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Nizar Piccolo, il principe (poeta) di Palermo: cosa ci fa un "siciliano orientale" in città

Famoso in città per le sue composizioni che poi regala alle persone, Nizar si definisce una persona che «dipinge emozioni con le parole» e a Palermo è conosciuto da tutti

  • 15 aprile 2021

Nizar Piccolo

Vivere il centro storico di una città come Palermo significa ancora oggi, sempre più raramente purtroppo, incontrare personalità che custodiscono memoria viva di un passato, eccezionale, che può rivivere solo nella rievocazione e nella condivisione.

Tra i pochi custodi di quello che fu un patrimonio antropologico eccezionale, oggi introvabile e che nelle balate asciutte della Vucciria, un tempo fulcro della città, rimane solo come ricordo - è di sicuro Nizar Enzo Piccolo, per tutti il Principe Nizar.

Da più di mezzo secolo Nizar Piccolo vive la città e ne respira la sua anima, declinazione quasi insondabile fino in fondo, che solo nei vicoli si può scovare veramente.

È conosciuto proprio per questo, anche solo di vista, da tutti a Palermo; molti poi - grazie ad un carattere socievole e aperto - hanno anche l’opportunità di intrattenersi a parlare con lui che di storie da condividere ne ha tante.
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Socievole ma anche schivo per certi versi e sicuramente custode, con quel suo inconfondibile velo di mistero - che conferma anche con abiti e accessori particolari - di anni di vita vissuta in uno dei centri storici più vivi della città: la Vucciria.

Sguardo vispo - reso ancora più intenso dal kajal che - dice - «aiuta a vedere meglio l’anima degli altri», facendo riferimento alla tradizione indiana - occhio attento che scruta oltre le apparenze per arrivare oltre le apparenze di chi si trova davanti, Nizar Piccolo si definisce una persona che «dipinge emozioni con le parole».

Non è un poeta - non si riconosce in questa definizione - per quanto sia famoso proprio per le sue composizioni che poi regala alle persone.

«Se ho un obiettivo nella mia vita - ci ha detto Nizar Piccolo che ha vissuto, come dice lui, sempre nel perimetro compreso tra Piazza Marina e Corso Vittorio Emaneule - è quello di diffondere la poesia. Voglio più poesia nel mondo, voglio che il mondo viva di poesia, perché la poesia alleggerisce la vita».

Il mistero di cui parlavamo prima Nizar lo mantiene, e custodisce gelosamente, anche riguardo la sua origine e quando gli si chiede da dove sia arrivato in Sicilia lui risponde così: «Sai come è nata la Sicilia? Dio si affacciò sul Mediterraneo e gli cadde il diamante più bello, a forma triangolare, che aveva sulla corona; la Sicilia è nata così e, per un insieme di energie, ad un certo punto sono quasi stato chiamato a questa terra.

Io sono un figlio dell’Oriente e la Sicilia anche se non geograficamente è una terra motlo orientaleggiante: io mi sento un siciliano orientale.

Come si suol dire mi sono fatto in Sicilia: qui mi sono arricchito di influenze e culture, questa terra mi ha plasmato con la sua natura, la sua umanità, con le voci del mercato (almeno quelle di un tempo), con i suoi sapori, insomma con la vita che si vive qui.

E oggi tutto questo mi perseguita e mi spinge a condividere questa cultura stratificata con i giovani, con quanti per età ad esempio, non hanno vissuto tutto questo.

È uno scambio umano per me importantissimo e reciproco: io dono agli altri pezzi di memoria e le persone che incontro, di conseguenza, nel confronto donano qualcos’altro a me».

Ha viaggiato in lungo e in largo il Principe Nizar prima di stabilirsi a Palermo alla ricerca, semplicemente, della sostanza dell’uomo che - concordiamo con lui - solo attraverso le parole che affiorano spontanee può in qualche modo trovare espressione.

È per questo che, in tempi normali, lo si trova in punti, e orari, precisi della città ad osservare la vita che gli scorre davanti magari al bancone di una taverna o sulla "panchina dei ricordi" o nei pressi del "pozzo dei desideri", luoghi ribattezzati che sono osservatorio privilegiato del campionario umano.

«Ho sempre vissuto al di sopra delle mie possibilità - ci dice - e questo mi ha portato a scoprire il mondo, incontrando tante persone, dagli artisti agli intellettuali e anche persone “normali”, che mi hanno, singolarmente, nutrito e arricchito.

Io nel mio piccolo cerco di restituire quanto ho ricevuto, scrivendo poesie (che poi le poesie si scrivono per se stessi, è un’urgenza personale, ci tiene a sottolineare) e regalandole a quanti lo desiderano.

Quando porto in giro i miei ospiti o amici gli faccio vedere Palermo attraverso i miei occhi e la mia esperienza e non importa se non parliamo esattamente una lingua comune, alla fine ci capiamo sempre perché le suggestioni di un luogo superano le parole.

Ho visto tanti posti ma Palermo non la cambierei con nessuna altra città: fra tutte la sua luce è unica, ed è una luce, ripeto sempre, che non ti fa chiudere gli occhi».

La poesia sopra ogni cosa resta il metro per comporre i tasselli di vita umana incontrati.

Nessuna pubblicazione, volutamente, di questi scritti semmai una mostra in cui ha esposto, proprio alla Taverna Azzurra della Vucciria, una carrellata di personaggi scovati qua e là, ognuno con un tratto unico, mostra inaugurata dallo stesso Rosario La Duca, personaggio emblematico, testimone unico della città.

Con La Duca si incontravano spesso al bar per il loro rito: bevevano tre whisky a sera, ognuno per un motivo specifico.

Durante il primo parlavano di attualità e politica, il secondo era dedicato all’arte e a Palermo, il terzo alla religione e alla morte.

Insomma se volete conoscere Palermo, girando tra i vicoli, cercate anche lo sguardo di Nizar Piccolo, custode dell’anima profonda della città.
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