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Qui i pilastri diventano strutture decorative: è uno dei palazzi più "iconici" di Palermo

Un edificio sorto su di un lotto complesso risolto magistralmente con una facciata costruisce uno dei fronti più iconici dell’intera città contemporanea

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 27 settembre 2023

Il palazzo di via Massimo D'Azeglio a Palermo

Nel ricco panorama urbano di edifici costruiti rapidamente nella seconda parentesi del boom edilizio a Palermo, Armando Barraja e Giuseppe Laudicina sono sicuramente tra i progettisti più raffinati ad aver tracciato con le proprie iconiche opere una diversa idea di architettura in città, decisamente ispirata alla promozione di valori estetici di alto profilo culturale.

Mai "mere costruzioni" di circostanza, bensì organismi metodologicamente ben composti in forma di tributo all’idea più alta di architettura, in cui funzione e statica non sono mai slegate da quell’idea di bellezza materica e armonica che, nello specifico, ha guidato la loro poetica combinata per circa un ventennio di avventure costruttive a doppia firma.

Formazioni differenti, a Palermo con Salvatore Cardella e Gianni Pirrone il primo, in Svizzera il secondo, la loro visione di un'architettura come tributo al progresso scientifico della disciplina compositiva sempre in accordo con il genius loci del territorio, si è palesata in centinaia di progetti soprattutto di edilizia intensiva e unifamiliare, vero e proprio loro retaggio ancor oggi autentica traccia da poter seguire anche nel capoluogo siciliano.
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Se l’interessante soluzione dell’edificio al termine della via Catania giunse come rilettura organica della lezione Lecorbusieriana, nell’ottimo edificio di via Massimo D'Azeglio 6, il chiaro riferimento è all’altro fondamentale maestro del Novecento che fu Louis Isidore Kahn.

Un edificio sorto su di un lotto complesso e con non poche limitazioni, risolto magistralmente con una facciata che attraverso l’attento studio elaborato in ultima analisi da Laudicina con abili mosse di valorizzazione di masse decorative, costruisce uno dei fronti più iconici dell’intera città contemporanea.

Lo fa attraverso quattro voluminose finte paraste binate ad aggettivare la mitezza dei soliti balconi "post-bellici", che si dipartono in forma di pilastri dal piano terreno per divenire interessanti strutture decorative minimali ma suggestive, vera immagine dell’intera composizione.

Bellezza sociale dell’arte costruttiva riversata per strada, la cui presenza nella stretta sezione stradale si amplifica attraverso la scelta monocromatica di un intonaco rosato per l’intero sviluppo dei nove piani.

È questo uno degli ultimi progetti di questo raro sodalizio professionale, dopo il quale le strade divise dei due progettisti, Laudicina - docente di Composizione - e Barraja di Architettura degli interni e arredamento, hanno proseguito a sedimentare opere preziose coltivando attraverso l’evoluzione del gusto personale un’unica idea di Architettura interamente votata a generare bellezza funzionale.

In una punteggiata narrativa di autentica poetica architettonica contemporanea, l’edificio di via D’Azzeglio si candida a rappresentarne uno dei più singolari punti notevoli.
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