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Uno dei riti più importanti a Pasqua in Sicilia da oltre 300 anni: dove si svolge "l'Aurora"

Oltre agli aspetti storico-religiosi, la funzione vive di una prassi precisa da seguire nei suoi passaggi particolari, intensi e ritmici. Un rito molto sentito. La sua storia

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 8 aprile 2023

L'Aurora a Castelvetrano

Le tradizioni popolari siciliane non mancano nella “Settimana Santa” fino al giorno di Pasqua. Una delle ricorrenze più importanti in Sicilia è l’Aurora.

È celebrata a Castelvetrano. Una tradizione antica, rispettata e cambiata nel corso del tempo. Una trasformazione dovuta a causa degli eventi e descritta minuziosamente dallo storico castelvetranese Giovan Battista Ferrigno nel 1920.

“Il tempo vola ed il progresso, ogni di più incalzante, spezza istituzioni e costumi. La scomparsa è fatalmente necessaria nel corso degli eventi: onde urge che si fissi il ricordo di questa vita vissuta”.

Parole struggenti che oggi risuonano come una sconfitta e, il popolo castelvetranese, nonostante le vicissitudini quotidiane, è riuscito a portare avanti l’evento con sacrificio e dedizione.

L’Aurora venne introdotta dai pp.Carmelitani Scalzi di Santa Teresa attorno al 1660. Non esiste una data confermata ma testimoniata dalla loro presenza in città a partire da quel periodo. Castelvetrano si vestiva a festa durante la solennità e sin dalle prime ore del mattino.
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Uscito il sole, si provvedeva a far coincidere (secondo il Vangelo) l’arrivo delle Donne al sepolcro di Cristo per ungerne il corpo che non trovarono e ricevendo l'annunzio della sua resurrezione (surrexit non est hic).

La statua della Madonna era portata in processione dagli agricoltori mentre, la statua di Cristo e dell’Angelo erano rette dai falegnami e bottai. La funzione si svolgeva nella piazza del Duomo (Matrice) ed ogni sette anni nella via Ruggero Settimo per dare la possibilità alle monache del monastero di assistere.

Piazza Garibaldi e le vie principali venivano ornate di fiori. Successivamente, la celebrazione aveva subito una modifica dell’orario (per comodità concessa) e i fedeli iniziavano a riempire la piazza alle otto. Alcuni detti erano un punto di riferimento per la comunità. Tra questi: ”Ch’ hà scantu chi si la pigghia Trapani? Perché questo detto? Da quale spunto riflette?

Un avvenimento storico accaduto il 27 marzo del 1717. Era un sabato importante per la collettività, uno di quelli dove la tradizione popolare scandiva i suoi passaggi e la gente si preparava a vivere con enfasi e partecipazione all’evento.

Fra Giovanni di Gesù o Maria, priore del convento di San Giuseppe, aveva ordinato al garzone di prepararsi per il solito scampanio per l’avvenuta resurrezione. Questo, doveva accadere una volta sentito il suono delle campane della Matrice. Il povero ragazzo non comprese bene le dinamiche e iniziò a suonare con largo anticipo. I rintocchi furono oggetto di critiche e si cercò di farlo smettere velocemente.

Nacque un contrattempo tra esposizioni, mancanze e alterchi che giunsero fino al vescovo di Mazara. Si cercò di mediare per evitare l’indignazione del popolo castelvetranese che provocasse un processo sociale dalle ripercussioni negative. Da quel momento venne coniata e modellata la battuta che Trapani potesse “rubare” la manifestazione alla città.

Oltre agli aspetti storico-religiosi, la funzione vive di una prassi precisa da seguire nei suoi passaggi particolari, intensi e ritmici. Quest’ultimo termine non inganna perché calza a pennello nella sua organizzazione perfetta. Dalle parole di Giuseppe, per quasi vent’anni uno dei “portatori” della statua dell’Angelo, si scruta la commozione, devozione e legame per il rito.

Un itinerario seguito nei minimi dettagli a partire dalle ore 07:00 di ogni Pasqua. Raduno presso l’ex convento di San Giuseppe dove vengono dettate le disposizioni.

L’aspetto religioso entra in campo una volta raggiunto il luogo di devozione (Sistema delle Piazze) con un primo incontro tra l’Angelo e la Madonna (avvolta da un lungo manto nero).

È il momento in cui viene annunciata la resurrezione di Gesù Cristo nostro signore. Un passaggio importante che è il preludio del secondo incontro (dopo alcuni minuti).

Tutto è accompagnato dal suono delle trombe che scandiscono tempi e passaggi. Anche la seconda corsa annuncia il miracolo appena accaduto con una forte partecipazione del popolo che attende trepidante il terzo e ultimo passaggio. Nell’ ultimo atto avviene l’incontro tra la Madonna e Gesù Cristo. In quel momento viene slegato il mantello nero e appare un ricco manto festivo.

Questo passaggio è condito da alcuni uccelli o colombe sistemate nella corona che spiccano il volo mentre il popolo applaude con gioia.

Una breve processione per le vie principali della città conclude il rito. A distanza di 360 anni circa, tra curiosità, passaggi storici e detti popolari, l’Aurora si conferma come uno dei pochi momenti di unione. Un itinerario di fede che accompagna i presenti in una viva e forte speranza religiosa.
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