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Palermo, il tram e via Libertà: tutti i "no" a un progetto già vecchio (e per nulla verde)

Dal concorso per la realizzazione della nuova Linea agli errori di progettazione delle altre, dal milione di euro già speso per la metro (quale?) ai nuovi errori all'orizzonte

  • 15 ottobre 2018

Via Libertà a Palermo

Palermo, il tram e via Libertà: relazioni obbligate da cui la città sembra aprioristicamente non potersi liberare.

Le linee tranviarie della città di Palermo, inaugurate alla fine del 2015, frutto di un progetto oggettivamente non idoneo per le esigenze della città, oggi, sembrano imbrigliarla.

Il tram realizzato, per molti versi sovradimensionato ed ingombrante, è "congegnato" in due sistemi tranviari separati e, quindi, insensati: quello a nord, Notarbartolo - Calatafimi - Borgo Nuovo/CEP e quello a sud, Stazion - Brancaccio - Roccella.

L’anzidetta separazione dei due sistemi, che è causa di ovvie difficoltà e di incremento dei costi di gestione dell’intero sistema, oggi, giustifica e costringe all’ampliamento del sistema esistente. Tutto ciò, è esclusivamente frutto di un mero errore?

Nel 2015 l’Amministrazione comunale, attraverso l’assessorato per la Riqualificazione Urbana, decideva di avviare una nuova stagione di progetti per la mobilità e, con l’ausilio di un’apposita task force, inizia la progettazione dell’ampliamento dell’allora realizzando tram, in assenza di pregresse esperienze tecnico-specialistiche ed in assenza di qualsivoglia Piano Urbano Mobilità Sostenibile (PUMS).
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Nella prima metà del 2016 l’Amministrazione presenta le nuove tratte, ad integrazione di quanto già (mal )realizzato, nonostante l’assoluta e grave assenza del PUMS (il Piano Regolatore Generale della mobilità), e preoccupa la scelta di sovrapporre una tratta tranviaria alla prevista Metropolitana Automatica Leggera (MAL), la linea metropolitana prevista dalle pianificazioni e dagli studi specialistici realizzati negli ultimi decenni, importante arteria ipogea lungo cui far spostare gran parte dei flussi che interessano (spesso solo attraversandolo) l’asse centrale della città, liberando il suolo da dedicare ad altri usi.

Si prefigurano i fantasmi di nuovi gravi errori.

La tratta che viene sovrapposta (meglio contrapposta) alla MAL, è quella denominata Tratta A, che interessa interamente la via Roma e la via Libertà, sin da subito osteggiata da buona parte della cittadinanza attiva.

L’Amministrazione corre ai ripari e dichiara di prevedere un nuovo sistema tranviario senza pali, catenarie e ringhiere. Ma il vero problema non sta nelle catenarie e/o nei pali.

Monta il dissenso. Anche gli Ordini Professionali, più volte riunitisi, manifestano importanti perplessità in ordine alla scelta del tram ma in particolare nei confronti del tram per le vie Libertà e Roma.

L’Amministrazone continua brillantemente a correre ai ripari, e rilancia annunciando un Bando di Concorso Internazionale per le tratte tranviarie più belle del mondo.

Sì, il Comune sembra affermare che la città di Palermo ha bisogno di bellezza, ed il tram sarà la salvezza. Poi, se non dovesse funzionare peccato, ci riproveremo, spereremo in altre occasioni.

È certo che sino a pochissimi anni fa i costi dei sistemi di TPL gommato con mezzi di tipo elettrico e/o ibrido in genere, giustificavano il classico tram (con catenarie e pali).

Oggi, è cambiato tutto, quindi, tutto dovrebbe essere oggetto di nuovi studi, valutazioni ed analisi, liberi da ideologie e/o preconcetti, al fine di redigere uno strumento tecnico-specialistico libero da qualsivoglia interesse, se non quello per la città ed i cittadini.

Con il Concorso per il nuovo tram, l’Amministrazione sembra convincere, fortunatamente non totalmente, gli Ordini Professionali e l’Università di Palermo.

Sì, proprio l’Università di Palermo che, poco prima, certificava l’importanza di una Metropolitana Automatica Leggera (MAL), lungo l’asse nord-sud della città (vie Oreto(Roma/Maqueda/Libertà), l’unica infrastruttura capace di divenire motore propulsore di una nuova cultura della mobilità.

Per la città di Palermo, finalmente, il 2017 sarà l’anno dei Concorsi di progettazione.

