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Tutto iniziava con la lotteria dei fedeli: cos'è e come funziona la "riffa di Natale" in Sicilia

Una tradizione antica che continua ad essere viva nel ricordo di molti, in tutta la Sicilia, soprattutto in chi da quella estrazione ha ricevuto l'ambito premio

Sara Abello
Giornalista
  • 21 dicembre 2021

Bambinello Gesù

Il sorteggio della statuina del bambinello è una di quelle tradizioni popolari che affonda le sue radici in un passato molto passato e non ben precisato, ma che nonostante i decenni ormai trascorsi, continua ad essere viva nel ricordo di molti, soprattutto coloro che da quell’estrazione a sorte hanno ricevuto l’ambito premio.

Sarà capitato a tanti di voi di sentirne parlare da un nonno o uno zio e, ancora oggi, in qualche comune sparso per l’Italia, è consuetudine ripetere la tradizione che era certamente più diffusa sino agli anni ‘60.

Tutto aveva inizio con la novena che precede le celebrazioni natalizie. Durante questo rito avveniva quella che era da intendersi come la prima fase della "lotteria", e cioè la vendita dei biglietti ai fedeli.

Presumo che il denaro raccolto servisse proprio ad aiutare i membri più in difficoltà della comunità, in un periodo particolarmente sentito come quello natalizio.
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Poi era durante la messa della vigilia di Natale che avveniva l’estrazione vera e propria, e il più fortunato si aggiudicava la statuina del bambinello che era da considerarsi sicuramente come bene augurante per l’anno che di lì a poco avrebbe avuto inizio.

Anno dopo anno poi, la statuina aveva caratteristiche diverse. Sempre di bambin Gesù si trattava, per carità, ma variavano le dimensioni e i materiali.

Io, di fortunato vincitore ne ho conosciuto uno solo, e dal suo racconto è emerso si trattasse di una statuina approssimativamente sui 20 centimetri di lunghezza, non un picciriddo a dimensione naturale per intenderci,
ma neanche quella minuscola da personaggio del presepe.

In questo caso, la vittoria è rimasta un bel ricordo d’infanzia che, nonostante sia trascorsa una sessantina d’anni, è ancora vivido nella mente dell’ormai non più tanto piccolo vincitore.

Per la crezione o, per lo meno per impreziosire la piccola scultura, ogni comunità si avvaleva, là dove possibile e ve ne fossero, del supporto dei fedeli le cui doti artistiche fossero talmente sviluppate da poter essere considerate una risorsa per la realizzazione del premio finale, e quindi offerte a sua disposizione.

E allora si facevano avanti le donne più abili nel cucire, che confezionavano la veste in stoffa della statuina, ma anche chi era capace di intagliare il legno, lavorare la creta o dipingere, così da realizzare un bambinello che fosse ogni anno più bello e ambito di quello dell’anno precedente.

Praticamente una strategia di marketing tra sacro e profano per vendere più biglietti che consentissero di partecipare all’estrazione finale e aggiudicarsi il premio.

Chissà se c’era anche una sorta di competizione sottobanco tra le varie congregazioni per realizzare il bambinello più desiderato da tutti...conoscendo i baarioti non mi sento di escluderlo.

Si arrivava così alla messa della vigilia di Natale con uno spirito di attesa ancora più intenso. Quella sculturina diveniva simbolo di speranza, desideri e buoni propositi per l’anno successivo, fede in quel bambinello beneaugurale che potesse portare nella casa del suo vincitore quanto più amore e gioia possibili per tutta la famiglia che se lo accaparrava.

Tradizioni andate via nel tempo ma che incarnano pensieri mai assopiti, con o senza riffa natalizia, i desideri dei più rimangono sempre gli stessi, come lo spirito con cui ci si approccia alle festività e a quelli che sono gli ultimi giorni dell’anno, fatti di riflessioni e bilanci, ma soprattutto buoni auspici.

Perché se non ci crediamo almeno noi, è improbabile che le cose vadano bene da sole.
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