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Voi non lo sapete ancora, ma la "Biennale d'arte Manifesta" si è manifestata

È stato presentato "Palermo Atlas" il primo progetto urbanistico di Manifesta su Palermo: l'intervento ideato dalla società internazionale di architettura "Oma"

Balarm
La redazione
  • 3 luglio 2017

Il progetto di "Oma" per Palermo

«La città non può essere ridotta a una singola interpretazione o a una precisa definizione. É piuttosto un complesso mosaico di frammenti e identità, risultato di secoli di incontri e scambi tra civiltà».

Questo è l'attacco con cui il curatore Ippolito Pestellini Laparelli spiega il progetto "Palermo Atlas" che, in sostanza, è un intervento - che resterà - su Palermo in occasione della biennale d'arte Manifesta, in arrivo in città per l'intero anno 2018.

Palermo Atlas“ è uno studio urbano oltre che il primo vero passo compiuto dalla macchina organizzativa di Manifesta. Si tratta di una rivoluzione - dal punto di vista urbanistico - un cambiamento sociale, oltre che cambiamenti architettonici, che resteranno in eredità anche dopo la fine della kermesse e coinvolgerà cittadini e organizzazioni locali.

La Palermo contemporanea può essere considerata un arcipelago globale: non una città globalizzata di per sé, ma un incubatore di diverse condizioni globali. Agisce come snodo di una vasta geografia che si estende ben oltre l’area Euromediterranea - dall’Africa sub-sahariana alla Scandinavia, dall'Asia sudorientale a Gibilterra e all'America.
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Oltretutto, per la prima volta gli organizzatori di Manifesta hanno chiamato a lavoro uno studio di architettura e lo ha fatto con l’obiettivo di offrire competenze esterne e una nuova prospettiva alla città che la ospita.

Perché tra tante mostre d'arte contemporanea, occasioni di incontro e chissà quanti eventi previsti per tutto il 2018, l'organizzazione della biennale ha commissionato uno studio/progetto per intervenire materialmente sulla città e sulle sue periferie.

Infatti Manifesta è una biennale che ogni due anni viene svolta in una diversa città: nasce nei primi anni Novanta in Olanda e si pone come un progetto culturale site-specific (significa "specifico per il luogo in cui si trova"). Il capo è la stessa fondatrice: la storica dell'arte Hedwig Fijen.

A progettare "Palermo Atlas" è stato, appunto, il giovane Pestellini Laparelli insieme allo studio internazionale di architettura Oma, di cui fa parte e che ha sede a Rotterdam.

Guidata da nove partner – Rem Koolhaas, Ellen van Loon, Reinier de Graaf, Shohei Shigematsu, Iyad Alsaka, David Gianotten, Chris van Duijn, Ippolito Pestellini Laparelli, Jason Long – ha anche a New York, Pechino, Hong Kong, Doha, Dubai e Perth.

Tra gli edifici progettati da Oma ci sono il Faena District a Miami, il Fondaco dei Tedeschi a Venezia, il Design Museum e un nuovo edificio per il Musée national des beaux-arts du Québec, Museo nazionale delle belle arti del Quebec.
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