Raccontano secoli di storia, i simboli delle saline sono a rischio: che succede a Trapani
Il loro fascino deriva oltre che da una bellezza architettonica e storica, dall’impatto scenografico sul paesaggio. Il progetto per il recupero va a rilento. Cosa sappiamo

Il Mulino delle Saline di Trapani
I mulini delle saline di Trapani, elementi iconici del paesaggio, che utilizzavano la forza del vento per pompare l'acqua di mare nelle vasche e per macinare il sale. Per loro oggi si lancia un grido d’allarme.
Si tratta di attrezzature capaci di raccontare secoli di storia e tradizioni legate all'estrazione del sale che oggi raramente sono integre, anche se molte di queste sono state restaurate e sono accessibili al pubblico, parte fondamentale della "Via del Sale" e dell'itinerario della Riserva Naturale Orientata Saline di Trapani e Paceco.
A chiedere aiuto è Vita Canino, proprietaria della Salina Galia-Canino, che ha una storia che risale al 1750, ed è beneficiaria del bando PNRR M1 C3 – 2.2, dedicato alla protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale.
Il progetto, finanziato dalla Regione Siciliana e gestito dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, ha come obiettivo il recupero di strutture storiche e identitarie. Il problema sollevato riguarda i ritardi burocratici e la mancanza di liquidità, che stanno mettendo tutto in discussione. «Ad oggi non abbiamo ricevuto l’anticipo previsto. I fondi non arrivano. I lavori sono fermi - denuncia la Canino -. La scadenza per la chiusura dei progetti è fissata al 31 dicembre 2025, ma la situazione è critica. Le procedure per l’erogazione dei SAL sono lente e complesse. I beneficiari, me compresa, non riescono a sostenere le spese. Senza liquidità è impossibile rispettare il cronoprogramma».
La richiesta di proroga è stata inviata al Ministero della Cultura, al Ministero dell’Economia e alla Regione Siciliana. Adesso la Canino chiede più tempo per completare gli interventi specificando che una proroga è necessaria e che senza di questa il rischio è vanificare gli investimenti già fatti, perché i progetti non possono essere portati a termine in queste condizioni.
Il Decreto del MEF del 6 dicembre 2024 prevede l’erogazione dei fondi entro trenta giorni dalla richiesta, ma questo, così come sollevato dalla Canino, non sta accadendo.
Le saline di Trapani sono un patrimonio unico. I mulini, simbolo della nostra storia, vengono abbandonati a loro stessi. L’amministrazione regionale che deve erogare il contributo non mostra interesse – aggiunge ancora nella sua denuncia -. Nel territorio comunale, i mulini ancora in piedi si contano sulle dita di una mano. La ristrutturazione richiede maestranze specializzate. Le cupole e le pale in legno non si trovano facilmente. Servono tempi più lunghi e risorse certe».
Si tratta di una richiesta chiara, tesa a spiegare che senza interventi urgenti il paesaggio rurale rischia di perdere pezzi fondamentali. «La Regione deve velocizzare le pratiche. E deve chiedere al Governo e all’Unione Europea una proroga del bando. Se non si agisce subito, le saline e i mulini sono destinati a morire».
La Canino conclude con un appello alla responsabilità istituzionale. «Non possiamo permettere che un patrimonio come questo venga cancellato dall’inerzia burocratica. Serve una risposta concreta. Serve volontà politica». Il problema è di natura tecnica, e la Regione Siciliana è pronta a chiarire. La spiegazione a questo stato di cose, che si concretizza in uno stallo, viene fornita dal dottor Mario La Rocca, dirigente generale del Dipartimento dei Beni Culturali e della Identità Siciliana, che evidenzia che in realtà a monte c’è una documentazione incompleta che più volte è stata richiesta al beneficiario, e che non è ancora pervenuta alla Regione.
«Già il 22 aprile scorso abbiamo fatto richiesta di integrazione documentale, poi ripetuta il 9 luglio, in attesa della sistemazione dei documenti, che però non sono ancora arrivati. Il 26 agosto ci è stata inviata una mail contenente gli atti, che tuttavia non andava ancora bene. Abbiamo raggiunto telefonicamente anche il tecnico del beneficiario, l’ingegnere Marrone, per spiegare come correggere i documenti e, infine, in data 17 settembre abbiamo scritto di nuovo. Le somme non possono essere erogate se le carte non sono a posto».
I mulini delle Saline sono esempi di archeologia industriale e una testimonianza storica dell'industria salicola siciliana. Alcuni di questi, come il Mulino delle Saline Ettore Infersa, sono stati restaurati e sono attivi e visitabili, offrendo un'esperienza educativa.
L’importanza di intervento per i mulini che necessitano di essere messi in sicurezza e ristrutturati è grande, perché consente loro di essere integrati nel tessuto turistico ed espositivo del territorio di competenza.
Il loro fascino deriva oltre che da una bellezza architettonica e storica, dall’impatto scenografico sul paesaggio, specialmente al tramonto, e dalla funzione di simboli di un'antica tradizione lavorativa legata alla produzione del sale con energie naturali.
