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Non solo Florio, Makari e "Il Gattopardo": tutti i romanzi siciliani perfetti per le serie tv

In questa breve lista abbiamo soltanto scalfito la produzione letteraria siciliana che è degna di arrivare in sala o sugli schermi delle televisioni di tutta Italia (e non solo)

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 6 giugno 2023

Una foto dal set dei "Leoni Di Sicilia"

In questo preciso momento storico, Palermo è set di diverse serie tv, tratte da alcune delle opere letterarie più importanti che siano mai state scritte in Sicilia. Da pochi giorni infatti sono cominciate le riprese della serie su "Il Gattopardo" di Netflix, tratta dalla famosa opera di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicata nel 1958.

Parallelamente a questa si stanno girando in Sicilia e in Italia, per Disney, le serie tratte dai due romanzi della saga dei Florio, scritte da Stefania Auci, che negli ultimi anni ha raccolto moltissimi consensi di pubblico.

Non bisogna inoltre dimenticare che la Rai proprio in questi mesi sta completando la terza stagione di Makari, dai romanzi di Gaetano Savatteri, con protagonista Claudio Gioè.

Qualora però dovessimo immaginare la televisione del futuro, quella che verrebbe successivamente alla conclusione delle riprese di queste serie, quali romanzi della longeva tradizione letteraria siciliana possiamo immaginare di veder riadattati sul piccolo schermo, continuando un percorso artistico che si può far risalire alla prima trasmissione de "Il commissario Montalbano", con "Il ladro di merendine", il 6 maggio del 1999?
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In verità sono molte le proposte che potremmo osservare all’interno del panorama letterario siciliano. Per rimanere nel tema risorgimentale, potremmo infatti immaginare una riedizione de II Viceré del catanese Federico de Roberto, che ha già avuto una trasposizione cinematografica nel 2007, con Alessandro Preziosi nella parte del protagonista, che non ha avuto probabilmente abbastanza risalto rispetto ad altre opere storiche.

Proporre però i Viceré in una nuova edizione, magari proponendo la stessa qualità della ricostruzione storica che si sta cercando di ricreare per la serie sul Gattopardo, sarebbe opportuna per due motivi.

La prima è che si consentirebbe così ad un'altra importante opera siciliana di essere maggiormente conosciuta e amata dal pubblico, visto che i Viceré - a differenza di altre opere sue contemporanee o del romanzo di de Lampedusa – ha avuto la sfortuna di non essere sufficientemente capito nella sua epoca e in un qualche modo di profetizzare il destino della Sicilia e dell’Italia, risultando in questo molto simile alle vicende del principe Francesco di Salina Corbera.

La seconda ragione, che dovrebbe spingere i produttori a scrivere una serie televisiva su quest’opera, è che i Viceré consente di osservare quello che succede dall’altra parte dell’isola, a Catania, durante gli anni complessi del Risorgimento.

Se perciò il Gattopardo ci permette di esplorare la condizione economica, politica e sociale dei nobili di Palermo e di Agrigento, il romanzo di de Roberto ci illustra quali sono stati i cambiamenti che hanno interessato la società catanese, a partire dal tracollo dei loro nobili più in vista.

Un’altra opera che personalmente ritengo fondamentale per la letteratura siciliana è che stranamente non è mai stata trasposta integralmente con il suo vero nome al cinema o in televisione è il romanzo popolare siciliano per eccellenza, ovvero I Beati Paoli di Luigi Natoli.

I Beati Paoli possiamo considerarlo come il romanzo storico ante litteram della letteratura siciliana. Scritto infatti tra il 1909 e il 1910, venendo pubblicato settimanalmente fra le pagine del Giornale di Sicilia di Palermo, il romanzo di Natoli narra infatti la storia di una famosa setta di sicari siciliani, nati alla Kalsa in pieno Medioevo, con il nome di vendicosi, che sul finire del Seicento cercano di difendere la cittadinanza dai soprusi dei nobili locali, mentre il vento del cambiamento – un primo accenno di Illuminismo – scuote le principali corti d’Europa.

La bellezza di questa storia si lega al fatto che raramente abbiamo visto rappresentare la Sicilia durante questa complessa epoca, dove a regnare su Palermo non c’erano gli spagnoli o i borboni, ma un molto confuso e accaldato Vittorio Amedeo II di Savoia, che presto avrebbe abbandonato la Sicilia in favore della Sardegna.

E il fascino dell’opera di Natoli si lega perfettamente per la produzione di una serie d’azione cappa e spada, visto che l’autore palermitano s’ispirò palesemente ai romanzi d’appendice francesi, durante la realizzazione dei suoi testi. Di questo romanzo esiste già in verità una rappresentazione cinematografica, uscita nel 1948 con il titolo de "I cavalieri dalle maschere nere", ma questo film ha poco a che fare con l’opera originale di Natoli e ne stravolge la storia, in più punti.

Rimanendo sempre su Natoli, sarebbe molto interessante anche produrre il seguito dei Beati Paoli, ovvero il Coriolano della Floresta, oppure I Vespri siciliani, opera monumentale che narra le vicende che permisero nel 1282 di scacciare i francesi in Sicilia, dopo l’occupazione dell’isola seguente la sconfitta dell’erede al trono Manfredi a Benevento.

Ciò che c’è d’interessante di queste opere è che oltre alla ricostruzione storica, le vicende dei protagonisti ricordano molto quelle delle moderne saghe fantasy della letteratura mondiale contemporanea, come Game of Thrones.

Sia infatti i Vicerè che i Beati Paoli eccetera, per quanto siano i protagonisti di una vicenda terrena, sono costretti a districarsi dentro complotti politici molto complessi e la violenza e il sesso sono anch’essi presenti, seppur in maniera edulcorata rispetto i gusti letterari di oggi.

Dopo però il successo del film “La stranezza” di Roberto Andò, ispirato all’opera teatrale di “Sei personaggi in cerca d'autore” di Pirandello, non possiamo non proporre come futuri progetti per sere tv e film altre opere del premio Nobel per la letteratura agrigentino.

Sia infatti i suoi romanzi come le sue opere teatrali risulterebbero in effetti ancora perfetti, per incantare gli spettatori poco abituati agli stravolgimenti del quotidiano, che condivano la produzione artistica di Pirandello di un sapore nostalgico e leggermente straniante, rendendo la Sicilia delle sue opere più una terra di sogni che un’isola vera e propria.

Riscoprire Pirandello tramite serie tv o film permetterebbe inoltre di (far) scoprire angoli di Sicilia più nascosti e più legati alle campagne e ai borghi arroccati nel cuore dell’isola, soprattutto se si prendono le novelle come punto d’ispirazione.

Come è possibile vedere, dunque c’è ancora molto materiale da trasporre. E in questa breve lista abbiamo soltanto scalfito la produzione letteraria siciliana che è degna di arrivare in sala o sugli schermi neri delle televisioni.

Non abbiamo infatti citato Verga, Sciascia, Consolo, Brancati o Simonetta Agnello Hornby... tutti autori che hanno prodotto anch’essi delle opere importantissime e che in futuro potrebbero invadere le piattaforme di streaming come i canali tradizionali.
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