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Tra i filari siciliani con il suo Volkswagen bus: Gianfranco, l'amante (curioso) del vino

Palermitano e appassionato di vino, la sua idea ha avuto gestazione nell’enoteca con piccola cucina aperta nel lontano 2003 in via Alloro, nel cuore della Kalsa araba

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 16 febbraio 2022

In vino veritas, ed è seguendo questo antico principio che Gianfranco Cammarata – un passato da perito in telecomunicazioni - ha viaggiato tra i filari di Sicilia alla ricerca della magia atavica che si nasconde dentro un bicchiere di vino, dalle radici agli acini fino al calice, passando per una storia millenaria fatta di uomini e terra.

In viaggio tra i filari non è soltanto un itinerario nelle campagne, è un progetto immaginifico dell’anima, è un percorso intrapreso per conoscere e scoprire i luoghi dove le vigne sono scrigni di sapere, oltre che di sapori, perché laddove non c’è sapienza non c’è cultura e dove non c’è cultura il vuoto è uno spazio libero arido in cui non cresce nulla.

Dal 2008 cantine e vigne raggiunte inizialmente a bordo di una mitica Vespa e successivamente, altra genialata, a bordo di un pezzo della storia automobilistica mondiale che diventa il vero testimonial trasportando questa idea tanto semplice quanto ben progettata e organizzata: l’inconfondibile Volkswagen bus anni 70 arancio e bianco – sul quale ho avuto l’onore di salire - lontanissimo dalla velocità dei nostri mezzi ma, perfetto per l’andamento lento necessario a percorrere le vie della scoperta.
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Un’idea che ha avuto la sua gestazione nell’enoteca con piccola cucina aperta nel lontano 2003 – anticipatore e antesignano delle versioni odierne - in via Alloro, nel cuore della Kalsa araba palermitana dove, paradossalmente, il vino anticamente era proibito berlo.

Mentre sceglieva le bottiglie per i suoi clienti, all’inizio di una produzione esclusivamente regionale, cresceva quella curiosità mista ad esigenza di mestiere che lo ha portato a girare in lungo e largo tutta l’isola, foto raccontando con le immagini ettari ed ettari di filari, fino a farlo diventare un personaggio social seguito da oltre diecimila follower su instagram tra appassionati e addetti a lavori.

Una curiosità innata la sua, amante delle novità ma anche della bellezza in senso amplificato che contempla l’estetica delle cose, ma deve avere il cuore nella sostanza, potandolo ad andare sempre a fondo alle cose la dove sono le radici.
Il vino è diventato il suo fil rouge, passando dall’enoteca al nuovo ristorante due esperienze che si sono concluse entrambe regalandogli quella competenza che alla fine lo ha condotto a questo viaggio inevitabile.

«Volevo vedere dove tutto nasceva - racconta -, dove erano le terre, i luoghi, le piante ma, più di ogni altra cosa, volevo conoscere le persone, parlare con chi metteva le mani dentro i terroir e da li tirava fuori quello che io avevo versato per oltre dieci anni nei bicchieri, volevo che io per primo potessi ascoltare la voce del vino, le parole e il racconto che scende dalla bottiglia».

I filari sono un racconto orizzontale equo e di comunità: che siano di vite, di ulivi, di orti o di allevamenti e filiere hanno tutti la stessa matrice, provengono dal fare dell’uomo e dal suo sapere, da quelle tradizioni che si sono evolute nel tempo con la ruralità e seguono le stagioni ma anche l’innovazione, laddove questa si integri con la qualità.

Dal 2008 ad oggi - e quindi da più di un decennio -, da quando ha collaborato all’edizione della guida che va al Vinitaly, ha visto cambiare il mondo del vino siciliano, alcune realtà emerse dal nulla e diventate eccellenze, altre rinnovate e consolidate, altre ancora scomparse inghiottite dalla regole del mercato o dalla mancata capacità imprenditoriale.

La verità è che per fare un prodotto di eccellenza devi sporcarti seriamente le mani, devi assaggiare la terra, affondare i piedi nel fango, non basta la passione se non ci metti anche tutto l’impegno che richiede e spesso nemmeno questo basta, perché la natura è quella che è, le annate non ripagano sempre lo sforzo e gli investimenti. Fare del buon vino è difficile!

Lui ha investito così il suo tempo, le sue energie, i suoi obiettivi e confidenzialmente mi ha confessato “non finisce mica tutto qui” anche senza anticiparmi nulla, immaginando che sarà un altro viaggio ancora e non so dove, perché Gianfranco è un anima semplice, profonda, in bilico tra la terra che percorre e il cielo che gli sta sopra, in mezzo poi c’è tutto il resto.

E come recita il suo pay off: per parlare di vino, bisogna raccontare ciò che accade fuori dal bicchiere.
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