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Un luogo (unico) pieno di storia e natura: cosa scriverebbe D'Annunzio su Marettimo

Lo storico Giordano Bruno Guerri parla di una Sicilia non solo come paesaggio, ma come idea di bellezza, come terra d’origine del racconto, culla di un nuovo classicismo

Federica Dolce
Avvocato e scrittrice
  • 19 settembre 2025

Giordano Bruno Guerri

Durante il Marettimo Italian Film Fest, in uno dei luoghi più incontaminati e incantati d’Italia, abbiamo incontrato Giordano Bruno Guerri, storico, saggista e presidente del Vittoriale degli Italiani. Il dialogo con lui, nato proprio sull’onda dell’immaginazione – cosa avrebbe scritto D’Annunzio se avesse visto Marettimo? – si è presto trasformato in una riflessione più ampia: sull’arte, sulla storia e sul futuro della cultura in Italia, con un’attenzione speciale per la Sicilia, non solo come cornice, ma come quadro principale.

Alla domanda su cosa avrebbe scritto D’Annunzio se avesse visto Marettimo? Giordano Bruno ha risposto: «Avrebbe scritto cose meravigliose, perché il luogo è veramente incredibile. A parte la natura, è pieno di storia e, quindi, forse avrebbe scritto una poesia. "Lei" – il Vittoriale – nasce come opera totale: oggi, secondo me, un artista o un intellettuale capace di costruire qualcosa di simile esiste ancora, ma è raro».

Giordano Bruno Guerri descrive il Vittoriale degli Italiani – la dimora- mondo costruita da Gabriele D’Annunzio sulle rive del Garda – come un «monumento a se stesso e agli italiani, alla loro storia, alla loro sapienza, al loro passato e al loro futuro». Un’opera che contiene teatro, arte, giardino, architettura, oggetti quotidiani e reliquie sacre. «Anche io lo interpreto così: D’Annunzio non era capace di guardare solo alle apparenze, era un anticipatore, un modernizzatore. E quindi il Vittoriale è anche un esempio di come vanno usati i beni culturali.

Un’espressione, "beni culturali", che peraltro è sua. È stato il primo a usarla. La Sicilia, per Guerri, è il luogo ideale dove il sogno dannunziano potrebbe oggi rivivere. Marettimo – isola remota e fortemente simbolica, aspra e mediterranea – si presta perfettamente alla dimensione di “opera totale”, dove natura, arte e memoria storica si compenetrano».

«Tante vite D’Annunzio ha raccontato, ma quale avrebbe potuto raccontare meglio di questa? – continua Giordano Bruno Guerri- Come Mussolini durante la guerra, anche lui meritava di più e di meglio.

Marinetti, per esempio, è un genio: creatore di un movimento che tutt’ora è l’avanguardia delle avanguardie. E il fatto che sia morto così tristemente, no, non lo meritava. Meritava il sole e la bellezza di Marettimo, in un’Italia libera».

Guerri sorride, mentre la luce accecante dell’isola si rifrange sulle pareti della piccola piazza dove il festival ha il suo cuore. E ci regala un’immagine che è quasi un epitaffio luminoso: «D’Annunzio qui su quest’isola sarebbe stato contento. Il lago di Garda è bellissimo, il popolo lombardo è un grande popolo, ma l’idea che avrebbe potuto vivere sotto questo sole, in questa meravigliosa isola… l’idea mi addolcisce la giornata. E da non so che… Sarebbe stato felice. Figurarsi, lui, genio, nato lì. Perché il luogo dove si trova il Vittoriale era un posto difficile da raggiungere all’epoca: non c’erano strade. E qui, a Marettimo, è ancora più difficile», afferma sorridendo.

Difficile da raggiungere, certo. Ma Marettimo, in queste parole, si trasforma da isola marginale a simbolo centrale. Non più periferia, ma cuore culturale di un’Italia da riscoprire. E la Sicilia non solo come paesaggio, ma come idea di bellezza, come terra d’origine del racconto, come culla di un nuovo classicismo, dove i beni culturali non sono oggetti da conservare, ma strumenti da vivere.

A noi resta l’immagine di un D’Annunzio moderno che cammina tra le case bianche di Marettimo, lo sguardo teso verso il faraglione, dove svetta il castello, forse già intento a scrivere versi meravigliosi e fortemente evocativi.

E se oggi il Vittoriale è un’opera totale, forse Marettimo può diventare la sua eco mediterranea, un laboratorio d’avanguardia culturale nel cuore della Sicilia. Basta crederci. Basta, come D’Annunzio, immaginare.
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