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Nuovi "sentieri" per scoprire i monti di Palermo: tra orchidee rare e falchi pellegrini

Tante le specie botaniche e animali presenti tra splendidi panorami. Tutto nasce dall'impegno dei monaci benedettini dell'abbazia di San Martino delle Scale

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 28 dicembre 2022

San Martino delle scale vista dall'alto (foto da Comitato cittadino San Martino delle Scale)

Qualche settimana fa è uscita la notizia che la nota Abbazia benedettina di San Martino delle Scale è intenzionata ad aprire presso le sue strutture un ecomuseo che possa raccogliere il valore storico-naturalistico e culturale della catena montuosa che circonda il capoluogo di Palermo.

L’idea non nasce recentemente. Il progetto di istituire una realtà che potesse divenire strumento di sviluppo turistico ed economico e che fosse dedicato all’ambiente è infatti il frutto di una lunga riflessione, che risale accademicamente allo scorso secolo.

Il futuro Ecomuseo, che avrà l’abbazia come centro per le sue operazioni e come spazio espositivo, avrà come primo presidente dell’associazione che si adopererà all’istituzione del progetto l’attuale Abate Vittorio Rizzone. Quali sono però le ragioni che stanno spingendo i monaci - ma anche i volontari del CAI - a proporre questa iniziativa, in un territorio come quello di Palermo che presenta già diverse aree naturali e alcuni musei naturalistici?
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Le ragioni che risiedono nel voler valorizzare le montagne di Palermo e le tradizioni etnoantropologiche che nei loro pressi si sono evolute, sono inerenti al pericolo che questo territorio soffre a causa degli incendi, che minacciano annualmente gli ettari di bosco che ne coprono la superficie, e alle minacce che mettono a rischio la diversità biologica ma anche culturale presente nell’area.

Dal punto di vista strettamente floristico e faunistico, le montagne antistanti Palermo sono note, già storicamente, per disporre di un grande numero di specie endemiche, sia a livello della fauna ma soprattutto riguardo alla flora.

Considerando tra l’altro anche Monte Pellegrino e Capo Gallo, che per quanto isolati fanno parte comunque dei promontori di Palermo, tra le specie botaniche importanti da segnalare c’è Limonium bocconei, le praterie di Hypparhenia hyrta, Ophrys sphegodes panormitana, assieme a tante altre orchidee tipiche ed endemiche della zona, la rara e tipica Silene kemoniana, la Chaenorhinum rubrifolium, Hypericum hircinum, la pianta dell’Alloro, Ostrya carpinifolia, ma anche arbusti a portamento arboreo come Ilex aquifolium, alberi come Acer campestre e centinaia di altre piante.

In passato le montagne erano anche l’habitat perfetto per le aquile, in particolare Aquila fasciata e Aquila chrysaetos, e verso sud est c’erano delle grosse colonie di Grifoni, ma a causa dell’avvelenamento provocato dai cacciatori, che nel corso del Novecento tentarono di eradicare i lupi e soprattutto le volpi dalla zona, questi uccelli si sono estinti fra le montagne affacciate a Palermo, favorendo le poiane (Buteo buteo) e i falchi pellegrini (Falco peregrinus) che oggi pattugliano i cieli al loro posto.

Tra i mammiferi oggi presenti sulle montagne e che sarebbe lecito ricordare abbiamo Lepus corsicanus, ovvero la lepre italica, la Volpe, la donnola, il coniglio selvatico, il riccio, la famosa Crocidura sicula, il Mustiolo, l'Arvicola del Savi, decine di specie di pipistrelli - tra l’altro molti di questi sono ancora da studiare e ben definire - e il Topo quercino.

Tutte queste specie si sono adattate alla presenza dell’uomo, per quanto molte di queste oggi soffrono a causa della loro cattiva reputazione e del pericolo rappresentato dalle strade e dalla minaccia delle doppiette.

Istituire un ecomuseo può essere utile dunque per favorire la salvaguardia della biodiversità locale, che per quanto oggi viene protetta anche dalla presenza di molteplici piccole e grandi riserve, fra tutti quelle di Monte Pellegrino e di Capo Gallo, con l’approssimarsi di ogni estate soffre per l’elevato numero di incendi e le cattive condizioni ambientali in cui restano molteplici località, trascurate e abusate dalla popolazione.

Un ecomuseo in più che possa contribuire a sensibilizzare i cittadini e ad ospitare progetti di conservazione sempre più urgenti risulta così essere una buona notizia, in quanto strumento utile per aiutare un territorio a riprendersi i suoi spazi e a valorizzare le specie e le tradizioni che vi sono presenti.
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