Vive a Milano e d'estate lavora in Sicilia: chi è Michela, la (prima) barcaiola di Marettimo
Chi sale sulla sua barca, sente subito che il giro non è solo una gita tra le onde, ma un vero incontro: con la bellezza, con la memoria e con l’amore per un luogo

Michela Torrente
E poi ci sono voci che sanno custodirne l’anima. Michela Torrente, giovane donna di Marettimo e prima — e finora unica — barcaiola dell’isola, è una di quelle voci.
Chiunque salga sulla sua barca, sente subito che il giro non sarà solo una gita tra le onde, ma un vero incontro: con la bellezza, con la memoria e con l’amore profondo per un luogo che per lei non è solo casa, ma battito.
«Per me accompagnare chi arriva qui, in giro per mare, sicuramente significa cercare di far vedere ciò che vedono i miei occhi, quindi la bellezza di questo mare, le grotte, le rocce, l’isola incontaminata, selvaggia e pura» racconta Michela con la calma dolce di chi vive nel tempo lungo delle maree.
Ogni giorno guida la sua barca tra le trasparenze del Tirreno e le pareti scoscese di Marettimo, ma con la meraviglia intatta di chi vede tutto per la prima volta.
Non è solo un lavoro: è una forma di restituzione, un gesto d’amore verso chi arriva e verso l’isola stessa. «È sempre gratificante sentirsi dire, dopo aver fatto vedere gli angoli più belli di questo posto, che quest’isola è rimasta nel cuore di qualcuno, perché comunque un isolano si sente un tutt’uno con l’isola, specialmente quando ci cresce».
Marettimo è la più remota delle Egadi, ed è rimasta fuori dal turismo massivo. Non ci sono auto, le case sono basse e bianche, le strade silenziose e spesso deserte, i sentieri salgono verso punte rocciose dove il vento racconta storie antiche. La sua essenza è intatta. E Michela, da vera figlia del posto, incarna questa stessa semplicità forte e luminosa.
Quando finisce l’estate, lascia la sua barca, ma non l’isola.
Vive qualche mese a Milano, per amore e per scelta, portando con sé quella parte di sé che profuma di salsedine: «D’inverno vado via un po’ di mesi, per amore principalmente, ma anche perché credo che ad oggi sia giusto staccarsi un po’ dall’essere sempre isolato in inverno e vivere, nel mio caso, un po’ di frenesia metropolitana. A me piace tanto avere entrambe le cose».
Eppure, l’eco del mare la segue. Le manca. La chiama. «Sicuramente dopo tanti mesi fuori mi manca il mare, mi mancano i ricordi felici che ho di quel mare, che mi porto dietro da quando ero piccola piccola».
È un amore che non si può spegnere. Lo si capisce anche solo ascoltandola: in ogni parola c’è il legame profondo con un luogo che è parte di lei quanto il respiro.
Durante il Marettimo Italian Film Festival, la sua storia ha colpito tutti. Forse perché sembra uscita davvero da un film: una giovane donna che guida la propria barca in un mondo ancora dominato dagli uomini, che vive tra due città così diverse e che non rinuncia a essere se stessa.
Quando le si chiede se si è mai sentita parte di una storia da cinema, la sua risposta è schietta e lieve, come lei. Non cerca mai frasi a effetto. Vive e racconta. «Se dovessi raccontare Marettimo a qualcuno sicuramente userei le parole bellezza e natura. Parole semplici ma che racchiudono tanto».
E, in effetti, basterebbero queste due parole a dire tutto, se non fosse che Marettimo merita molto di più di un riassunto. Michela lo sa. «C’è un momento in cui secondo me tutto si ferma ed è quel momento in cui rimani da sola, tu e il mare, dalla parte opposta del paese e nessun rumore, senti solo il silenzio totale che ti regala questo posto... ed è in quei momenti che senti ancora di più il legame che hai con l’isola».
Parole che sembrano poesia e invece sono la verità di chi ha scelto di rimanere fedele a un luogo, anche quando avrebbe potuto cercare altrove qualcosa di più comodo o sicuro.
Non è stato facile, e non è mai scontato. Guidare una barca, gestire turisti, affrontare il mare aperto, la solitudine e le scelte. Ma Michela non ha mai avuto paura.
Anzi, ci si è buttata, come si fa quando il mare chiama forte. «Sicuramente facendo questo lavoro ho imparato che il mare bisogna capirlo e adattarsi.
Non so ancora se è questa la mia strada, so per certo però che è un lavoro che mi ha insegnato tanto e soprattutto, che non ci sono limiti nelle cose, che se ti butti, riesci sempre e comunque in tutto».
Il merito, confessa, è anche del padre. È lui ad averla incoraggiata, a credere in lei prima ancora che lo facesse lei stessa. Un faro, un compagno di viaggio. «Se non fosse stato per mio padre Pietro che mi ha spinto a provarci non avrei mai capito quanto potessi essere capace nelle cose. E soprattutto quanto potessi essere una testa dura».
In questa testardaggine c’è tutta la sua forza. Michela è una ragazza che sorride al vento, che parla piano ma arriva lontano, che ama la sua isola con una fedeltà rara.
Una ragazza che ha fatto della semplicità il suo porto sicuro, e della libertà una vela con cui attraversare ogni giorno le meraviglie di Marettimo. E chi la incontra, chi sale sulla sua barca, chi ascolta le sue parole, se ne accorge subito: c’è qualcosa di vero, di intenso, di profondo nel suo modo di stare al mondo.
E allora si capisce che Marettimo non è solo un posto da vedere, ma un luogo da sentire. E grazie a Michela, forse anche da amare per sempre.
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