Ma attenzione, il pericolo è dietro l’angolo: il Bando di concorso deve essere ineccepibile, redatto da professionalità opportunamente formate; i Concorrenti posti nelle condizioni di lavorare verso un obiettivo univoco e chiaro, attraverso un idoneo materiale e, in particolare, un dettagliato Documento Preliminare alla Progettazione, la Giuria deve essere tecnicamente e professionalmente commisurata alla tipologia di concorso.

Ciò detto, in ordine al tram, rimangono degli insormontabili dubbi: quanto può risultare effettivamente utile un concorso sulle nuove tratte tranviarie in mancanza di un PUMS? I concorrenti sono messi nelle condizioni di avanzare proposte diverse da quelle dell’Amministrazione. o validarne le stesse?

Alle suddette perplessità, si sommano i dubbi relativi alla Giuria, che in tanti ritengono inopportuna per le tempistiche e la scelta di inserire un unico architetto, per di più corrispondente con colui che, nella qualità di dirigente, ha deciso e promosso le tratte tranviarie da cui il concorso prendeva piede.

Gli studi avviati da anni con l’Associazione URBrAiN, di cui faccio parte, conducevano verso la visione di una futura via della Libertà libera da qualsivoglia veicolo (o quasi): un’infrastruttura verde urbana, un confortevole percorso ciclo-pedonale che partendo dalla Statua potesse collegare il Politeama con il Parco della Favorita, attraverso un lungo Giardino Lineare, dall’alta accessibilità, dall’incommensurabile valore urbanistico, ambientale e sociale.

Nulla di innovativo, del resto per tale motivo venne pensata già oltre duecento anni fa.

La visione di URBrAiN, certamente non realizzabile in breve (ma basterebbero anche meno di 10 anni), è stata condivisa con tanti amici, professionisti, docenti universitari e cittadini, ma anche l’assessore Emilio Arcuri, nel novembre 2016, non ebbe a dire che si trattasse di un’idea peregrina e "ideologicamente anti-tram", piuttosto di una idea (finalmente) interessante.

Nell’ottica di una mobilità sostenibile, sono in tanti gli esperti che asseriscono la tesi secondo cui il tram, in particolare lungo via della Libertà, offrirebbe un servizio inferiore a quello raggiungibile attraverso una seria razionalizzazione dei bus (ormai, anche ad idrogeno) e dei loro percorsi (semafori intelligenti, cura della sicurezza, carreggiate esclusive ecc.).

Il tutto con costi decimati. Senza parlare dei maggiori costi di gestione dei tram che, in una città mortificata dalla disoccupazione, potrebbero e dovrebbero dirottarsi verso nuove assunzioni di personale, da dedicare alla maggiore frequenza dei mezzi.

Per la "Tratta A", il Comune prevede dei tram con una frequenza dimezzata rispetto agli odierni bus.

In breve, un tram da 250 persone ogni 8 minuti e non un bus articolato da 18 mt con capienza 180 persone ogni 4 minuti (senza comparare il supporto offerto alla linea 101 dalle altre linee che in parte interessano le vie Libertà e Roma) o addirittura ogni 3 minuti come negli anni Novanta.

Nonostante tutto il Comune va dritto per la sua strada. Le nuove tratte tranviarie devono progettarsi e realizzarsi, anche per la via Libertà e la via Roma, anche sacrificando la realizzazione della MAL, per la quale sembrerebbe che l’Amministrazione non riesca a trovare i fondi.

Certo, un gran peccato, perché il progetto della MAL (già costato quasi 1 milione di euro) è ad una fase molto più avanzata di quello del tram e perché durante i lavori (da realizzarsi quasi totalmente attraverso una Talpa) prevede delle interferenze di gran lunga inferiori con il regolare funzionamento della città.

Purtroppo, la Giunta non sembra chiarire la sua posizione. Nel frattempo, non v’è dubbio che l’Unione Europea ed il Ministero dei Trasporti continuano a finanziare dappertutto le metropolitane (se giustificate da serie valutazioni propedeutiche).

Forse mancano proprio queste valutazioni? Forse manca il PUMS che l’Europa richiede? Manca il PUMS che, se redatto liberamente, potrebbe certificare l’inopportunità del tram lungo la via Libertà?

Tornando ai concorso, l’Amministrazione racconta di non avere alcun dubbio sui punti di partenza e di arrivo delle nuove tratte previste, così, i partecipanti (competenti e particolarmente estrosi), potranno offrire le loro "bellissime" idee sui percorsi di connessione tra i capolinea.

