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Sembra una barzelletta ma non lo è: in Sicilia si lavora di più ma si è più poveri

È una triste verità con cui fare i conti: il tasso di disoccupazione in Sicilia è diminuito ma ci sono meno soldi. Come è possibile? Resta quella sensazione di girare a vuoto

Balarm
La redazione
  • 7 novembre 2018

In pratica l'occupazione migliora dell’1,4% (che cifre eh?) scende quindi il tasso di disoccupazione del 18,8%) ma si indeboliscono i consumi familiari del +0,6%: in parole povere (come noi) dal 2007 a oggi sono più che raddoppiate le famiglie in condizioni di povertà.

Quante sono quindi? In Sicilia queste famiglie sono quasi 850mila. Sono, allargando la prospettiva, due milioni e 360mila le persone povere a sud e nelle Isole.

Significa poco più di sei milioni di lavoratori - compresi quelli in nero - su 21 milioni di abitanti: 3 milioni in meno rispetto alle regioni "sviluppate"

La produzione dell’attività industriale rallenta e l’economia è in freno: questi dati e queste analisi sono frutto del "Report Sud edizione 35" di Fondazione Curella e Diste Consulting, un report che non può che infrangere il sogno di crescita paventato prima dell'estate.

Secondo i risultati dell’indagine che è stata simpaticamente intotlata "Frenata" il 2018 farà registrare a Palermo un incremento del prodotto interno lordo dello 0,9%: meno di quello del 2017 (+1,4% secondo l’Istat).
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L'occupazione dovrebbe migliorare dell’1,4% (grazie forse al Jobs Act) con la creazione netta di 85 mila posti di lavoro, e grazie alla Puglia e alla Campania, mentre il tasso di disoccupazione subirà una limatura scendendo al 18,8%.

E mentre al centro e al nord si contano 650mila occupati in più rispetto al 2007, a sud ne mancano 260mila occupati: "il tasso di disoccupazione la riconquista dei livelli pre-crisi è lontana, nel 2007 gli indicatori erano pari all’11% nel Sud-Isole e al 4% nel Centro-Nord".

«È comunque un errore pensare al Mezzogiorno come una realtà nella quale dare sussidi - fanno sapere i responsabili del Report - pur nella consapevolezza che qualcosa bisogna fare per coloro che versano in situazione di difficoltà».

«È un errore se a fianco non vi sono politiche per l’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area».

Il Mezzogiorno sta subendo un processo di spopolamento accelerato e sono necessari investimenti importanti, a cominciare dalle infrastrutture che in questa recente manovra non si vedono».

Guardando al 2019 le proiezioni scontano un ulteriore rallentamento diffuso a tutte le variabili macroeconomiche, con il Pil stimato in aumento dello 0,7%, pari a due decimi di punto in meno del 2018.
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