Se riconosci i segnali, chiedi aiuto: a Palermo nasce il "violenzometro", che cos'è
Quando si parla di violenza sulle donne, ci si riferisce molto spesso esclusivamente a quella fisica, ignorando tutto il resto: ecco come funziona il nuovo strumento
Violenza di genere
Come riconoscere una violenza? Spesso capita, soprattutto tra le più giovani, di trovarsi in situazioni di abuso senza neanche rendersene conto. Il limite che sta tra una relazione sana e una violenta può essere sottile e può capitare di trascurare alcuni sintomi, fino a quando non è quasi troppo tardi.
Quando si parla di violenza maschile sulle donne, ci si riferisce molto spesso esclusivamente alla violenza fisica, ignorando tutti quegli eventi e atteggiamenti che precedono questo apice. Atteggiamenti spesso ambigui, falsificati da chi abusa come protezione o di scherzo. Piccoli gesti che si insinuano nella quotidianità delle ragazze e che vengono normalizzati, impedendo di agire subito, stroncando un rapporto violento sul nascere.
Per questo motivo nasce il “violenzometro”: si tratta di uno strumento che vuole dare esempi concreti di atteggiamenti violenti, collocandoli su una scala grafica in base alla gravità. Il progetto è un’idea di InformaGiovani ETS, che coordina un Network europeo, IGNet, che conta ad oggi 23 associazioni in 20 paesi.
Il progetto nasce in seguito a uno studio svoltosi in Sud America, poi proseguito in Francia, che ha portato alla creazione dello strumento in sé.
«Il violenzometro è uno strumento che permette di visionare dei comportamenti che non riguardano soltanto le relazioni romantiche, ma relazioni di tutti i tipi - commenta Benedetto Aricò, volontario dell’associazione -. Lo strumento simula un termometro, che riporta una serie di atteggiamenti collocati lungo una scala che va dal verde al rosso. È utile perché permette di avere facilmente esempi di azioni e atteggiamenti che possono essere dannosi.
Sono segnati anche i contatti di emergenza e un Qr code che riporta i centri anti violenza. È importante ricordare che la gente non è sola, dare uno strumento che possa permettere di agire e contattare qualcuno quando si sta male».
L’associazione, oltre allo strumento da usare in caso di bisogno, spera anche che questo possa essere un modo per prevenire le forme di violenza maschile sulle donne: «Si tratta prima di tutto di diffusione e prevenzione - continua il volontario - e questi sono temi di cui non si parla mai abbastanza. Serve fare un lavoro di prevenzione che permetta a tutti di riconoscere una violenza e di saperla affrontare. È un lavoro che va fatto sempre e quotidianamente. Il violenzometro è solo il primo passo, è importante parlarne, organizzare iniziative in merito».
Da questo punto di vista, secondo l’associazione, la scuola e i luoghi di formazione giocano un ruolo fondamentale: «È importante mettere questo strumento in spazi frequentati da giovani, come ad esempio la scuola - commenta Elsa Baudè, dell’associazione - le studentesse devono avere degli strumenti per rendersi conto di cosa vuol dire violenza. Si tratta di situazioni complicate e spesso le famiglie non hanno gli strumenti per individuarle.
Le scuole e i luoghi di formazione hanno un ruolo fondamentale in questo. Gli studenti passano la maggior parte del proprio tempo nelle aule, è importante che anche in questi luoghi diano gli strumenti per affrontare situazioni del genere. Sono convinta che la sensibilizzazione debba iniziare sin dalle scuole dell’infanzia, non è mai troppo presto per parlare di violenza di genere».
Quando si parla di violenza maschile sulle donne, ci si riferisce molto spesso esclusivamente alla violenza fisica, ignorando tutti quegli eventi e atteggiamenti che precedono questo apice. Atteggiamenti spesso ambigui, falsificati da chi abusa come protezione o di scherzo. Piccoli gesti che si insinuano nella quotidianità delle ragazze e che vengono normalizzati, impedendo di agire subito, stroncando un rapporto violento sul nascere.
Per questo motivo nasce il “violenzometro”: si tratta di uno strumento che vuole dare esempi concreti di atteggiamenti violenti, collocandoli su una scala grafica in base alla gravità. Il progetto è un’idea di InformaGiovani ETS, che coordina un Network europeo, IGNet, che conta ad oggi 23 associazioni in 20 paesi.
Il progetto nasce in seguito a uno studio svoltosi in Sud America, poi proseguito in Francia, che ha portato alla creazione dello strumento in sé.
«Il violenzometro è uno strumento che permette di visionare dei comportamenti che non riguardano soltanto le relazioni romantiche, ma relazioni di tutti i tipi - commenta Benedetto Aricò, volontario dell’associazione -. Lo strumento simula un termometro, che riporta una serie di atteggiamenti collocati lungo una scala che va dal verde al rosso. È utile perché permette di avere facilmente esempi di azioni e atteggiamenti che possono essere dannosi.
Sono segnati anche i contatti di emergenza e un Qr code che riporta i centri anti violenza. È importante ricordare che la gente non è sola, dare uno strumento che possa permettere di agire e contattare qualcuno quando si sta male».
L’associazione, oltre allo strumento da usare in caso di bisogno, spera anche che questo possa essere un modo per prevenire le forme di violenza maschile sulle donne: «Si tratta prima di tutto di diffusione e prevenzione - continua il volontario - e questi sono temi di cui non si parla mai abbastanza. Serve fare un lavoro di prevenzione che permetta a tutti di riconoscere una violenza e di saperla affrontare. È un lavoro che va fatto sempre e quotidianamente. Il violenzometro è solo il primo passo, è importante parlarne, organizzare iniziative in merito».
Da questo punto di vista, secondo l’associazione, la scuola e i luoghi di formazione giocano un ruolo fondamentale: «È importante mettere questo strumento in spazi frequentati da giovani, come ad esempio la scuola - commenta Elsa Baudè, dell’associazione - le studentesse devono avere degli strumenti per rendersi conto di cosa vuol dire violenza. Si tratta di situazioni complicate e spesso le famiglie non hanno gli strumenti per individuarle.
Le scuole e i luoghi di formazione hanno un ruolo fondamentale in questo. Gli studenti passano la maggior parte del proprio tempo nelle aule, è importante che anche in questi luoghi diano gli strumenti per affrontare situazioni del genere. Sono convinta che la sensibilizzazione debba iniziare sin dalle scuole dell’infanzia, non è mai troppo presto per parlare di violenza di genere».
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