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Una banconota da 100 euro le diede nuova luce: la storia di un'antica porta di Palermo

Nel 2019, quando la sua memoria sembrava persa, l'artista tedesco Clemens Botho Goldbach attraverso una sua opera d'arte la fa riemergere dall'oblio

Antonino Prestigiacomo
Appassionato di storia, arte e folklore di Palermo
  • 8 giugno 2023

La notizia più antica che abbiamo della Porta San Giorgio è tratta da una donazione fatta da Aloisia e Goffredo Marturana ad un monastero che essi stessi fecero costruire e dal cognome dei quali prese il nome.

I Marturana donarono a questo monastero «ortum nostrum et cannetum, quod est prope portam Sancti Georgii civitatis panormi». Era il 1194.

Se osserviamo alcune vecchie incisioni notiamo che la Porta San Giorgio presentava una architettura simile all'ancora esistente Porta di Sant'Agata sita lungo il corso Tukori, ovvero un arco a sesto acuto con un rilievo di San Giorgio che uccide il drago nel frontone.

Questa porta prendeva il nome non dal fatto che fosse vicina alla chiesa di San Giorgio dei Genovesi, e di cui parlai in un articolo passato, ma da una precedente chiesetta di San Giorgio sita nei pressi di un omonima tonnara distrutte entrambe per la costruzione del Molo Nuovo di Palermo.

La Porta di San Giorgio faceva parte della cinta muraria un tempo realizzata dai Normanni e che circondava il rabad, cioè “il borgo”, un insieme di quartieri che erano intorno alla città vecchia di origine fenicia e si trovava nei pressi dell'attuale piazza Tredici vittime.
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Nel XVI secolo furono potenziate le mura della città con dei bastioni, il bastione di San Giorgio prenderà il nome proprio dalla vicinanza alla detta porta.

Generalmente si usciva dalla porta di San Giorgio per accingersi allo Stradone del Molo, cioè alla via del molo, oppure per dirigersi verso il borgo di Santa Lucia o ancora per andare verso le campagne a nord della città.

Nel 1724 la porta cambiò nome. La si dedicò a Santa Rosalia.

A cento anni dalla scoperta delle ossa della santa, il pretore Don Federico Di Napoli fece demolire Porta San Giorgio e ne fece edificare un'altra più monumentale in onore alla "santuzza", in quanto per questa nuova porta passavano i pellegrini che volevano dirigersi alla santa grotta della nostra patrona: «La porta era adorna di colonne di marmo di Billiemi ed era edificata interamente in tufo da intaglio. Cornici, stemmi, aquile e fregi vari, completavano l'architettura».

In cima alla porta fu dipinta da Guglielmo Borremans Santa Rosalia che libera Palermo dalla peste e al di sotto di questo affresco fu incastonata una reliquia della santa «alla quale veniva perennemente accesa una lampada votiva».

La porta di Santa Rosalia venne demolita per esigenze belliche nel 1853.

Nel 2019, quando la memoria di Porta San Giorgio sembrava persa per sempre, l'artista tedesco Clemens Botho Goldbach attraverso una sua opera d'arte la fa riemergere dall'oblio.

Il nome dell'opera è “Eruin 100 eur” e faceva parte di un progetto dal titolo "Engramma – San Giorgio" del gruppo Düsseldorf Palermo che coinvolgeva artisti stranieri e italiani. L'opera del Goldbach era un'istallazione di una porta ripresa dal disegno di quella porta riprodotta nelle banconote da 100 euro e collocata all'interno dell'area archeologica del piano del Castello a mare.

Nella banconota da 100 euro l'artista Robert Calina idealizza inizialmente una porta barocca tratta da monumenti esistenti, ma a quanto pare per ragioni “politiche” successivamente reinventa il disegno e lo caratterizza con tratti architettonici possibili ma completamente inesistenti, irreali.

Da questa irrealtà lo spettatore osservando l'opera poteva però immaginarsi il contesto edilizio e storico delle estreme vicinanze di porta San Giorgio, riportandola in auge almeno per il breve periodo in cui fu "reinstallata".

Tutto ciò ancora una volta a testimonianza del fatto che “il futuro ha un cuore antico”, ma l'oblio è di nuovo “alle porte”.
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