Questi mulini, restaurati e poi visitabili, diventano elementi caratteristici delle saline siciliane, offrendo un'esperienza suggestiva e unica.
Si tratta di attrezzature capaci di raccontare secoli di storia e tradizioni legate all'estrazione del sale che oggi raramente sono integre, anche se molte di queste sono state restaurate e sono accessibili al pubblico, parte fondamentale della "Via del Sale" e dell'itinerario della Riserva Naturale Orientata Saline di Trapani e Paceco.
A chiedere aiuto è Vita Canino, proprietaria della Salina Galia-Canino, che ha una storia che risale al 1750, ed è beneficiaria del bando PNRR M1 C3 – 2.2, dedicato alla protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale.
Il progetto, finanziato dalla Regione Siciliana e gestito dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, ha come obiettivo il recupero di strutture storiche e identitarie. Il problema sollevato riguarda i ritardi burocratici e la mancanza di liquidità, che stanno mettendo tutto in discussione. «Ad oggi non abbiamo ricevuto l’anticipo previsto. I fondi non arrivano. I lavori sono fermi - denuncia la Canino -. La scadenza per la chiusura dei progetti è fissata al 31 dicembre 2025, ma la situazione è critica. Le procedure per l’erogazione dei SAL sono lente e complesse. I beneficiari, me compresa, non riescono a sostenere le spese. Senza liquidità è impossibile rispettare il cronoprogramma».
La richiesta di proroga è stata inviata al Ministero della Cultura, al Ministero dell’Economia e alla Regione Siciliana. Adesso la Canino chiede più tempo per completare gli interventi specificando che una proroga è necessaria e che senza di questa il rischio è vanificare gli investimenti già fatti, perché i progetti non possono essere portati a termine in queste condizioni.
Il Decreto del MEF del 6 dicembre 2024 prevede l’erogazione dei fondi entro trenta giorni dalla richiesta, ma questo, così come sollevato dalla Canino, non sta accadendo.
Le saline di Trapani sono un patrimonio unico. I mulini, simbolo della nostra storia, vengono abbandonati a loro stessi. L’amministrazione regionale che deve erogare il contributo non mostra interesse – aggiunge ancora nella sua denuncia -. Nel territorio comunale, i mulini ancora in piedi si contano sulle dita di una mano. La ristrutturazione richiede maestranze specializzate. Le cupole e le pale in legno non si trovano facilmente. Servono tempi più lunghi e risorse certe».
Si tratta di una richiesta chiara, tesa a spiegare che senza interventi urgenti il paesaggio rurale rischia di perdere pezzi fondamentali. «La Regione deve velocizzare le pratiche. E deve chiedere al Governo e all’Unione Europea una proroga del bando. Se non si agisce subito, le saline e i mulini sono destinati a morire».
La Canino conclude con un appello alla responsabilità istituzionale. «Non possiamo permettere che un patrimonio come questo venga cancellato dall’inerzia burocratica. Serve una risposta concreta. Serve volontà politica». Il problema è di natura tecnica, e la Regione Siciliana è pronta a chiarire. La spiegazione a questo stato di cose, che si concretizza in uno stallo, viene fornita dal dottor Mario La Rocca, dirigente generale del Dipartimento dei Beni Culturali e della Identità Siciliana, che evidenzia che in realtà a monte c’è una documentazione incompleta che più volte è stata richiesta al beneficiario, e che non è ancora pervenuta alla Regione.
«Già il 22 aprile scorso abbiamo fatto richiesta di integrazione documentale, poi ripetuta il 9 luglio, in attesa della sistemazione dei documenti, che però non sono ancora arrivati. Il 26 agosto ci è stata inviata una mail contenente gli atti, che tuttavia non andava ancora bene. Abbiamo raggiunto telefonicamente anche il tecnico del beneficiario, l’ingegnere Marrone, per spiegare come correggere i documenti e, infine, in data 17 settembre abbiamo scritto di nuovo. Le somme non possono essere erogate se le carte non sono a posto».
I mulini delle Saline sono esempi di archeologia industriale e una testimonianza storica dell'industria salicola siciliana. Alcuni di questi, come il Mulino delle Saline Ettore Infersa, sono stati restaurati e sono attivi e visitabili, offrendo un'esperienza educativa.
L’importanza di intervento per i mulini che necessitano di essere messi in sicurezza e ristrutturati è grande, perché consente loro di essere integrati nel tessuto turistico ed espositivo del territorio di competenza.
Il loro fascino deriva oltre che da una bellezza architettonica e storica, dall’impatto scenografico sul paesaggio, specialmente al tramonto, e dalla funzione di simboli di un'antica tradizione lavorativa legata alla produzione del sale con energie naturali.
Questi mulini, restaurati e poi visitabili, diventano elementi caratteristici delle saline siciliane, offrendo un'esperienza suggestiva e unica.
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