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Si chiama "Cinema Trieste" ma è vicino a Palermo: da qui viaggi in un altro mondo

Vi portiamo in una sala dove l’esposizione immersiva è già di per sé un museo nel museo, ancor più ricco di elementi, ognuno dei quali racconta una sua storia

Sara Abello
Giornalista
  • 6 agosto 2023

«In Sicilia le chiamiamo fissarie, altrove sono installazioni» - è così che vi accoglie Michelangelo Balistreri nel baglio del Museo dell’Acciuga e delle Arti Marinare, fondato col fratello Girolamo ad Aspra.

E come dargli torto?! Del resto è stato lo stesso Vittorio Sgarbi a definire questa realtà come il più importante dei musei dell’arte contemporanea italiana, e Sgarbi si sa che non va mai contraddetto.

La storia del museo è nota ai più e non a caso sin qui giungono visitatori da tutto il mondo, ma proprio tutto davvero, persino turisti giapponesi perchè, come ha detto uno di loro: «Questo è l’unico museo al mondo dove entri da estraneo ed esci da parente».

È difficile per me infatti raccontare o provare addirittura a catapultarvi dentro questa dimensione, facendovi vivere questa esperienza a distanza. Eppure ci proverò.

La visita guidata offerta dal vulcanico Michelangelo trasforma infatti quello che altrove sarebbe stato un processo statico, in un vero e proprio viaggio, attraverso tempo, persone e luoghi della memoria.
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Qui il turista diventa attore protagonista di un percorso nella tradizione che torna a vivere tra le sue mani e nelle sue azioni.

Facile a dirsi...ma io l’ho vissuto e mi sono ritrovata a spargere sale su una latta di acciughe insieme ad una famiglia siculo-ucraina. Ve lo immaginate?! Neanch’io ci crederei se non avessi le prove fotografiche.

Lo stupore e la sorpresa accompagnano i visitatori lungo tutto il percorso, tra canzoni, poesie, aneddoti che la specialissima guida offre, per culminare in un momento che di emozioni ne scatena tante e, confesso, fa "gocciolare" anche un po’ gli occhi, come solo il cinema di Giuseppe Tornatore sa fare.

Che siate baarioti doc o meno, alle scene di Philippe Noiret un po’ di cedimento lo si manifesta per forza.

Concluso infatti il percorso all’interno delle sale dedicate all’arte marinara in tutte le sue declinazioni, dopo aver attraversato il baglio con la piazza dedicata a Filippo Salvi, giovane maresciallo dei Ros morto nel 2007, poco distante da lì, proprio nell’adempimento del suo dovere, e a cui Michelangelo è stato il primo a rendere omaggio non solo con l’intitolazione della piazza, ci si avvia in un vialetto che di lì a poco vi catapulterà in un altro mondo.

Una grande persiana bianca, di proprietà della famiglia Tornatore e donata proprio dalla madre di Peppuccio al museo, si spalanca d’improvviso, lì Michelangelo che recitando una poesia vi catapulta dentro la ricostruzione di un piccolo e ricco cinema, come già preannuncia l’insegna esterna “Cinema Trieste”.

Una sala dove l’esposizione immersiva è già di per sè un museo nel museo, ancor più ricco di elementi, ognuno dei quali racconta una sua storia.

Alle pareti una serie di fotografie di Mimmo Pintacuda, per certi versi l’iniziatore di Tornatore al cinema, locandine di "Nuovo Cinema Paradiso", i pannelli con alcune scene del backstage di "Baaria", e poi tutta una serie di fotografie tra le quali ne spicca una con lo stesso Michelangelo Balistreri che ha partecipato come comparsa alla pellicola dedicata a Bagheria.

Un museo nel museo vi dicevo, sì perchè dalle tre file di sedie recuperate da vecchi cinema di Altavilla Milicia, Ficarazzi e Camporeale che si trovano al centro della stanza, è possibile guardare il trailer di Baaria e un montaggio di un paio di minuti con le scene iconiche di Nuovo Cinema Paradiso.

