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Noi ragazzi di ieri: 50 anni fa a Palermo arrivava il Sessantotto, i ricordi di chi c'era

Palermo tra le prime a vivere il cambiamento: tra potere studentesco e sessualità, il Garibaldi, Letizia Battaglia, l'Ora e l'aria magnifica di libertà ecco i racconti di chi c'era

  • 25 aprile 2018

Nel '68 gli studenti manifestano con il Libretto di Mao, pubblicato due anni prima

Il Sessantotto arriva in Italia come un’onda in un mare piatto e monotono. La libertà quotidiana che viviamo ogni giorno, la sessualità accettata e l’ideologia democratica sono prodotti a lungo termine di quel movimento della fine degli anni Sessanta che ha radicalmente cambiato il Paese.

In tutto ciò, Palermo è tra le prime realtà a vivere questo cambiamento. Il Sessantotto palermitano è lotta contro l’autoritarismo, è potere studentesco nelle mani di chi vuole cambiare i caratteri di un’università restia ad aprirsi al nuovo.

Questa storia merita di essere raccontata da chi davvero ha vissuto i caratteri di una rivoluzione sociale che ha notevolmente modificato la realtà palermitana in cui viviamo oggi. Carlo Columba, fotografo palermitano, racconta che nelle scuole si formavano numerosissime assemblee dove ragazzi e ragazze raccontavano del cambiamento e di come attuarlo.

Questi ragazzi facevano quasi sempre parte di almeno uno dei numerosi gruppi di attività politica, come "lotta continua", "praxis", "potere operaio" o ancora "pci".
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Si respirava un’ aria fortemente politica con punte anche piuttosto violente, come quando al liceo Garibaldi tirava aria di legnate con i fascisti e si correva subito a chiamare i vicini "compagni dell'Iti", (istituti tecnici industriali) figli robusti per lo più di proletari, che erano capaci di affrontare gli scontri più violenti.

La violenza non era una cosa da poco, ci furono periodi in cui gli attivisti di sinistra più conosciuti non potevano farsi vedere da soli in certe zone della città senza rischiare di essere mandati all’ospedale. Questi casi si ripetevano spesso. La presenza della celere e dell’esercito non era cosa da niente.

Columba, in un personale ricordo, racconta di quando partecipava alle manifestazioni con la macchina fotografica di suo padre. In queste manifestazioni incrociava spesso Letizia Battaglia assieme a Franco Zecchin che si muovevano con scioltezza e autorità derivata dal loro essere giornalisti dell’Ora e da un impegno e un carattere invidiabili.

Una volta, mentre fotografava un corteo non autorizzato, fu colpito dalla carica della polizia che prese di mira i passanti colpendoli con lacrimogeni e manganellate. Nonostante gli dicessero di scappare via, egli camminava normalmente, sicuro che se si fosse messo a correre l’avrebbero manganellato. Se da una parte, come ha raccontato Colomba, si registra un significante cambiamento sociale, dall’altra parte Palermo deve fare i conti con i problemi causati dal terremoto del Belice.

Mentre si cercava una soluzione alle migrazioni dei terremotati verso la città, Palermo diventava sempre più una “Capitale della libertà”. Non si può negare che tirava un’aria magnifica, ci si sentiva, in un certo senso, liberi e intraprendenti.

La disponibilità a confrontarsi e a riflettere era infinita, cosi come il tempo spesso tra le assemblee. Cambiava lo stile di vita, le lotte degli studenti e degli operai portavano in gioco voci mai ascoltate, ma soprattutto iniziava ad emergere quella corrente di pensiero che avrebbe portato, nel corso del tempo, ad una rivoluzione della sessualità: il femminismo.

La corrente femminista è legata anche ad un cambio dei canoni della moda. Tutto cambiava, così come l’abbigliamento, che da semplice costume di una società “in stallo” diveniva strumento di ribellione: viene meno la classica gonna in favore degli eskimo o dei jeans, che rendono la donna un simbolo meno radicale della tradizione “patriarcale”.

Insomma, il Sessantotto palermitano era un anno di libertà, in tutti i sensi: in tv i palermitani avevano più possibilità di scelta, la società bigotta iniziava a perdere colpi ed inoltre si respirava una costante aria “nuova”.

Ma il Sessantotto palermitano ha prodotto non solo cambiamenti immediati, tra tutti la nascita dello Statuto dei Lavoratori, ma ha consolidato le basi per ciò che sarebbe arrivato dopo.

Il post Sessantotto presenta una Palermo radicalmente modificata: i movimenti politici avevano reso per la prima volta i giovani protagonisti di un cambiamento storico, le donne erano più consapevoli delle potenzialità personali del proprio corpo ed il sesso esclusivamente collegato alla procreazione iniziava a diventare un’idea quasi superata.

Insomma, è proprio dagli anni successivi al Sessantotto, come il Sessantanove, che a Palermo inizia ad avviarsi un profondo cambiamento.

Columba ricorda che quando ai tempi dell'università si usciva la sera si era padroni della città. In giro non c'era nessuno, i locali erano inesistenti, della movida non se ne conosceva nemmeno il nome.

Tra tutto ricorda le "casette" affittate da gruppetti di studenti per riunirsi con gli amici e trovare un po’di intimità.

Il Sessantotto è ancora oggi visibile a Palermo, nella libertà sessuale vissuta dalle donne e dalla comunità lgbt, nel fenomeno mafioso che fa sempre meno paura, nel sorriso di un lavoratore che torna a casa sereno, ma soprattutto nella continua volontà di migliorare il proprio Paese.
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