STORIA E TRADIZIONI
Se in Sicilia abbocchi (all'amo) sei un "buddace": perché nell'Isola diciamo così
Il "buddace" ha bocca larga e stupita per aspirare tutto ciò che incontra e questa caratteristica a volte rappresenta il suo stesso amo: perché nell'Isola si dice così

Perché in Sicilia si dice che sei un "buddace"
Fino a quando, quello stupore non rappresenta il suo stesso amo.
Parliamo di un pesce, ma non uno qualunque, il buddace; alter ego acquatico del messinese.
In italiano chiamato “serranuys scriba - sciarrano”, per la presenza di striature che ricordano la trama di un disegno o antiche scritture, è infatti l’appellativo dato ai messinesi.
Una ngiuria (soprannome o nomignolo offensivo) per la loro indole chiacchierona, propensa ad abboccare e credere a qualunque cosa.
Testimonianza di questa inclinazione l’abbiamo anche in “U buddaci” l’ultimo periodico messinese antifascista.
Nel primo numero si legge: “Lu buddaci è un pesce che vive alla giornata; esso è dotato di una grossa testa e di una bocca grande e piena capace di inghiottire le cose più strane senza alcuno sforzo.
Alla stessa specie appartengono i messinesi o buddaci perché creduloni, chiacchieroni a vuoto e politicamente indifferenti…”.
Il pesciolino dello Stretto, dunque, rappresenta ormai la personalità del messinese e sembra che il legame con questo pesce risalga ai tempi di San Paolo.
Secondo l’antropologo messinese Salvatore Cicero, il Santo era legato alla città siciliana vi faceva tappa durante la spola dei suoi viaggi in Palestina.
Ogni volta che arrivava, ad accoglierlo c’era una vasta folla. Ma un giorno, non si sa perché, giunto a Messina ha davanti la desolazione.
Non una persona a dargli il benvenuto. Stranito, chiede ad alcuni pescatori dove sono tutti.
Al che, i lupi di mare - tra una rete e l’altra - rispondono indicando il pescato del giorno: i buddaci.
Gesto al quale segue l’esclamazione: “Eccoli là… i messinesi!”.
Leggenda o storia buddaci ha anche una testimonianza architettonica nella vita dei messinesi.
Il pesce, anzi due, a bocca spalancata spiccano sulla facciata di Palazzo Zanca a Messina, sede del Municipio.
A quanto pare, l’architetto Antonio Zanca che ha l’incarico nel 1914 di curare il progetto di ricostruzione fa aggiungere i buddaci al posto di una coppia di delfini.
Il gesto sarebbe una rivalsa verso i messinesi per il mancato compenso durato anni.
L’appellativo, che sia frutto di rivincita o casualità religiosa, rimane attaccato addosso ai messinesi come una di quelle figurine da collezione che nel tempo si consumano e mantengono la stessa posizione all’interno del suo album.
Ma lungi dall’avere solo un’essenza negativa o volta a ridicolizzare, buddace rimane solo un nomignolo accanto al quale esiste anche un’altra nomea che vuole i messinesi intelligenti e ospitali.
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