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Tra le meraviglie più preziose di Sicilia: una fortezza strategica diventata "casa" nobiliare

Vi portiamo tra i saloni di un palazzo storico della monumentale Taormina. La prima pianificazione edilizia risale al periodo della dominazione araba sull'Isola

Livio Grasso
Archeologo
  • 1 gennaio 2023

Palazzo Corvaja a Taormina (foto di Giovanni Dall'Orto - da Wikipedia)

Perla monumentale di Taormina, il Palazzo Corvaja rappresenta una delle meraviglie architettoniche più preziose del versante messinese. La prima pianificazione edilizia risale al periodo della dominazione araba sull'Isola.

In principio, infatti, la struttura era costituita da una poderosa torre a forma di cubo che ancora oggi appare visibile.

Quest’ultima, a giudizio degli studiosi, riprende i canoni stilistici della sacra "Al Ka Bah". Secondo le fonti storiche, il torrione fu realizzato nell’ XI secolo per ragioni di carattere strategico e difensivo.

Sotto la reggenza normanna, invece, al primigenio complesso militare fu aggiunto un ulteriore corpo di fabbrica che si sviluppa sulla sinistra del portone d’ingresso. Denominato “Ala del Maestro Giustiziere”, per molti anni fu un ambiente destinato all’esecuzione delle sentenze.

In alto, precisamente sopra il portale, si staglia lo stemma della famiglia a cui ne era stata conferita la proprietà. A tal riguardo, siamo a conoscenza che Federico II di Svevia concesse tale privilegio ad un certo Don Juan Termes.
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La donazione, a quanto pare, ebbe luogo nel lontano 1209 in occasione dell’arrivo in Sicilia della regina Costanza d’Aragona, prima moglie del re svevo. Per di più, a partire dal XIV secolo il palazzo divenne sede giudiziaria sottoposta al controllo degli eredi di Termes.

Suscita particolare interesse pure la balaustra esterna della scala d’accesso, impreziosita da tre pannelli scolpiti in pietra di Siracusa.

Essi raffigurano la “Creazione di Eva mentre Adamo dorme”, “Il peccato originale con Adamo, Eva e l’albero con il frutto proibito” e “ La cacciata di Eva dal Paradiso e la condanna dell’uomo al lavoro”.

Di grande pregio, l’iscrizione che si scorge ai piedi di un’elegante bifora collocata nel cortile. Scritta in latino trecentesco risulta,altresì,contaminata dal dialetto locale: “Esto michi… locu refugii”. Tradotta letteralmente assume il significato di "Questo mi sia luogo di asilo".

Nei primi anni del Quattrocento, inoltre, fu costruito un maestoso salone che si affaccia sulla “Piazza Vittorio Emanuele”. Progettato su iniziativa di Antonio Termes ai tempi della regina Bianca di Navarra, fu il luogo deputato alle riunioni del Parlamento siciliano.

In più, esso presenta una fascia marcapiano che riporta un’incisione in lettere gotiche afferente alle quattro virtù cardinali: «Deum diligere prudentia est eum adorare iustitia».

La frase prosegue sul lato della facciata con «nullis in adversis ab eo abstrahi fortitudo est. Nullis in illecebris emoliri temperantia est et in his sunt actus virtutum». In lingua italiana restituisce il senso di «Prudenza è amar Dio», «Giustizia imitar Gesù», «Fortezza è non essere strappati a lui nelle avversità», «Temperanza è non essere infiacchito dalle tentazioni», «E in queste consistono gli atti di virtù».

Degno di nota anche il pentametro di Marziale che decora il lato del prospetto orientato verso "Porta Messina" : «Par domus est coelo sed minor est domino», ovvero «L’edificio è pari al cielo ma inferiore al Signore».

Ad ogni modo, dal 1538 al 1945 la titolarità del monumento fu detenuta dall’altolocata famiglia Corvaja. Al loro casato si attribuisce un restauro che si data al 1938.

Tuttavia le ultime modifiche furono apportate nel 1946 da Armando Dillon, architetto spagnolo che lo ristrutturò secondo gli stilemi del gotico fiorito siciliano.

Infine, di istituzione più recente, è la sala ottagonale progettata dall’ingegnere Giuseppe Sivieri nel 1950.
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