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Quella lunga estate del ’62 in Sicilia: quando Alain Delon divenne (per sempre) Tancredi

Addio al "francese di nascita e italiano di cuore" che tanto doveva all’Italia, dove era decollata la sua carriera e a Luchino Visconti che aveva visto il suo potenziale

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 19 agosto 2024

Alain Delon e Claudia Cardinale al Castello di Solanto

Si è spento il 18 agosto 2024 a 88 anni Alain Delon, uno dei protagonisti più noti del cinema francese (e non solo). Indiscutibilmente bello ed elegante, sfrontato e affascinante, ha incarnato alla perfezione uno dei personaggi chiave del costosissimo capolavoro di Luchino Visconti Il Gattopardo - tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa - vincitore della Palma d’oro al 16° Festival di Cannes; pellicola che racconta la storia del declino dell’aristocrazia siciliana nel periodo del Risorgimento italiano e che è diventata anche uno dei simboli della Sicilia.

"Francese di nascita e italiano di cuore", così era solito definirsi Delon e tanto doveva all’Italia, dove era decollata la sua carriera professionale e a Luchino Visconti, che aveva intuito l’enorme potenziale del giovane attore d’oltralpe.

Alain aveva un volto capace di bucare lo schermo e per questo Visconti lo aveva voluto prima nel cast di "Rocco e i suoi fratelli" e poi ne "Il Gattopardo", per interpretare il ruolo di Tancredi Falconeri, nipote del Principe di Salina (Burt Lancaster), perdutamente innamorato di Angelica (Claudia Cardinale), figlia di un campiere arricchito.
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La pellicola, interamente girata in Sicilia, ad eccezione delle scene all’interno del palazzo di Donnafugata (che furono ricostruite nelle sale di Palazzo Chigi ad Ariccia) era stata frutto di oltre quindici mesi di lavorazione: un grande lavoro con comparse, truccatrici, fotografi, elettricisti… .

Le riprese erano cominciate nel 1961 e si erano concluse nel settembre del 1962, alla fine di una caldissima estate. E proprio nelle afose notti palermitane furono girate le scene del famoso ballo di Tancredi e Angelica, che dura ben 40 minuti, nello splendido salone di specchi e maioliche a Palazzo Gangi Valguarnera: faceva così caldo, anche per via delle luci di scena, che le candele nei lampadari si scioglievano e andavano continuamente sostituite, interrompendo le riprese. Visconti era un perfezionista; un regista severo, noto anche per le sue sfuriate sul set.

Tutti dovevano sottostare a una ferrea disciplina, i tecnici dovevano evitare qualsiasi rumore. Ecco dunque l’esigenza di mettere le candele vere nei numerosi lampadari invece che quelle di plastica con luce elettrica; di volere i guanti delle comparse sempre immacolati, di imporre a tutte le attrici e alle comparse di indossare il busto anche se Claudia Cardinale rischiava continuamente di svenire (si dice che il suo corpetto fosse legato talmente stretto che Alain Delon poteva stringerle la vita usando una sola mano).

Alain era un attore molto disciplinato, sapeva che lavorare con Visconti era una fortuna enorme e non voleva deluderlo. Nella sceneggiatura del film voluta da Visconti sarà Tancredi a dover pronunciare la celebre frase: “Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi".

Luchino Visconti chiedeva ai suoi attori di immergersi totalmente nel contesto storico e di immedesimarsi completamente nella parte.

Claudia Cardinale ricorda che il regista le ripeteva ad esempio all’orecchio di scambiare sguardi eloquenti e "baci veri" con Alain: voleva vedere l’amore impetuoso, la passione, il desiderio, negli occhi di due ragazzi infatuati che a fatica riescono a frenarsi, nascondendosi al controllo familiare, tra le centinaia di stanze del labirintico palazzo di Donnafugata.

Tra Delon e la Cardinale invece ci fu solo una grande amicizia: sul set nacque un legame affettuoso destinato a durare per sempre: “Il film ci ha unito molto” dirà la Cardinale.

Quando si sentivano al telefono lui esordiva con : "Ciao sono Tancredi" e lei rispondeva: "Ciao sono Angelica". I due attori si sono ritrovati spesso, sia sul lavoro che nella vita privata: sono apparsi insieme l’ultima volta nel 2010, al Festival di Cannes, in occasione del restauro della pellicola di Visconti, su iniziativa della fondazione di Martin Scorzese. Alain al tempo delle riprese de “Il Gattopardo” era fidanzato con la bellissima Romy Schneider, indimenticata interprete de "La principessa Sissi".

Si erano conosciuti nel 1958 sul set de “L’amante pura” e si erano legati dopo poche settimane. Lei sarebbe stata il suo primo grande vero amore e la relazione sarebbe durata 5 anni: lui l’avrebbe lasciata per sposare un’altra donna…Romy lo raggiunse in Sicilia, nell’estate del ’62, durante la lavorazione de "Il Gattopardo".

Una fotografia in bianco e nero immortala i due innamorati, in costume da bagno, in una pausa dalle riprese. L’isola aveva ancora quell’aspetto misterioso e selvaggio che poco tempo dopo sarebbe stato spazzato via dalla cementificazione selvaggia... .

Altre fotografie di quella gioiosa estate del 1962 ci restituiscono i volti sorridenti e spensierati di Alain e Claudia, così giovani e pieni di vita: quando non erano impegnati nelle riprese si divertivano a fare i turisti, a visitare il Duomo di Monreale o a salire a Monte Pellegrino a dorso di un mulo; oppure andavano in barca, facevano sci nautico, prendevano il sole: lei con un costume intero che ne disegnava il profilo sinuoso e perfetto, lui col fisico asciutto e uno slip bianco a righe scure (di discutibile gusto).

Altre fotografie ancora ritraggono i due giovani attori nella terrazza del castello di Solanto (che Visconti aveva affittato per ospitare il cast) oppure nella zona di Aspra al ristorante, durante la pausa pranzo: Claudia indossa un buffo cappello di paglia, che nella sequenza successiva è sulla testa di Alain.

Una fotografia scolastica ritrae Alain su un divano, in un salone di Villa Igiea, circondato da studenti e studentesse della terza D del liceo Garibaldi. Qualcuno di loro ricorda con nostalgia: "Alain Delon era simpatico, parlava bene l’italiano e aveva una macchina sportiva grigia a due posti che spesso si vedeva sfrecciare in via Ruggero VII".

Il film uscì nelle sale nel 1963 e portando Alain Delon al successo gli cambiò la vita. Solo 53 anni dopo, nel Settembre del 2016, Delon tornò di nuovo a Palermo, a palazzo Gangi, con una troupe francese, per le riprese del documentario "sulle tracce del Gattopardo" dell'emittente France 2: aveva 81 anni e incredulo e commosso si ritrovò nuovamente a sospirare di meraviglia varcata la soglia dello sfarzoso salone.

A riceverlo con tutti gli onori c’era la principessa Carine Vanni Mantegna di Gangi, proprietaria del palazzo. Fu quello l’ultimo accorato saluto, a un luogo che sicuramente, per svariate ragioni, gli era rimasto nel cuore.
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