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Zingaro ferito dopo gli incendi: la riserva non riapre ad agosto, quali sono i motivi

La decisione dopo un sopralluogo nei luoghi più colpiti dalle fiamme. Prorogata la chiusura, ma si temono tempi lunghi per la riapertura. Legambiente: "Scelta giusta"

Luca La Mantia
Giornalista
  • 13 agosto 2025

La riserva dello Zingaro dopo l'incendio del 25 luglio

«Lo Zingaro non è solo un luogo: è un simbolo di natura integra e libera». È una bellissima frase che compare sul sito internet della riserva naturale dello Zingaro. Tuttavia l'ossimoro di una natura libera, ma in realtà imprigionata, transennata, proibita è un dramma di mezza estate.

Dramma, scempio. Un disastro. Non ci sono altre parole per spiegare cosa significhi avere un patrimonio naturale e paesaggistico come è appunto lo Zingaro, ma non poterne fruire. La riserva è chiusa. Lo è da quel terribile incendio che l'ha devastata il 25 luglio. E non riaprirà a breve, come annunciano dalla Regione.

Un agosto con i divieti è un colpo duro da digerire. Ma è la realtà. Vanno completate le verifche sulla sicurezza, e c'è un alto rischio di caduta massi che sarebbe una spada di Damocle sulle teste dei visitatori. La decisione di prorogare la chiusura è emersa dopo un sopralluogo in alcune zone danneggiate dall'incendio.

Oltre ai tecnici dell'assessorato al Territorio e Ambiente, vi hanno preso parte il dirigente generale del comando del Corpo Forestale Dorotea Di Trapani e il direttore della riserva dello Zingaro Pietro Miceli.

«Il servizio Riserve del Dipartimento sviluppo rurale - fanno sapere dall'assessorato - ha scritto all'Autorità di bacino per ottenere nei tempi più brevi una verifica sulla stabilità dei versanti interessati dai roghi, dove attualmente potrebbe prospettarsi il pericolo di caduta massi e fare il punto sulla sicurezza per i visitatori».

Il prossimo step? «In seguito alla risposta dell'Autorità di bacino, attesa nei prossimi giorni, si farà una valutazione degli interventi da mettere in campo e il punto sulla riapertura eventuale del sentiero principale». Ma già ora c'è un'amara certezza: «Non è prevista la riapertura di alcun sentiero della Riserva nell'immediato».

Appare evidente che i sindaci di Castellammare del Golfo e di San Vito Lo Capo, Giuseppe Fausto e Francesco La Sala, che in una lettera inviata all'assessore Salvatore Barbagallo chiedevano di riaprire almeno una parte della riserva, non potranno essere accontentati.

«Alla legittima esigenza di tutela ambientale - le parole dei sindaci - si affianca oggi una grave preoccupazione per le ricadute economiche e occupazionali che derivano dalla chiusura totale della Riserva proprio nel cuore della stagione turistica. È un dato oggettivo che oltre il 40% degli ingressi annui alla Riserva si concentri nel mese di agosto, periodo cruciale per l’economia delle nostre città, fortemente legata a un turismo rispettoso della natura».

Inevitabili le disdette di prenotazioni registrate da strutture ricettive e operatori turistici locali, come abbiamo raccontato in un altro articolo su Balarm pochi giorni dopo l'incendio (leggi qui).

«La chiusura integrale del sito, pur motivata da ragioni di sicurezza, rischia di aggravare la già delicata situazione economica degli operatori turistici e commerciali», hanno scritto i sindaci allarmati per la «ricaduta diretta su un settore che costituisce una voce fondamentale del Pil locale e l’unica fonte di reddito per molte famiglie».

L'appello di Fausto e La Sala riguardava soprattutto la riapertura dei sentieri costieri che consentono l’accesso alle prime due calette: Cala Capreria, dal versante di Scopello, e Uzzo, dal versante di San Vito Lo Capo. «Si tratterebbe di una misura capace di coniugare la salvaguardia ambientale con le esigenze economiche del territorio, garantendo al contempo un controllo puntuale degli accessi e la sicurezza dei visitatori».

I tempi però restano incerti. Ed è difficile ipotizzare, al momento, una riapertura seppur parziale entro la fine di agosto. Una proposta, quella dei due sindaci, che non trova il consenso nemmeno di Legambiente Sicilia che in una nota manifesta stupore sulla loro richiesta.

«La fruizione nelle riserve naturali è finalizzata all’osservazione e alla divulgazione delle bellezze della Natura, e la balneazione è un’attività di fruizione residuale - si legge nella nota -. Pensare di andare oggi a fare un bagno allo Zingaro o a Monte Cofano dopo incendi distruttivi di queste proporzioni è assurdo e offensivo».

Secondo Legambiente «occorre invece consentire alla natura di riprendersi, anche per far sì che quei pochi animali che non sono stati carbonizzati possano ritornare senza il pericolo e il disturbo rappresentato dalla fruizione in un’area in cui manca la vegetazione che costituisce rifugio per la fauna».
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