Sì, perché da due punti passa una sola retta, ma infinite sono le iperboli, le sinusoidi e le curve in genere, a cui potranno riferirsi con estro i concorsi.

Nei mesi scorsi la Giuria del concorso per il tram - che, per l’opera da realizzare, in tanti non la ritengono né idonea ed opportuna, né adeguatamente istruita dal materiale predisposto - ha chiuso l’iter concorsuale definendo la relativa graduatoria dei concorrenti, nei confronti della quale, nel pieno rispetto, non posso esimermi dal mostrare serie perplessità, spesso tutt’altro che personali, in particolare per la Tratta A che nella proposta dei vincitori viene sdoppiata lungo la via della Libertà e quindi, la direzione verso nord, cioè verso piazza Alcide De Gasperi, per una tratta di oltre 2 Km, viene traslata parallelamente di oltre 200-250mt verso est (vie Calvi/Villabianca/Roccaforte), fino all’entrata dello Stadio della Favorita.

(A proposito, ma durante le partite di calcio il tram non funzionerà, vi sarà un by-pass oppure lo stadio sarà già realizzato altrove?).

Tale scelta, ritenuta vincente dalla commissione giudicatrice, oltre a confermare l’anzidetto “vincolo a mero asse veicolare” per il viale urbano più bello della città, darebbe luogo ad un importante aggravio dei costi di realizzazione e, ancora più, di gestione della rete, ma riducendo (e di molto per Palermo) appetibilità ed efficienza.

In verità il gruppo di progettazione e, quindi, l’Amministrazione colgono l’involontario assist della Fiab e (mal)adottano un’idea della onlus, vincolando al tram due importantissimi assi (tra gli unici nord-sud) e, contrariamente alla proposta Fiab (a cui, sin da subito avevo manifestato perplessità, per il probabile …assist), offrendo alla bici degli spazi di risulta, sottraendoli alla pedonalità e perpetuando una politica della mobilità che fomenta il continuo conflitto tra le fasce deboli, i pedoni ed i ciclisti urbani.

Le perplessità aumentano quando si constata che lungo la maggior parte della via Libertà (ad eccezione del tratto Politeama/Croci), la sezione dedicata ai veicoli rimane invariata e, addirittura, si diminuisce la sezione dedicata ai mezzi pubblici a favore delle autovetture private. In queste scelte si leggono grandi conflitti ed incongruità che derivano da chiara mancanza di pianificazione e, ancora prima, di vera visione di città Futura.

In tanti si chiederanno che fine faranno gli alberi della città.

Ebbene, ci sarà anche di peggio lungo le altre linee, ma lungo la via della Libertà, tra via Florestano Pepe e via Mazzini, i platani sembrano lasciare il posto a due parcheggi interrati, mentre l’intera piazza Don Bosco si disbosca, e le aiuole e gli alberi andranno sostituiti (forse) da un tetto verde a copertura di un ulteriore parcheggio.

In tutto ciò, una certezza: un concorso di progettazione offre, sempre, tanti spunti positivi.

Proprio su questi ultimi, con l’Associazione URBrAiN, con altri amici e professionisti e cittadini attivi, imperterriti si lavora al fine di contribuire positivamente alla crescita della città che, non perdendo l’obiettivo della mobilità, della razionalizzazione, della sostenibilità, della contemporaneità, della resilienza, crede in una via della Libertà libera (qui un gruppo facebook).

Libera da rigidi vincoli che possano limitarne l’uso civico. Imperterriti, si continua a lavorare per offrire delle alternative che, pur lasciando spendere i famosi 198 milioni di euro (ma, perché no? anche più) in tranvie, lascino la via Libertà per usi urbanisticamente e socialmente più nobili e, contemporaneamente, possano aiutare ad elevare anche il grado di sicurezza e resilienza della città tutta.

Continuiamo a crederci e, imperterriti, rimaniamo in attesa di un solo cenno da parte dell’Amministrazione.

La realizzazione del tram lungo la via della Libertà darà luogo a un sistema di trasporto pubblico che, oggi, rischia di risultare appena adeguato, ma certamente sottodimensionato nel caso dell’auspicabile processo che URBrAiN ama chiamare rivoluzione culturale della mobilità della città di Palermo.

Sì, perché siamo in tantissimi a credere che i cittadini palermitani non vedano l’ora di poter fare a meno di comprare il pane in auto e, come scientificamente provato nel resto del mondo, amerebbero passeggiare lungo dei confortevoli, sicuri e verdi percorsi pedonali, e quello lungo il Giardino lineare di ia della Libertà, non avrebbe eguali.
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