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Monaci e cavalieri, magie e riti: l'Abbazia di Gratteri e le sue rovine cariche di mistero

Un vero e proprio intreccio di storie intrappolate tra le maglie del tempo che rende ancora più magico e attraente la storia e il luogo, occasione anche per visitare il piccolo borgo

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 5 maggio 2022

Sarà forse merito della pubblicazione de Il nome della rosa di Umberto Eco, quel successo editoriale planetario del 1980, affidato nella trasposizione sul grande schermo al fascino e bravura di uno strepitoso Sean Connery, carico di atmosfere cupe e dense, di mistero di sicura suggestione che nel 1986 riscuoterono un altissimo gradimento, ponendo una pietra miliare nella storia del cinema.

In ogni caso il fascino delle Abbazie ci appassiona fortemente e identifica il sacro con il mistero, luoghi mitizzati da storie che si dividono tra la religiosità e la collocazione geografica sempre spettacolare, come se queste fossero apposta costruite in posti dalla forte connotazione mistica naturale.

In Sicilia non mancano questi esempi, uno di questi è l'Abbazia di San Giorgio le cui rovine sono custodite sulle Madonie nel territorio del piccolo borgo millenario di Gratteri, in una atmosfera che ha davvero il sapore dell’incognito, legato addirittura alla parola “Graal” la stessa origine etimologica del toponimo: Gratteri dal greco κρατήρ - cratere, coppa, calice – probabilmente dalla geomorfologia del territorio, tra rocce sospese, grotte e boschi che abbracciano l’antico nucleo urbano in una cornice straordinaria.
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Della magnificenza, purtroppo, non rimane moltissimo ma le sue vestigia meritano di essere visitate e la storia raccontata e ricordata. Essa è senz’altro un documento storico dell’epoca normanna all’apice del suo splendore poiché fu fondata intorno al 1140 dal duca Ruggero d’Altavilla per consolidare la pace tra il padre Ruggero, primo Re di Sicilia, e il legittimo pontefice Innocenzo che lo aveva appena perdonato per essersi schierato a favore dell’antipapa Anacleto.

Un'altra informazione rilevante viene fuori dal diploma di Tancredi del 1191 e riguarda il significativo insediamento, già in quella data, dei canonici Premostratensi, un ordine religioso appena fondato nel nord della Francia (diocesi di Amiens) che ebbe in Gratteri la loro unica dimora in Sicilia. Alcuni studiosi arrivano perfino ad ipotizzare una prima fondazione cistercense costruita sui resti di un edificio addirittura del secolo precedente. Durante l’epoca normanna e poi in quella sveva il monastero e la sua chiesa furono dotati di diversi benefici, tra cui casali, mulini, terre e villani per il sostentamento dei suoi monaci.

Nonostante già nel XIV secolo cominciò il suo lento declino fino all’abbandono nella metà del 1500 circa, nel Dizionario topografico della Sicilia, l’abbate Vito Amico racconta la chiesa appartenente all'ordine dei cavalieri di Malta che la detennero come commenda fino agli inizi del XIX secolo.

Insomma, un vero e proprio intreccio di storie intrappolate tra le maglie del tempo che rende ancora più magico e attraente la storia e il luogo, occasione anche per visitare il piccolo borgo la cui storia risale a origini .

Ad oggi quello che rimane ci lascia immaginare cosa doveva essere: i muri perimetrali della chiesa a tre navate con pianta basilicale e absidi, quella centrale maggiore visibile all'esterno, la muratura era in conci di pietra squadrati e regolari con strette finestre fessurate così come era l’impianto architettonico ed estetico medievale.

Della parte del prospetto ancora in parte intatta e visibile, si può notare la vestigia del portale centrale con arcate laterali e decorazione che, come evidenziato dal parere degli studiosi, è simile a quella del duomo di Cefalù, e non dovevano mancare neppure il convento e un chiostro esterno. Secondo la tradizione orale gli ultimi monaci vennero cacciati dagli stessi abitanti poiché compivano magie e sortilegi di ogni tipo per ammaliare le giovani spose del villaggio. E si narra anche di un tesoro incantato ricercato nei secoli da insoliti forestieri e di una profezia per ritrovarlo.

L'abbazia nel suo essere riporta comunque ad un tempo e ad un mondo affascinante, a tratti solenne a tratti cupo e annerito da rigide regole ma, sicuramente, rileggendo questi luoghi si assapora la sacralità dei riti umani sacri – e anche profani - mescolati allo scenario naturale delle montagne, in quel riserbo che la preghiera richiede.

Nonostante tutto, l'abbazia di San Giorgio appare ancora comunque luogo mistico, incastonato nella bellissima cornice delle Madonie che fanno da sfondo, lasciando ipotizzare alla fantasia monaci e cavalieri, un tempo di magie e riti, di eventi e vicende che non si sono del tutto perse nel tempo, ma la cui anima è legata alle pietre rimaste a raccontarne la storia.

Gratteri è un luogo che meriterebbe di essere visitato e scoperto, le sue vicende si intrecciano con quelle oniriche delle natura che la circonda e con quelle magiche delle sue leggende, dei riti popolari e delle tradizioni dalle quali vale la pena farsi affascinare e raccontare approfittando delle visite guidate.

Per informazioni sulle notizie utili a visitare il borgo, sui percorsi e prenotazioni a visite guidate è disponibile il sito.
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