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Tra i luoghi meno conosciuti di Vendicari: la Cittadella dei Maccari, tra storia e natura

Frequentato d'estate, nei rimanenti nove mesi dell’anno cade nell’oblio. Eppure, in un paio d’ore di camminata, permette di fare un viaggio nella storia a ritroso nel tempo

  • 27 agosto 2021

La Riserva Naturale Orientata di Vendicari si trova lungo la costa tra Noto e Pachino, ha vari accessi ed una rete di sentieri adatti a tutti. Si può camminare in tutte le stagioni, anche in estate, evitando le ore calde.

Ogni periodo ha le sue peculiarità, dalle numerose fioriture all’avvicendarsi degli uccelli migratori. Gli insediamenti umani di varie epoche, sparsi in tutta la zona, testimoniano l’importanza strategica di questo territorio nei secoli passati.

Un accesso poco conosciuto, o quanto meno, frequentato prevalentemente d’estate per il mare, è quello di Cittadella dei Maccari, all’estremità meridionale della Riserva.

Nei rimanenti nove mesi dell’anno cade nell’oblio, eppure in un paio d’ore di camminata, permette di fare un viaggio nella storia e nella natura a ritroso nel tempo e scoprire delle vere e proprie chicche nascoste, inspiegabilmente sconosciute a molti, anche tra i residenti della zona.
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L’ingresso a tutta l’area protetta prevede il pagamento di un biglietto e, una volta entrati, da un unico viottolo che costeggia il mare in pochi minuti si può raggiungere sia la spiaggia che le Case Cittadella, una masseria con palmento di proprietà dell’Azienda Forestale che si affaccia sul mare da una posizione privilegiata.

Alle spalle dell’edificio inizia il sentiero che permette di esplorare il piccolo promontorio lungo circa un chilometro, una penisola stretta tra la spiaggia ed i pantani, sede di importanti insediamenti archeologici.

Meta finale della camminata è la Trigona, una cuba bizantina a tre absidi del VI secolo d.C., rimasta integra fino ad oggi forse perché inglobata da altri caseggiati più recenti. Nei dintorni della chiesa paleocristiana, ben indicate dalla segnaletica, si trovano delle necropoli sotterranee dello stesso periodo.

Le vestigia, oggetto di studi di Paolo Orsi, e prima ancora della curiosità del viaggiatore francese Jean Houel nel ‘700, sono le uniche rimaste di un insediamento bizantino, un vero e proprio villaggio in cui si contavano almeno quattro edifici religiosi, abbandonato dopo le prime incursioni arabe.

Si sviluppava in una posizione invidiabile, all’estremità settentrionale della balza che sovrasta il complesso di aree umide Scirbia-Sichilli- Roveto, tre pantani fusi a formare un unico lago costiero. Lungo il sentiero principale alcune deviazioni permettono di raggiungere i margini dei pantani e, mimetizzati dentro uno dei capanni, ammirare i movimenti austeri dei fenicotteri rosa, ospiti frequenti della Riserva. Facili da avvistare anche aironi e garzette ai margini dei canneti.

La spiaggia, ben visibile in tutta la sua lunghezza dal sito della Trigona, si estende senza soluzione di continuità da Cittadella fino alla Tonnara. Un unico tombolo sabbioso tra il mare e i pantani, lungo più di tre chilometri, che forma due ampie insenature, di fronte l’isolotto di Vendicari, molto vicino alla costa e grande poco più di uno scoglio.

La fruizione della spiaggia è concessa però solo nei due opposti tratti iniziali, il resto è stato interdetto per permettere la nidificazione del fratino, una specie minacciata proprio dalla massiccia invasione degli arenili. È comunque percorribile il sentiero retrodunale che si sviluppa a margine di un’ampia fascia di vegetazione a macchia mediterranea. Si tratta di un habitat unico, fragile, e prezioso per la biodiversità.

Questo di Cittadella è forse il tratto più esteso e meglio conservato di tutta la Sicilia che ci permette di immaginare come dovevano essere le nostre coste appena un secolo fa. Le specie botaniche facilmente osservabili sono pressappoco quelle citate da D'Annunzio ne “La Pioggia nel pineto”, dai mirti divini, alle tamerici salmastre ed arse, dai ginepri folti di coccole aulenti alle ginestre fulgenti di fiori accolti.

Sulla sabbia fioriscono i gigli marini, le euforbie, le violaciocche, i fiordalisi delle spiagge e numerose altre specie tutte di ambienti aridi e salmastri. Chi non è di queste zone rimane colpito dalle numerose "palle di mare". Sono fibre di posidonia appallottolate dalle onde e spiaggiate insieme al fogliame di questa importante pianta acquatica chiamata erroneamente alga.

L'incanto di questi luoghi, scampati più volte a serie minacce di distruzione, tra cui la costruzione di un polo petrolchimico, merita più di uno sguardo fugace. Dedicare un paio d’ore alla loro esplorazione, anche dopo una giornata di mare, non lascerà indifferenti, anche senza essere esperti di archeologia o di avifauna.

Tanta bellezza che abbiamo ricevuto in prestito dai nostri figli è un bene fragile, un bene che abbiamo il dovere di conoscere, custodire e restituire meglio di come lo abbiamo trovato.

Come arrivare
Dalla S.P. 19 Noto Pachino, seguire le indicazioni per il Villaggio San Lorenzo poi continuare a sinistra fino a quando si imbocca la IX strada che conduce fino al parcheggio nei pressi dell’accesso alla Riserva.
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