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Visse in Sicilia, scrisse una guida e inventò l’acquario: Jeanne, dimenticata per 120 anni

È stata una vera pioniera nell’ambito della biologia marina: a lei si deve l’invenzione della vasca di vetro creata per fare ricerche sulla vita degli organismi acquatici

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 1 settembre 2025

Jeanne Villepreux Power

Per oltre 120 anni il suo nome è stato quasi dimenticato; è riemerso dall’oblio solo nel 1997, quando un cratere di Venere, scoperto dalla sonda Magellano, è stato chiamato Villepreux Power.

Jeannette Villepreux Power (1794–1871) è stata una donna straordinaria, estremamente poliedrica; naturalista autodidatta e viaggiatrice, ha condotto una vasta attività di ricerca in Sicilia, dove ha vissuto per oltre 20 anni.

È stata una vera pioniera nell’ambito della biologia marina: a lei si deve l’invenzione dell’acquario, creato per fare ricerche sulla vita degli organismi acquatici. Il paloentologo inglese Richard Owen definì Jean: la madre dell'acquariofilia.

Nata nel 1794 in Francia, a Juillac , in una famiglia modesta (il padre era calzolaio), già all’età di 18 anni comincia a nutrire una certa passione per le scienze naturali. Nel 1812 decide a tentare la sorte, intraprendendo un lungo viaggio (oltre 400 chilometri) per trasferirsi a Parigi, dove diventa una rinomata sarta.

Nel 1816 il suo nome acquista una certa celebrità per raffinati ricami eseguiti sull'abito da sposa della Principessa Caroline, moglie del sovrano Carlo Ferdinando di Borbone. Poco tempo dopo incontra un mercante inglese di successo, James Power e diventa sua moglie, seguendolo nel 1818 in Sicilia.

I Power si stabiliscono a Messina dove vivranno per circa 25 anni e dove Jeannette si innamora dello splendido mare cristallino, appassionandosi di biologia marina. La giovane donna si dedica con impegno ad osservare, disegnare, scrivere, catalogare.

Conduce numerosi esperimenti, dopo aver trasferito gli animali marini in un acquario (una “gabbia alla Power” come la definisce la stessa Jean), per poterne studiare meglio il comportamento.

Tra gli studi più celebri di Jean ci sono quelli sui cefalopodi e in particolare su l’”Argonauta argo”. La ricercatrice riesce a dimostrare che questo mollusco, diversamente da quanto affermato dal naturalista francese Ducrotay de Blainville, crea il proprio guscio ed è in grado di ripararlo se danneggiato.

Per molto tempo l’invenzione dell’acquario è stata attribuita a due britannici, al botanico Nathaniel Bagshaw Ward (che creò e poi perfezionò il terrarium, una micro serra per la crescita e il trasporto delle piante); e al naturalista Philip Gosse (anche lui pioniere della biologia marina, che fu il primo a utilizzare il termine “acquario”) ma basterebbe ricordare che già nel 1834 il professore Carmelo Maravigna, in un articolo del Giornale Letterario dell'Accademia Gioenia di Catania, suggeriva di attribuire a Jean Villepreux-Power l'invenzione dell'acquario e la sua applicazione sistematica allo studio della vita marina.

All’ affermazione del Maravigna faceva eco quella dell’eminente paleontologo Richard Owen (1804-1892) che nell’enciclopedia britannica, alla voce Molluschi, scriveva che Jean Villepreux-Power aveva inventato, per fare ricerche, ben tre tipi di acquari.

Un acquario di vetro per studiare la vita dei molluschi; un altro, sempre di vetro, per piccoli molluschi, protetto da una gabbia, che poteva essere immerso per ispezionare il fondale marino e infine una gabbia per molluschi più grandi da gettare in profondità nelle acque marine e sollevare, per osservazioni ed esperimenti.

Il primo libro della Villepreux Power, intitolato Observation et expériences physiques sur plusieurs animaux marins et terrestres, frutto di diversi anni di studio, vede la luce nel 1839.

Nel 1842 viene pubblicato a Napoli un altro volume di Jean, un secondo libro intitolato Guida per la Sicilia (che sarà poi ripubblicato dalla Società Storica di Messina).

La Guida, scritta in italiano, è veramente innovativa. Jean afferma nell’introduzione al volume di voler fornire ai viaggiatori un aiuto per visitare la Sicilia, isola di cultura classica, superiore ad ogni altra per ricchezze naturali ed artistiche.

Dopo un sintetico accenno storico sulla Sicilia in generale, Jean inizia il viaggio vero e proprio, partendo da Messina e seguendo la strada consolare lungo la costa. L’autrice descrive «tutti i paesi ragguardevoli per antica origine», indicandone «i prodotti, gli uomini più illustri, le medaglie più particolari; […] i monumenti d’arte d’ogni maniere, le biblioteche, i musei, le vedute pit toresche», non tralasciando le notizie statistiche.

La Power annota inoltre, con spirito moderno, «le migliori locande e corrieri, il valore delle monete, le principali fiere, le tariffe di cavalli di posta, le diligenze, i vapori, i giorni di partenza delle poste per fuori regno ec.» Jean non è tuttavia solo una viaggiatrice ma è soprattutto una studiosa autodidatta, di scienze naturali e ciò che contribuisce a rendere unica la sua guida è una conoscenza molto approfondita della Sicilia.

Una parte dell’appendice è riservata materie come malacologia, ornitologia, botanica, ecc e vi trova spazio anche il vulcano Etna, uno degli elementi più attrattivi per i viaggiatori stranieri in Sicilia.

Nel 1844 La Guida per la Sicilia di Jeannette Power viene definita da Francesco Aldaresi, sulle pagine del Giornale del Gabinetto Letterario dell’Accademia Gioenia di Catania, “la più compiuta ed esatta” nel suo genere. Jean è anche la prima donna membro dell'Accademia Gioenia di Catania e un membro corrispondente della London Zoological Society e di sedici altre società istruite.

Nel 1838 carica i suoi disegni, i suoi scritti, i suoi disegni e alcuni esemplari di molluschi a bordo del brigantino Barmley, per trasferirli proprio alla London Zoological Society: dalla banchina di Messina guarda 6 anni di lavoro prendere il largo, a bordo di una nave che non arriverà mai a destinazione.

Dopo aver superato Cabo de Gata, nel sud della Spagna, il 5 febbraio 1838 il vascello infatti fa perdere le sue tracce e scompare per sempre. Con il naufragio del brigantino per la povera Jean è ormai tutto perso: anni di osservazione, di studio, di ipotesi…. Smetterà di fare ricerche.

Lei e suo marito nel 1843 lasciano la Sicilia e trascorreranno il resto della loro vita tra Parigi e Londra. Jean sarà costretta a fuggire da Parigi durante un assedio dell'esercito prussiano nell'inverno del 1870.

Tornerà nella sua cittadina natale, Juilliac, dove morirà nel gennaio 1871. La città di Messina ha intitolato a perenne memoria di Jeannette Villepreux Power il suo acquario comunale.
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