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Nessuno mette il Garraffo in un angolo: la storia dello spostamento della fontana

La fontana rimase nella piazzetta lungo la via Argenteria per circa 125 anni. Perché fu spostata? Perché ingombrava la piccola piazzetta e per abbellire la Marina

  • 10 ottobre 2019

Una rara immagine ci mostra la fontana del Garraffo lì dove fu concepita: via dell'Argenteria

Una lapide posta nella piazzetta Garraffo, nel quartiere della Vucciria a Palermo, ci informa che originariamente (nel 1575) per volere del Pretore Stefano Reggio, principe di Campofiorito e dei componenti del Senato (l’odierna Giunta Comunale) era stata impiantata una fontana al muro.

L’acqua era considerata una delle migliori della città per la capacità di ben conservarsi nelle botti di legno, per questo motivo don Giovanni D’Austria, in procinto di partire per la battaglia di Lepanto al comando della flotta cristiana, nel 1571, ne approvvigionò la flotta.

L’acqua rimase perfettamente pulita e potabile nei barili per ben due mesi. Nell’anno 1663 a causa dell’umidità che arrecava alle case circostanti, si decise che fosse impiantata un’altra fontana al centro della piazzetta.

La nuova fontana, innalzata nella piazzetta antistante la chiesa Santa Eulalia dei Catalani fu disegnata dall’architetto Paolo Amato e costruita dallo scultore Gioacchino Vitagliano. Nell’anno 1865, il sindaco di Palermo, Antonio Starrabba, marchese di Rudinì, la fece spostare a piazza Marina, dove ancora si trova.
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La fontana rimase nella piazzetta lungo la via Argenteria per circa 125 anni. Perché fu spostata? Sia perché ingombrava la piccola piazzetta, sia per abbellire il "Piano della Marina".

Tuttavia, come possiamo ancora vedere oggi, fu relegata in un angolo: durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale fu colpita e ridotta in frantumi, molti pezzi si dispersero.

Nel 1958, grazie all’Azienda Autonoma di Turismo di Palermo e Monreale, la fontana fu restaurata. I lavori durarono circa sette mesi: si rifecero la testa ed il braccio dell’Abbondanza, la testa e la zampa dell’aquila, un bacino a forma di conchiglia, un delfino, tre mezze conchiglie ed altri pezzi mancant e in generale, dal momento che durante gli anni si era inclinata, il complesso fu rimesso nel suo antico assetto.

Dopo qualche anno, la fontana subì mutilata della testa della statua dell’Abbondanza da un incauto ragazzino che vi si arrampicò creando anche altri danni. Poi cadde nuovamente nell’oblio e rimase in quell’angolo di piazza Marina quasi dimenticata da tutti. Fu grazie a sindaco Marchello (ha amministrato Palermo dal 1971 al 1976) che fu restaurata.

La struttura è composta di tre vasche, poste a piramide, sormontate dalla dea dell'abbondanza che cavalca un'aquila in lotta con un'idra. L’acqua scorreva dalla testa dell’idra e si riversavano in duplice ordine di conche sostenute da pesci e da qui nella vasca sottostante, l'intera fontana era infine sormontata dalla statua dell’Abbondanza.

Il nome: l’origine del nome deriva dal termine arabo "garaf" (acqua raccolta). In ebraico il termine garaph vuo dire "stillare", defluire in un tubo). Lo storico Amari, invece, sosteneva che il termine "garràf" è un aggettivo e significa "abbondante acqua2, qualcun altro invece l'associa al fatto che alcuni immobili del luogo fossero proprietà di un certo Andrea Garraffo.
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