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Palermo e il curioso legame con la Morte: le strade in città intitolate all'oscura signora

Dal cortile del Boia al vicolo della Morte, da vicolo delle Teste ai luoghi delle esecuzioni: Palermo evoca e rievoca la Morte da secoli e per i più differenti motivi

  • 28 gennaio 2019

Il cortile della morte a Palermo con un murale di Igor Scalisi Palminterni

I palermitani hanno sempre avuto un rapporto particolare con la morte. Durante gli "atti di giustizia" assistevano gioiosamente alle esecuzioni, addirittura si allestivano bancarelle dove si vendeva cibo.

Dentro le catacombe dei padri Cappuccini, ancora oggi possiamo ammirare, appesi alle pareti, circa 8mila cadaveri mummificati (scopri di più).

Abbiamo istituito anche la Festa dei morti che altro non è che la festa dei bambini.

Il principio base che ha ispirato e sostenuto nel corso dei secoli questa "festa" fu quello di credere fermamente all’esistenza di un legame profondo tra la vita e la morte.

Eraclito, filosofo del Logos, teorizzava la coincidenza degli opposti (armonia nascosta). La morte era quindi vissuta con uno spirito sostanzialmente sereno e fiducioso.

La componente di paura, di ansia e di mistero che l’evento comunicava, veniva gestito, quindi, come un sentimento di umana naturalezza.

La cultura moderna, invece, ha allontanato questo legame naturale che univa la vita e la morte, ha relegato quest’ultima in una dimensione così lontana, da viverla oggi come un vero e proprio tabù.
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I defunti del due novembre non sono però dei fantasmi ma spiriti resi vivi dalla forza della rievocazione dei cari.

Questa presunta presenza provoca la gioia di ricordarli, possibilmente senza rimpianti e tristezze. Si valorizza e si amplifica l’istante, la felicità dell’essersi ricordati di loro.

Da sempre il modo per onorare l’eccezionalità e la straordinarietà dell’unione è di mangiare insieme, condividere l’atto più vitale dell’esistenza che è il nutrirsi.

A Palermo alcune vie, cortili e vicoli furono intitolati alla morte:

Via e vicolo degli Agonizzanti: si trova vicino Via Calderai. Prese il nome dalla Confraternita degli Agonizzanti, che si riunivano nella Chiesa ubicata sul luogo e pregavano per coloro che erano prossimi alla morte, in particolar modo per coloro che erano stati condannati.

La chiesa e la Confraternita, furono fondate da alcuni confrati della Compagnia di San Girolamo, turbati dalla morte di un certo Francesco Aiello da Caccamo, condannato a morte.

Vicolo e cortile del Boia: si trovava in via Sanfilippo. Erano così denominati perchè in questo luogo abitava un Boia di Palermo.

Dopo il 1860, assunse la denominazione di Cortile e Vicolo del Sole, perchè agli abitanti del luogo sembrava lugubre il nome precedente.

Un'altra via, vicolo e cortile del Boia si trovava nell’odierna via Pantelleria, dietro piazza San Domenico.

Anche qui abitava un altro esecutore di giustizia. In seguito prese il nome della famiglia Requisenz, principi di Pantelleria che qui edificarono il loro palazzo.

Cortile del Tabuto: anche questo si trovava nei pressi di piazza San Domenico. Oggi non esiste più. Il termine Tabuto, significava Bara, cassa da morto.

Vicolo e piazzetta del Beccamorto (becchino): si trovava in via dell’Albergheria.

Prese tale appellativo perché sul luogo abitava un individuo che svolgeva questo triste mestiere.

In seguito, gli abitanti del luogo, approfittando che venne ad abitare Mario Settimo, dei principi di Fitalia, gli intitolarono il luogo. Oggi si chiamano vicolo e piazzetta Settimo.

Lo Stradone delle Teste: così denominato perché sul luogo si appendevano su alcuni pali le teste dei banditi uccisi. Era un tratto dell’odierno corso dei Mille.

Vicolo delle Teste: sporgeva su piazza Marina. Così denominato perché sul luogo avvenivano le esecuzioni capitali e si esponevano le teste dei giustiziati davanti al palazzo dei Tribunali (Steri).

Oggi, dopo alcune variazioni topografiche è denominato Vicolo di Palagonia all’Alloro, in onore di Francesco Paolo Gravina, principe di Palagonia.

Vicolo Scippateste: si trova in via del Noviziato. Deve tale denominazione perché un marito trovò la moglie con l'amante a letto. Li uccise entrambi e ne staccò le teste, esponendole ai vicini.

Per quanto concerne i nomi delle vie, cortili e vicoli intitolati alla "Bara": Bara al Carmine, Bara all’Olivella, Bara alla Nunziata, Tre Bare, ect, essi non c’entrano con l’argomento in questione.

Le Bare (in questo caso) si riferivano alle macchine trionfanti che trasportavano i simulacri di Maria Santissima, Gesù e Santi e che venivano custodite nei luoghi citati.
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