Non è solo un digiuno: il Ramadan di Palermo tra fede e purificazione collettiva
Anche a Palermo è iniziato il Ramadan: uno dei periodi più importanti dell'anno che prevede il digiuno durante la giornata e momenti di preghiera collettiva
Un momento di preghiera durante il Ramadan
Purificazione, digiuno e comprensione verso il prossimo: sono questi i principi alla base del Ramadan, festa sacra per i musulmani, anche per quelli che vivono a Palermo.
Sono migliaia i credenti - tra pachistani, tunisini, marocchini e di altre nazionalità - che partecipano in città a questo periodo di digiuno e di riflessione comune. Per fare un po' di educazione culturale, il Ramadan segna il mese in cui al profeta Muḥammad è stato rivelato il Corano, elemento sacro della religione islamica.
Come spiega Adham M. Darawsha, assessore alle Culture di Palermo: «Il Ramadan, che dura esattamente un mese lunare, è importante nella vita di un fedele poiché appartiene ai cinque cardini dell’Islam, ma non solo: purifica l’anima ed avvicina a coloro che non possono permettersi di mangiare. In un certo senso – empatizza – senti davvero la fame e la sofferenza altrui, ed è questo che ti avvicina all’altro».
Questo periodo infatti prevede il digiuno prolungato dall’alba sino al tramonto: i fedeli non potranno bere e consumare cibo, fumare e avere rapporti sessuali. Da un punto di vista prettamente etico saranno vietati comportanti immorali e violenti, bestemmie e menzogne.
Un modo simbolico di digiunare dal materialismo e dai peccati della lingua. Ma il Ramadan non è un digiuno del tutto completo: i credenti infatti consumano un pasto prima dell’alba, il suhoor, e dopo il tramonto, il cosiddetto iftar, sempre in compagnia della propria famiglia o della comunità.
Durante l’Iftar si consuma un pasto ben diverso dalla classica cena all’italiana: bisogna recuperare le forze, quindi spazio ai datteri, al couscous, ai brik fritti, ma senza eccedere poiché si andrebbe contro i principi stessi del Ramadan.
«L’Iftar è un momento importante nella giornata di un musulmano, da passare sempre in gruppo in moschea o nei luoghi di incontro, permettendo così di riscoprire i valori di adunanza e comunanza».
A Palermo sono infatti molti i luoghi di raduno dei fedeli, (chiusi attualmente a causa dell'emergenza Coronavirus), tra questi la grande Moschea di Palermo della comunità tunisina nel centro storico di Palermo, la Moschea Al Falah e la Moschea Al – Hedaea nei pressi di zona Noce.
Ciò che caratterizza il Ramadan è il suo essere inclusivo, soprattutto in una città dai grandi valori culturali come Palermo.
«A Palermo si sono fatti salti enormi ed oggi sono le stesse autorità a promuovere questa festività, tra cui il sindaco Leoluca Orlando ma anche la comunità ebraica o indù che hanno spesso visitato la Moschea di Palermo» dichiara l’assessore.
Un momento di condivisione, di pace e armonia interiore, ma anche di altruismo: il Ramadan non è una competizione in cui vince chi resiste più a lungo senza mangiare, ma un percorso annuale di crescita autonoma e comprensione spirituale.
Sono migliaia i credenti - tra pachistani, tunisini, marocchini e di altre nazionalità - che partecipano in città a questo periodo di digiuno e di riflessione comune. Per fare un po' di educazione culturale, il Ramadan segna il mese in cui al profeta Muḥammad è stato rivelato il Corano, elemento sacro della religione islamica.
Come spiega Adham M. Darawsha, assessore alle Culture di Palermo: «Il Ramadan, che dura esattamente un mese lunare, è importante nella vita di un fedele poiché appartiene ai cinque cardini dell’Islam, ma non solo: purifica l’anima ed avvicina a coloro che non possono permettersi di mangiare. In un certo senso – empatizza – senti davvero la fame e la sofferenza altrui, ed è questo che ti avvicina all’altro».
Questo periodo infatti prevede il digiuno prolungato dall’alba sino al tramonto: i fedeli non potranno bere e consumare cibo, fumare e avere rapporti sessuali. Da un punto di vista prettamente etico saranno vietati comportanti immorali e violenti, bestemmie e menzogne.
Un modo simbolico di digiunare dal materialismo e dai peccati della lingua. Ma il Ramadan non è un digiuno del tutto completo: i credenti infatti consumano un pasto prima dell’alba, il suhoor, e dopo il tramonto, il cosiddetto iftar, sempre in compagnia della propria famiglia o della comunità.
Durante l’Iftar si consuma un pasto ben diverso dalla classica cena all’italiana: bisogna recuperare le forze, quindi spazio ai datteri, al couscous, ai brik fritti, ma senza eccedere poiché si andrebbe contro i principi stessi del Ramadan.
«L’Iftar è un momento importante nella giornata di un musulmano, da passare sempre in gruppo in moschea o nei luoghi di incontro, permettendo così di riscoprire i valori di adunanza e comunanza».
A Palermo sono infatti molti i luoghi di raduno dei fedeli, (chiusi attualmente a causa dell'emergenza Coronavirus), tra questi la grande Moschea di Palermo della comunità tunisina nel centro storico di Palermo, la Moschea Al Falah e la Moschea Al – Hedaea nei pressi di zona Noce.
Ciò che caratterizza il Ramadan è il suo essere inclusivo, soprattutto in una città dai grandi valori culturali come Palermo.
«A Palermo si sono fatti salti enormi ed oggi sono le stesse autorità a promuovere questa festività, tra cui il sindaco Leoluca Orlando ma anche la comunità ebraica o indù che hanno spesso visitato la Moschea di Palermo» dichiara l’assessore.
Un momento di condivisione, di pace e armonia interiore, ma anche di altruismo: il Ramadan non è una competizione in cui vince chi resiste più a lungo senza mangiare, ma un percorso annuale di crescita autonoma e comprensione spirituale.
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