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"Tre miliardi scippati alla Sicilia e assegnati al Nord": quali opere rischiano lo stop

L'Isola potrebbe rinunciare ai fondi per l'alta velocità e per la manutenzione delle strade interne. Dopo la denuncia dei costruttori edili scoppia il caso politico

Balarm
La redazione
  • 27 maggio 2025

Un treno delle Ferrovie dello Stato

La Sicilia rischia di perdere opere su cui puntava per il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi, per accelerare lo sviluppo. Quali progetti resteranno nel libro dei sogni? Dall'alta velocità alla manutenzione delle strade interne, la lista è lunga.

La denuncia del presidente di Ance Sicilia, Salvo Russo, ha scatenato un putiferio. «Alla Sicilia, nell’incredibile silenzio pressocché generale, circa 3 miliardi di euro vengono sottratti e dirottati al Nord».

«Avevamo sperato in una decisa volontà dello Stato di fare sì che finalmente, dopo 25 anni, la Sicilia non fosse più l’ultima delle 240 Regioni europee assieme alla Guyana francese, terra d’oltremare in Sudamerica», commenta Russo.

E parla di «ennesima beffa, per la maggior parte in favore, ancora una volta, del già ricco Nord. Sembra di vivere un incubo, speriamo di svegliarci e di scoprire che è stato solo un brutto sogno».

Nella lista dei tagli c'è il 70% di fondi in meno di Province e Comuni «per manutenzione strade, rigenerazione urbana e messa in sicurezza di edifici e territorio (circa 800 milioni), fondi che andranno a favore di opere in Liguria e Veneto».

Ma non solo. La parte del leone la fa l’esclusione dal Pnrr di due lotti della ferrovia Palermo-Catania, ovvero il lotto Dittaino-Catenanuova (588 milioni) e 13 dei 15 km del lotto Dittaino-Enna (buona parte dei 594 milioni stanziati) nonché del by-pass di Augusta (116 milioni). E non è chiaro se e con quali risorse le opere saranno rifinanziate.

Tra i tagli anche un miliardo di risorse non impegnate del Pnrr destinate al sostegno dell’export delle aziende. A rischio pure i contributi ai Comuni per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio, la rigenerazione urbana nei Comuni e piccole opere nei centri sotto i mille abitanti, fondi di progettazione e aiuti agli enti sciolti per mafia.

Secondo Russo, la priorità invece sarebbe «fare uscire la Sicilia dal suo isolamento, colmando il divario infrastrutturale e dotandola di collegamenti efficienti, logistica e rotte commerciali».

La viabilità interna dell'Isola, del resto, è in stato di abbandono. I 14mila km di strade sono privi di manutenzione dal 2014 (salvo alcuni interventi programmati dalla Regione), da quando sono state abolite e commissariate le Province. «Molte zone - ha sottolineato Russo - sono isolate o difficilmente raggiungibili».

Le disastrose condizioni della viabilità siciliana oltre ad essere un disagio per gli automobilisti causano anche un danno economico. A farne le spese sono in particolare le imprese di autotrasporto merci. Un danno stimabile in 20 milioni di euro, secondo il segretario regionale di Cna Sicilia, Piero Giglione.

«È inaccettabile - aggiunge Giglione - che si continuino a sacrificare i territori del Sud, mentre le grandi infrastrutture del Centro-Nord vengono finanziate con fondi che dovrebbero servire anche alla Sicilia».

Inevitabile l'esplosione del caso politico. Non solo perché la deputata nazionale di M5S Ida Carmina ha depositato un’interrogazione alla Camera indirizzata al ministro Salvini chiedendo chiarimenti, ma anche perché c'è chi protesta nella stessa maggioranza.

Fra tutti l'eurodeputato Marco Falcone, vice capo delegazione Fi nel Gruppo Ppe al Parlamento Europeo: «Rivolgo al Governo nazionale un appello rispettoso ma determinato: rivedere questa decisione per scongiurare una penalizzazione francamente ingiustificabile».

E aggiunge: «Comprendiamo le esigenze di bilancio e di assestamento a livello nazionale, ma ciò non può e non deve avvenire a scapito del Mezzogiorno e, in particolare, delle risorse della Sicilia. Da Bruxelles siamo impegnati a vigilare affinché l'Isola non sia marginalizzata, ma valorizzata per il suo ruolo strategico nel Mediterraneo».

Per tutta risposta è intervenuta anche la Lega. «È necessario fare chiarezza, e il modo migliore sono i numeri ufficiali del Mit che dimostrano come non si sia mai vista né tanta attenzione da parte di un governo nei confronti della Sicilia né tanti investimenti programmati».

In una nota Nino Germanà, presidente della commissione Trasporti e commissario regionale Sicilia elenca i fondi (37 miliardi di euro) per la Sicilia: «24 miliardi per opere ferroviarie; 11,3 miliardi per strade; 597,5 milioni per porti; 798,2 milioni per il settore idrico; 215,6 milioni Pinqua; 92,4 milioni per interventi di edilizia statale».

Getta acqua sul fuoco l'assessore regionale alle Infrastrutture e alla mobilità Alessandro Aricò: «Non risultano ad oggi provvedimenti statali che decurtino risorse destinate ad infrastrutture viarie o ferroviarie in Sicilia».

E ancora: «Qualora venissero paventati tagli a danno di opere strategiche per l'Isola, il governo Schifani si batterà per far valere le proprie ragioni a tutela della mobilità e della sicurezza dei cittadini siciliani».

«L'unica riduzione di risorse, lineare in tutta Italia per un valore di 350 milioni di euro, riguarda le ex Province per la manutenzione straordinaria delle strade – prosegue l'assessore – Nel dettaglio, la ricaduta sui Liberi consorzi e le Città metropolitane in Sicilia è di circa 34 milioni per il biennio 2025-2026.

E conclude: «Ma su questo aspetto desidero rassicurare i cittadini: continueremo a investire con determinazione sulla sicurezza e sull’ammodernamento della rete viaria dell’Isola».
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