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Un enorme murales a Palermo: l'affresco decora Danisinni grazie all'artista argentino

Lo chiamano Banksy ma non lo è: se del (presunto) collettivo che disegna nel mondo non sappiamo niente, l’artista argentino che dona un murales a Palermo si chiama Guido Palmadessa

Balarm
La redazione
  • 27 marzo 2018

Cittadini e cronisti lo definiscono un "Banksy" ma non lo è: infatti non sappiamo quasi niente di Banksy, l'artista (ma c'è chi pensa che sia un collettivo) che disegna in bianco e nero sui muri di tutto il mondo mentre sappiamo che l’artista argentino che ha dona un murales a Palermo si chiama Guido Palmadessa.

Siamo a Danisinni, il quartiere del capoluogo siciliano che è stato decorato con un grande murales che è anche un regalo alla comunità, da parte di un artista argentino, un'ispirazione e un racconto.

Un enorme dipinto a muro che affresca una parete esterna della chiesa di Santa Agnese e che rappresenta l’intimità di un pranzo in campagna alla luce del giorno.

Una scena quotidiana insomma che rappresenta proprio questo: il quotidiano di una famiglia o di un intera comunità, il “giorno dopo giorno”.

L’artista è arrivato a Palermo e ha raggiunto Danisinni perché ne era incuriosito, trovando ispirazione tra quei vicoli e il parco del quartiere. Un’attestazione di stima per la città di Palermo, fucina artistica contemporanea, e per il quartiere che con il progetto ‘Rambla Papireto’ ha attirato, e sta attirando, artisti locali e stranieri che vogliono prendere parte alla riqualificazione in chiave artistica del rione.
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Una restituzione artistica con una forte impronta sociale è lui stesso a dire che non ama nessuna etichetta preferendo definire la sua una "pittura sociale" che racconta la storia e il contesto in cui si muove.

Le opere a tecnica mista di Guido Palmadessa sono come un fermo immagine nostalgico, eppure vivo e colorato, a tratti iperrealista sebbene l’effetto finale sia un po’ metafisico, sognante. Rotte tra l’Argentina, il Messico, il Cile, la Bolivia, la Germania e adesso l’Italia (la prossima tappa sarà Berlino) che fissano scene di quotidianità, un linguaggio intimo che si costruisce in tele urbane di grandi dimensioni, un collage fatto di pezzi di vita raccattati per strada.

Tra una chiacchierata e l’altra Guido racconta di avere origini italiane, messinesi e napoletane per l’esattezza, così questo viaggio nasce anche dalla voglia di scoprire i luoghi dove affondano parte delle sue radici.

La sua è una famiglia di artisti, i genitori entrambi architetti e gli zii tra i suoi più grandi maestri: Alfredo De Marsico e Graciela Palmadessa, noti pittori.

Il suo dipinto è stata una sfida contro il tempo: realizzato in appena cinque giorni, il primo dedicato a uno studio del quartiere e poi a una passeggiata attraverso il centro storico di Palermo, luoghi che hanno costruito in lui l’idea di quest’opera, colta nel gesto intimo di un pasto condiviso.
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