Meteo estremo e dissesto idrogeologico in Sicilia: 21 priorità per 53 milioni, la mappa
Oltre il 93% dei comuni siciliani è a rischio idrogeologico e più di 300mila persone che vivono in aree potenzialmente soggette a frane o alluvioni. Tutti gli interventi previsti

Un importante stanziamento di 53 milioni di euro è stato assegnato alla Sicilia dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per finanziare interventi urgenti contro il dissesto idrogeologico, fenomeno che da decenni minaccia vaste aree del territorio siciliano, in particolare nel messinese e nelle aree interne della nostra isola.
Il provvedimento, fortemente sostenuto dalla Lega, come sottolineato dal senatore Nino Germanà, prevede 21 interventi prioritari distribuiti in diverse province dell’Isola, mirati alla messa in sicurezza di versanti, torrenti e aree ad alto rischio idraulico.
«Si tratta di un investimento fondamentale per la tutela dell’ambiente e l’incolumità dei cittadini siciliani – ha dichiarato Germanà, segretario regionale della Lega – grazie al Decreto legge 'Ambiente', sarà possibile realizzare rapidamente opere strutturali in località che da anni attendono risposte concrete».
Tra i Comuni interessati da questi progetti figurano centri già colpiti in passato da frane e alluvioni come Messina, Alì Terme, Randazzo, Montagnareale e Saponara, ma anche zone che rischiano nei prossimi anni di subire dei danni legati al dissesto idrogeologico, come Noto, Balestrate, Castrofilippo, Acireale, Licata e Agrigento.
I lavori principali si concentreranno sulla sistemazione idraulica dei valloni e dei corsi d’acqua, sempre più soggetti a esondazioni improvvise, per via degli effetti negativi del cambiamento climatico, come l’arrivo di piogge intense durante la stagione autunnale e primaverile.
Per comprendere il livello di pericolo corso dai nostri comuni basta considerare i dati ufficiali dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che affermano come oltre il 93% dei comuni siciliani è a rischio idrogeologico, con oltre 300mila persone che vivono in aree potenzialmente soggette a frane o alluvioni.
La Sicilia è infatti tra le regioni italiane con il più alto numero di frane attive e negli ultimi anni è divenuta anche tra le isole maggiormente esposte agli eventi meteorologici estremi, aggravati dai cambiamenti climatici.
Le piogge torrenziali degli ultimi giorni hanno per esempio causato smottamenti e cedimenti strutturali in varie parti dell’isola e in passato sono stati diversi i paesi che sono rimasti isolati per via delle frane.
Ciò è stato causato non solo dal cambiamento climatico, ma anche dall’eccessiva cementificazione del territorio, vittima dell’urbanizzazione selvaggia. Sebbene lo stanziamento sia stato accolto positivamente, non sono mancate le osservazioni da parte delle associazioni ambientaliste siciliane.
Legambiente Sicilia ha sottolineato come «gli interventi infrastrutturali siano necessari ma non sufficienti», chiedendo un piano integrato di prevenzione, manutenzione e pianificazione urbanistica sostenibile, in grado di affrontare le cause strutturali del dissesto.
«Occorre uscire dalla logica dell’emergenza e investire su una vera governance del territorio, rafforzando la capacità dei Comuni di intervenire con strumenti ordinari – afferma l’associazione – La mancanza di Piani di Assetto Idrogeologico aggiornati in molti comuni rappresenta ancora oggi un ostacolo alla prevenzione».
Anche WWF Sicilia ha ribadito la necessità di integrare le misure strutturali con politiche di adattamento climatico, richiamando soprattutto l’attenzione dei politici sul consumo di suolo, sulla gestione dei bacini idrografici e sulla necessità di una maggiore educazione ambientale.
Lo stanziamento di 53 milioni di euro rappresenta quindi un primo importante passo avanti nei confronti del dissesto idrogeologico in Sicilia. Non è tuttavia sufficiente per risolvere il problema.
La vera sfida resta quella di trasformare gli interventi puntuali in una politica territoriale continuativa e lungimirante, che metta al centro la sicurezza delle persone e la salvaguardia dell’ambiente.
Il provvedimento, fortemente sostenuto dalla Lega, come sottolineato dal senatore Nino Germanà, prevede 21 interventi prioritari distribuiti in diverse province dell’Isola, mirati alla messa in sicurezza di versanti, torrenti e aree ad alto rischio idraulico.
«Si tratta di un investimento fondamentale per la tutela dell’ambiente e l’incolumità dei cittadini siciliani – ha dichiarato Germanà, segretario regionale della Lega – grazie al Decreto legge 'Ambiente', sarà possibile realizzare rapidamente opere strutturali in località che da anni attendono risposte concrete».
Tra i Comuni interessati da questi progetti figurano centri già colpiti in passato da frane e alluvioni come Messina, Alì Terme, Randazzo, Montagnareale e Saponara, ma anche zone che rischiano nei prossimi anni di subire dei danni legati al dissesto idrogeologico, come Noto, Balestrate, Castrofilippo, Acireale, Licata e Agrigento.
I lavori principali si concentreranno sulla sistemazione idraulica dei valloni e dei corsi d’acqua, sempre più soggetti a esondazioni improvvise, per via degli effetti negativi del cambiamento climatico, come l’arrivo di piogge intense durante la stagione autunnale e primaverile.
Per comprendere il livello di pericolo corso dai nostri comuni basta considerare i dati ufficiali dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che affermano come oltre il 93% dei comuni siciliani è a rischio idrogeologico, con oltre 300mila persone che vivono in aree potenzialmente soggette a frane o alluvioni.
La Sicilia è infatti tra le regioni italiane con il più alto numero di frane attive e negli ultimi anni è divenuta anche tra le isole maggiormente esposte agli eventi meteorologici estremi, aggravati dai cambiamenti climatici.
Le piogge torrenziali degli ultimi giorni hanno per esempio causato smottamenti e cedimenti strutturali in varie parti dell’isola e in passato sono stati diversi i paesi che sono rimasti isolati per via delle frane.
Ciò è stato causato non solo dal cambiamento climatico, ma anche dall’eccessiva cementificazione del territorio, vittima dell’urbanizzazione selvaggia. Sebbene lo stanziamento sia stato accolto positivamente, non sono mancate le osservazioni da parte delle associazioni ambientaliste siciliane.
Legambiente Sicilia ha sottolineato come «gli interventi infrastrutturali siano necessari ma non sufficienti», chiedendo un piano integrato di prevenzione, manutenzione e pianificazione urbanistica sostenibile, in grado di affrontare le cause strutturali del dissesto.
«Occorre uscire dalla logica dell’emergenza e investire su una vera governance del territorio, rafforzando la capacità dei Comuni di intervenire con strumenti ordinari – afferma l’associazione – La mancanza di Piani di Assetto Idrogeologico aggiornati in molti comuni rappresenta ancora oggi un ostacolo alla prevenzione».
Anche WWF Sicilia ha ribadito la necessità di integrare le misure strutturali con politiche di adattamento climatico, richiamando soprattutto l’attenzione dei politici sul consumo di suolo, sulla gestione dei bacini idrografici e sulla necessità di una maggiore educazione ambientale.
Lo stanziamento di 53 milioni di euro rappresenta quindi un primo importante passo avanti nei confronti del dissesto idrogeologico in Sicilia. Non è tuttavia sufficiente per risolvere il problema.
La vera sfida resta quella di trasformare gli interventi puntuali in una politica territoriale continuativa e lungimirante, che metta al centro la sicurezza delle persone e la salvaguardia dell’ambiente.
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