Tutto intorno le grandi ricostruzioni delle sculture dei mostri di Villa Palagonia, andate perdute nei secoli, e ricreate dallo scenografo baarioto Giuseppe Mineo per il set tunisino di Baaria.

Tra queste anche la riproduzione della Chimera magicamente scomparsa dalla “villa dei mostri” e poi ritrovata pochi anni fa ad Odessa, sottoposta a chissà quale sorte dato l’attuale stato di guerra, chè di sti tempi a saperlo che ne è stato.

Se pensate che tutto ciò sia ancora poco, sappiate che tra le donazioni ricevute dai fratelli Balistreri, che contribuiscono a creare l’atmosfera coinvolgente della sala, vi è un antico videoproiettore proveniente proprio dal Cine Trieste che si trovava in via Andrea Scordato ad Aspra.

Dentro questa sala, sebbene l’espressione sembri riduttiva, dedicata al cinema in generale e soprattutto a quello di Giuseppe Tornatore, vi sono persino delle bobbine con le scene tagliate de "L’uomo delle stelle" e "La leggenda del pianista sull’oceano".

E se ancora non vi basta, c’è una collezione di antichi suppellettili da cucina che vengono periodicamente offerti in prestito agli innumerevoli set di film girati sull’isola.

Non solo tanti turisti ma anche tantissimi registi hanno fatto del Museo dell’Acciuga meta della propria visita, impossibile farne a meno dato che è uno scrigno che in sè raccoglie una miriade di unicità che, restituendovi gli occhi sorpresi dei bambini, vi farà guardare intorno ad ogni angolo, scorgendo sempre qualcosa di incredibile.

Uno di quei luoghi da visitare più di una volta sicuramente per poter comprendere e osservare con l’attenzione che meritano tutte le sue collezioni e poi, non secondari, i racconti di Michelangelo che sono troppi per esaurirsi in una sola visita, per non dire vita.

Il baglio del museo è esso stesso un set cinematografico a cielo aperto: recuperate vecchie persiane delle case dei pescatori, barche, reti, una piccola oasi che restituisce la storia del borgo marinaro.

Tempo fa ha fatto davvero da set, ad esempio al videoclip di “Canzoni che voglio dimenticare” del musicista bagherese Martin Arcobasso.

Un vero e proprio omaggio all’arte, alla musica, al cinema e in particolare a quello di Giuseppe Tornatore, per i baarioti semplicemente Peppuccio, che alla Sicilia ha sempre regalato capolavori senza tempo. Non solo videoclip ma anche film, come il documentario “Vite da sprecare”, recentemente uscito, con la regia di Giovanni Calvaruso.

Un luogo che è pura fonte d’ispirazione. Una cosa alla quale tiene particolarmente la famiglia Balistreri è quella di non trasformare il museo in un “centro commerciale”, per questa ragione è raro che si facciano visite di massa.

Così si annienterebbe quello spirito del viaggio all’interno di questa sorta di dimensione parallela, che deve lasciare impressi nella memoria del visitatore dei veri e propri fotogrammi, questi i veri souvenir di ricordo.

In questo momento e per tutta l’estate, all’interno della sala del cinema del Museo dell’Acciuga e delle Arti Marinare è possibile visitare anche un’esposizione di tele, realizzate dai membri dell’associazione CalaPanama, che rappresentano alcuni dei film ambientati in Sicilia.

Una ragione in più per vivere quest’esperienza, più che una semplice visita. I racconti di Michelangelo annientano persino il caldo di sti tempi, provare per credere.

Vi avevo anticipato che sarebbe stato complesso assai riuscire a trasferirvi con le mie parole il sentire che si prova varcato il cancello di questo museo che, come annuncia il suo anfitrione.

«Ti insegna a non giudicare, perchè è non giudicando che conosci le persone» - e mi permetto di aggiungere, anche le loro storie.

Io stessa, con un senso neanche tanto lieve di vergogna, devo ammettere che non avevo mai visitato prima di qualche giorno fa il Museo dell’Acciuga e delle Arti Marinare, nonostante Aspra sia casa, adesso posso certamente affermare che quelle trascorse lì sono state ore più che ben spese e da ripetere presto.
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