dai residui degli effetti scenici. In tutto le esibizioni sono cinque (niente volgarità eccessiva o allusioni troppo spinte) con qualche variante coreografica; da segnalare l’apparizione di “Luana Lane”, una sorta di catwoman che si diletta con mazze infuocate (su cui vigila, con estintore accanto, il previdente proprietario) e strappa a Roberto un «Mi è crollato l’immaginario sadomaso!». Tra un numero e l’altro gli stacchetti di dance al palo e qualche pausa durante la quale le ragazze “socializzano” con i clienti, facendosi offrire un drink e gettando le basi per il “dopo”. Approfitto di questi intervalli per fare un giro di opinioni sul perché un uomo viene in questi locali. «Per ammirare quello che le nostre mogli hanno perso da tempo». «Semplice curiosità». «Forse per l’illusione di essere interessanti, poter piacere a una ragazza sexy e bella, prendersi tutte le rivincite in un colpo solo». Mi piacerebbe raccogliere anche il parere di qualche donna, ma sono l’unica rimasta. Alle 3.00 lo show termina, passerella finale di tutte le protagoniste e l’incessante voce informa che è possibile “offrire” una bottiglia di champagne (al costo di € 50) alle ragazze, in cambio di uno strip personale, dietro le discrete tendine del privè. Mi chiedo se anche lì sarà sempre valida la regola ferrea, se questo strabordamento di sesso presente nella nostra quotidianità, invadendo cinema, tv, pubblicità, editoria, internet, non sia sintomo di qualcos’altro di più profondo. Se è vero che tutta l’economia della nostra società è basata sul mantenere sempre attiva la capacità di desiderare, come antidoto alla noia si va alla ricerca di sensazioni estreme, del tutto e subito, senza sforzo, alimentando, da una parte, il mercato milionario del sesso, dall’altra la crisi dei rapporti di coppia, il calo della passione, l’incremento delle virtualità. Al Malizia, un gruppo di avventori rimane per continuare la notte nel separè, la maggioranza si dirige all’uscita, paga e va via. Fuori il mio guru sentenzia: «E questo mia cara è il mondo degli uomini». «E delle donne» aggiungo io. Nel commercio delle illusioni entrambi i sessi giocano il loro ruolo. Moneta di scambio: il desiderio.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI