Un luogo di memoria si prepara al restyling: come cambia un palazzo storico a Palermo
È uno dei palazzi più importanti del centro storico di Palermo, inserito anche nell’ itinerario Arabo-Normanno e riconosciuto dall’UNESCO: ora rinasce, tutti i dettagli

Palazzo Gulì a Palermo
Dopo anni, adesso, Palazzo Gulì, sede del No Mafia Memorial, si prepara alla sua nuova vita. Come? Di recente, si è conclusa la conferenza di servizi necessaria per l'acquisizione dei pareri.
Il restyling rientra all’interno del progetto di restauro e recupero di Palazzo Gulì e dei resti del Monastero del Gran Cancelliere.
Al momento, non è (ancora) presente un cronoprogramma, poiché il progetto è ancora in fase di fattibilità tecnico-economica.
Ma c’è una relazione completa su come sarà il nuovo volto di Palazzo Gulì. Per intenderci, siamo in pieno centro storico, su via Vittorio Emanuele, nel Mandamento Monte Pietà.
Cominciamo dal piano nobile della struttura, che conserva un importante ciclo decorativo pittorico a soffitto, realizzato su supporto di cannucciato e distribuito lungo otto ambienti principali.
Dopo un attento studio sullo stato di degrado degli stucchi presenti, si punta ad arrestare i fenomeni di distacco e di perdita di coesione degli strati decorativi per poi rimuovere o migliorare le stuccature incongrue eseguite in precedenti interventi.
Sempre al piano nobile, infine, il progetto prevede anche il restauro delle volte.
Passiamo adesso al terzo piano, dove è prevista la realizzazione del massetto alleggerito, l’abbattimento delle barriere architettoniche, nel rispetto della normativa vigente.
Il piano sarà caratterizzato anche da una nuova pavimentazione in cotto siciliano.
Il piano soppalcato, invece, presenta in alcuni vani una pavimentazione in parquet in legno, mentre il soppalco del vano 14 sarà realizzato con una struttura in acciaio e vetro così come il corpo scala presente nel vano 6 che conduce al soppalco (che sarà anche restaurato e raggiungibile da una scala).
Si prevede, inoltre, la realizzazione dei servizi igienici nel vano numero 20 per uomo, donna e disabili.
Per quanto riguarda gli infissi esistenti, si prevede una revisione poiché in fase di sopralluogo sono risultati in ottimo stato di conservazione.
Alcuni ambienti, infine, saranno ribassati con la realizzazione di un controsoffitto in cartongesso.
Come detto, però, il progetto prevede anche il restauro del Monastero del Cancelliere, fondato dal gran cancelliere normanno Matteo Ajello.
Il luogo comprendeva una chiesa e un monastero benedettino, originariamente intitolati a Santa Maria dei Latini (poi conosciuti come monastero del Cancelliere), situato in via del Celso.
Per il monastero è previsto il consolidamento della volta e la ricostruzione di una sua porzione interessata da un crollo. Previsti anche il consolidamento dell’intonaco originario e delle strutture murarie.
Al fine di rendere fruibile il Monastero, è prevista la realizzazione di un masseto alleggerito e la pavimentazione in cotto siciliano.
Infine, il tutto sarà circondato da una recinzione in ferro, con l’alloggiamento di basole in pietra calcarea per la formazione di nuovi gradini di accesso al vano del Monastero.
Grandi passi, quindi, per Palazzo Gulì. Notizie apprese, dopo la nota del 4 agosto dello scorso anno, nella quale Invitalia S.p.A. disponeva l’aggiudicazione dei “Servizi di Architetura e Ingegneria per la Progettazione definitiva ed esecutiva, comprensivi di Rilievi ed indagini, Coordinamento della Sicurezza in fase di Progettazione, Direzione dei Lavori e Coordinamento della Sicurezza in fase di esecuzione” relativi all’intervento sul Palazzo, per un importo complessivo di 165.112,08 euro per un ribasso corrispondente al 51,55000%, oltre IVA.
In seguito, lo scorso 11 aprile è stato stipulato il contratto per l’affidamento dei servizi.
«Un restauro di uno dei palazzi più importanti del centro storico di Palermo inserito nell’ itinerario Arabo-Normanno riconosciuto dall’UNESCO – commenta il consigliere comunale Antonino Randazzo -. Un'opportunità per recuperare l’ultimo piano e restituirlo alla collettività grazie ai fondi CIS».
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