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Una storia siciliana che pochi conoscono: perché Marracash ritorna a Nicosia

Il 20 settembre riceve nella sua città d'origine un riconoscimento che celebra il suo successo e il legame profondo con la sua terra, che gli ha dato anche il suo nome d'arte

Salvo Caruso
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  • 12 settembre 2025

Marracash

Per molti, è il re del rap italiano, l'artista che ha saputo evolversi senza mai perdere la sua autenticità. Marracash non è solo un rapper, ma una voce che racconta storie di vita vera, di sofferenze e riscatto, di realtà spesso difficili da affrontare. Ma dietro il suo nome c'è una storia che in pochi conoscono .

Fabio Rizzo, in arte Marracash, è nato a Nicosia il 22 maggio 1979. La sua vita, però, non si è fermata a quella piccola città della provincia di Enna, ma si è allargata a Milano, dove si è trasferito da bambino con la sua famiglia.

Ed è proprio lì, tra i vicoli stretti e i palazzi popolari del quartiere della Barona, che ha trascorso gli anni più formativi della sua infanzia, vivendo in una casa di ringhiera, che ancora oggi definisce il simbolo di una vita semplice ma piena di storie da raccontare.

La Sicilia, tuttavia, è sempre stata nel suo cuore. Ogni estate, la sua famiglia si metteva in viaggio: ore e ore di macchina, passando tra montagne e valli, costeggiando il mare che da lontano profumava di nostalgia.

Marracash racconta quei viaggi come momenti che hanno segnato la sua anima. Non erano semplici trasferimenti, ma pellegrinaggi in una terra che non è mai riuscito a dimenticare.

L'odore del mare, il suono dei dialetti che si mescolavano tra loro, le strade polverose che portavano verso Nicosia, dove ogni angolo raccontava storie di una famiglia che non ha mai smesso di radicarsi in quelle terre.

Le estati siciliane sono sempre state un viaggio nell’infanzia e nella memoria, un tuffo nei ricordi di una Sicilia che, nonostante gli anni, è rimasta intatta nella sua essenza. Nicosia, quella piccola città che lo ha visto crescere, è rimasta la sua casa interiore, il rifugio delle sue radici.

Ma non è solo la bellezza della terra che gli è rimasta nel cuore: è la durezza della vita, il profondo legame con i suoi genitori, entrambi siciliani, che hanno passato intere giornate a lavorare per costruire una vita migliore per lui, pur mantenendo sempre viva la lingua e le tradizioni.

In quegli anni a Milano, la sua diversità lo ha fatto sentire spesso fuori posto. I ragazzini lo chiamavano “marocchino” per il suo aspetto, un soprannome che inizialmente lo faceva soffrire, ma che poi ha deciso di adottare come segno di forza e identità.

"Mi chiamavano marocchino, da lì è arrivato Marracash. Prima mi arrabbiavo, poi l’ho adottato". Così, il nome che inizialmente sembrava essere un'etichetta di diffidenza, è diventato una parte di lui, una battaglia vinta contro la discriminazione, una rivendicazione della sua identità.

Nel corso della sua carriera, Marracash ha sempre parlato della sua terra, della Sicilia, senza però mai fare di essa un tema esclusivo delle sue canzoni. Eppure, in tracce come Bastavano Le Briciole, ha raccontato senza mezzi termini dei viaggi estivi. La Sicilia è nel suo rap, nel suo modo di vivere e di raccontare la vita. Anche quando non lo dice esplicitamente, è sempre presente.

Il suo percorso è stato una continua evoluzione, partendo dal debutto con l'album "Marracash" nel (2008), seguito dal successo di “King del rap” nel (2011), fino ad arrivare ai lavori più recenti come “Persona” (2019) e “Noi, loro, gli altri” (2021). Con questi album, Marracash ha esplorato una dimensione più intima, parlando delle sue fragilità, della sua bipolarità, delle difficoltà di una vita che alterna alti e bassi.

Le sue parole sono diventate sempre più sincere, anche dolorose, ma incredibilmente potenti, facendo sì che la sua musica andasse ben oltre il rap. Un lavoro riconosciuto dalla critica con la Targa Tenco per miglior album dell’anno, un premio che ha sorpreso lui stesso, ma che ha confermato definitivamente il suo posto nel panorama musicale.

Non sono mancate, però, le polemiche, come quella con l'Università di Messina, che ha negato a Marracash la laurea honoris causa a causa di alcuni testi ritenuti "sessisti".

E proprio alla fine del suo ultimo tour, ha scelto Messina per chiudere una tappa speciale. "Qui ci sono tutti i miei zii", ha detto dal palco, un ritorno simbolico alla terra che lo ha visto nascere e crescere, come un tributo alla sua famiglia e alle radici che lo hanno sempre accompagnato.

Ora, a distanza di anni, Marracash torna proprio a Nicosia il 20 settembre alle ore 21.00 in Piazza Garibaldi, per ricevere la cittadinanza onoraria della sua città natale, un riconoscimento che sancisce il legame profondo con la sua terra, quella che gli ha dato tanto e che, nonostante il successo, non ha mai smesso di portare nel cuore.

Non sarà un concerto, ma un incontro simbolico con i suoi concittadini, un’occasione per celebrare non solo un artista che ha conquistato l'Italia, ma anche un uomo che non ha mai dimenticato le sue radici.
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