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Sei a Palermo ma qui ti senti a Jurassik Park: dove si trova la nuova "Sala dei Dinosauri"

Uno dei più importanti musei geologici nazionali, famoso a livello mondiale per la sua grande collezione di reperti e fossili, si rinnova con un nuovo restyling

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 31 marzo 2023

Carnotauro al Museo Gemmellaro di Palermo

A Palermo la paleontologia è di casa, seppur sono poche le persone a saperlo. Innumerevoli scoperte sono infatti avvenute nelle montagne che circondano la città, alcune anche di rilevanza internazionale.

Non sono stati solo però i ritrovamenti a rendere Palermo una delle città più importanti dal punto di vista paleontologico, ma anche i suoi musei hanno avuto una certa importanza.

Fra questi c’è il Museo geologico "G. G. Gemmellaro", che conserva diversi reperti provenienti da molte epoche diverse.

Principalmente noto per conservare i ritrovamenti siciliani e i suoi noti elefanti nani, questo museo da qualche tempo ha cominciato ad espandere la propria collezione e ad aprirsi notevolmente alla contemporaneità, ospitando mostre che prima era impossibile immaginare di vedere a Palermo.

Tra queste c’è una ricca collezione di dinosauri, che farà felici i bambini come tanti adulti cresciuti a pane e Jurassic Park.
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Nella maggioranza dei casi non si tratta di reperti di origine strettamente siciliana, ma di ricostruzioni che provengono da varie parti del mondo e che permettono di rivivere i fasti di questi grandi rettili.

Le ricostruzioni di questi animali in verità erano giunte in città tempo fa, venendo ospitati per alcuni anni presso le serre dell’Orto Botanico dell’Università degli studi di Palermo, ma furono successivamente spostati presso le sale del museo dopo un periodo di mediazione.

Recentemente però le sale in cui erano stati esposti questi grandi animali hanno subito nuovamente un piccolo restyling e ora è possibile vederli in una esposizione graficamente moderna e dal rinnovato impatto scenico.

Le specie in questione sono un Carnotauro (in foto), un grosso teropode carnivoro vissuto circa 70 milioni di anni fa alla fine del Cretacico, che presentava come peculiarità in paio di piccole corna sopra orbicolari, da cui deriverebbe il nome, un’Anhanguera, uno pterosauro del Cretacico Inferiore, e un Thecodontosaurus, un dinosauro primitivo risalente al Triassico che viveva in piccoli gruppi circa 200 milioni di anni fa.

All’interno della sala dei dinosauri e nel resto del museo però i reperti e le ricostruzioni della fauna mesozoica non finiscono di certo qui.

A fare compagnia a questi fossili, oltre a tanti reperti, c’è anche una mandibola di Tirannosaurus rex, uno dei più grandi predatori terrestri ad essersi mai evoluto, la ricostruzione di un Crylosofaruro, i fossili di un grande abelisauride proveniente dal Kem Kem africano e la ricostruzione completa di un cranio di Velociraptor, reso noto dal film di Jurassic Park.

I lavori di ricollocamento dei calchi e delle ricostruzioni hanno impegnato i curatori del museo per qualche settimana, ma ora la sala dei grandi rettili - che coincide con la vecchia sala Enzo Burgio, che presenta anche alcuni campioni di roccia dell'isola Ferdinandea, emersa e sommersa nel cuore del canale di Sicilia nel 1831- risulta più accogliente e densa di cose da vedere.

Con la mostra permanente dedicata ai dinosauri, il Gemmellaro promette quindi di soddisfare le curiosità inerenti a questi grandi rettili del passato ancora per molti anni a venire e offre al pubblico palermitano e ai molti turisti di passaggio anche l’opportunità di osservare e studiare i resti ritrovati in Sicilia, che presentano l’antica fauna e la flora preistorica della nostra isola al centro del Mediterraneo.

Il Gemmellaro è infatti noto per essere uno dei più importanti musei geologici nazionali ed è rinomato a livello mondiale per la sua grande collezione di reperti, che spaziano dall’Olocene – l’epoca attuale – alle ere più lontane.

Presenti infatti all’interno di questo museo abbiamo la ricostruzione della mandibola più grande al mondo, appartenuta a Carcharodon megalodon, squalo vissuto tra i 50 e i 2 milioni di anni fa, ricostruita sulla base di un reperto ritrovato in Sicilia dai ricercatori del Museo, come una ricca collezione relativa ai già citati elefanti nani siciliani, che risultano essere stati i più piccoli proboscidati ad essersi evoluti nella lunga storia della Terra.

All’interno delle sue sale è possibile inoltre osservare i fossili rappresentativi dell’antica fauna preistorica di Monte Pellegrino e uno dei pochi calchi dei graffiti rupestri della Grotta dell’Addaura, fondamentali per comprendere la storia evolutiva della cultura e della consapevolezza dell’uomo, risalenti a 20.000/13.000 anni fa.

Inoltre il museo rappresenta l’ultima dimora del più antico reperto umano scoperto della Sicilia, ovvero la famosa Thea, scoperto ad Acquedolci nella grotta di San Teodoro, e possiede un’enorme quantità di reperti fossili provenienti dalla grotta dei Puntali, che seppur furono scavati dallo stesso Gemmellaro nella seconda metà dell'800, risultano ancora oggi una fonte inesauribile di studi.

Da sottolineare sono anche gli sforzi che stanno spendendo i curatori e gli amministratori del museo per permettere a tutti di usufruire di questi reperti e di innalzare il livello della divulgazione scientifica presente in città.

Il rinnovo degli allestimenti dei dinosauri come la scelta di possedere diversi calchi tratti dai fossili originali seguono infatti una chiara dichiarazione di intenti, volta a migliorare la capacità espositiva del museo e la promozione culturale del capoluogo siciliano.

Per esempio, le ricostruzioni del Thecodontosaurus e del Carnotauro che è possibile osservare a Palermo sono uno dei pochi presenti in tutto il mondo.

Il primo modello in particolare è letteralmente unico, in quanto lo si può ammirare solo in altri due musei del mondo: il museo di Bristol in Inghilterra e l’Oertijdmuseum in Olanda.

Un vanto di cui l’intera cittadinanza dovrebbe andare fiera, ma che purtroppo è sconosciuta ancora a molti.
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