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A Palermo ebbe un figlio illegittimo: la storia controversa del (diabolico) Niccolò Paganini

Vi fu persino chi credette di aver visto accanto a lui, mentre si esibiva a Palermo, un diavolo con la coda e le corna che faceva scorrere l'archetto, mentre Niccolò suonava

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 22 settembre 2025

Niccolò Paganini

«I lunghi capelli neri scendevano sulle sue spalle in riccioli contorti, formando una cornice nera al suo viso pallido cadaverico, dove le sofferenze il genio e l’inferno avevano lasciato profondissime tracce».

Christian Johann Heinrich Heine Niccolò Paganini (1782 – 1840) strumentista virtuoso per eccellenza, è considerato uno dei maggiori violinisti di tutti i tempi.

Un celebre medico del tempo a lui vicino, Francesco Benati così ne descrive il singolare atteggiamento: «Senza la peculiare conformazione del suo corpo, delle spalle delle braccia e delle gambe, non sarebbe mai divenuto lo straordinario virtuoso che oggi ammiriamo».

A causa dell’insolita flessibilità della mano sinistra riusciva a coprire tre ottave e, per la flessibilità dell’articolazione della spalla con naturalezza accavallava i gomiti uno sull’altro eseguendo i Capricci con una rapidità e un coordinamento dei movimenti sbalorditivo.

Protagonista di tournèe memorabili in tutta Europa, Paganini incarnò la figura dell’artista geniale e anticonformista: ancora oggi la sua figura è circondata da numerose leggende secondo le quali avrebbe ottenuto successo e fama grazie a un presunto patto col diavolo.

Tra i suoi ascoltatori vi fu persino chi credette di aver visto accanto a lui, mentre si esibiva a Palermo, un diavolo con la coda e le corna che faceva scorrere l'archetto, mentre Niccolò pizzicava le corde.

Paganini arrivò in Sicilia per la prima volta, dopo aver tenuto alcuni concerti a Napoli.

Insieme a lui era la cantante di seconda fila Antonia Bianchi (1800-1874) originaria di Como. Si imbarcarono sul traghetto S. Ferdinando 1° e nel dicembre 1819 giunsero a Palermo.

La prima esibizione avvenne il 20 gennaio 1820 presso il teatro Regio Carolino. Sull'esito del concerto è lo stesso musicista a scrivere una lettera all'amico Luigi Guglielmo Germi: "Non posso esprimerti l'entusiasmo destato…”.

Alla fine di marzo dopo alcuni concerti Niccolò e Antonia lasciarono Palermo per trasferirsi al nord, non solo per varie esibizioni, ma anche per questioni di salute.

Niccolò aveva il fisico minato da molte malattie: a 12 anni a causa delle complicazioni del morbillo fu creduto morto, volevano seppellirlo, ma la madre Teresa si accorse di un piccolo movimento di una mano del figlio.

Si riprese, l'encefalite morbillosa però lasciò segni indelebili sul suo sistema nervoso. All'età di 14 anni si ammalò di polmonite.

All’età di 38 anni nel 1820 era stato colto da tosse cronica ed era dimagrito molto: il dottor Siro Borda, che era a conoscenza delle frequenti relazioni sessuali occasionali del maestro, gli diagnosticò nel 1822 mal francese (sifilide) e gli prescrisse mercurio per bocca e oppio per sedare la tosse.

Le cure a base di mercurio gli avrebbero successivamente causato la necrosi dell’osso mascellare con caduta dei denti e gravi disturbi intestinali.

Per due anni ogni attività concertistica era stata sospesa. Erano stati anni di forzato riposo e di prostrazione, con tosse convulsiva e crisi di soffocamento, dolori al laringe.

L’aspetto del musicista era mutato parecchio, si stentava a riconoscerlo.

Dopo una cura di costate arrosto e buon vino alla fine la sua salute era migliorata e nel 1824 aveva ripreso la stagione concertistica.

Tornò con Antonia a Palermo agli inizi del 1825, quando aveva 43 anni, invitato da Gaetano Donizetti che era stato incaricato maestro di Cappella, direttore delle musiche e compositore delle opere da rappresentare nel teatro Regio Carolino.

Tra i due sarebbe nata una bella amicizia.

Tra maggio e luglio Paganini tenne concerti al teatro Carolino, aveva ottenuto facilmente il permesso di esibirsi, dopo il successo dei ricordati concerti tenuti nel 1820.

Il musicista venne però tenuto d’occhio dalle forze dell’ordine e posto sotto la sorveglianza del luogotenente generale.

Può essere che i capelli lunghi e scarmigliati, che sarebbero divenuti in seguito alla moda, avessero generato qualche sospetto, alimentato poi dal viavai di persone in casa di Niccolò (originario di Genova, città ben nota per l'affiliazione di diversi cittadini alla Carboneria).

Le indagini ebbero esito negativo, come testimoniò il rapporto inviato dal direttore della polizia Don Mariano Cannizzaro al luogotenente generale: «Il filarmonico Niccolò Paganini è stato sorvegliato dal momento che la E. V. Si degnò di darne oralmente incarico.

Nulla si è ricavato, se non che egli riceva frequenti visite da Don Domenico Testa e dal notar Pingitore i quali portano i capelli alla stessa maniera del musicista.

Queste visite non sembrano dirette ad alcun criminoso fine e sovente coincidono con quelle del pittore Sanzo, il quale si reca da Paganini con l'unica intenzione di ritrarlo».

Il filarmonico tenne 4 concerti trionfali. Gli impresari del tempo imponevano anche a un solista della caratura di Paganini di esibirsi con altri artisti, cantanti o ballerini: il pubblico all’epoca non sopportava un intero concerto di musica strumentale, aveva predilezione per il canto e la melodia popolare.

Si legge per esempio nel manifesto pubblicitario dell’epoca che Paganini si esibì in concerto il 17 giugno 1825 al Real Teatro Carolino con il virtuoso Soprano Liparini, il contralto Cerioli, il tenore Vinter, il basso Tacci.

Si legge altresì sul periodico palermitano "La Cerere": "Il famoso Paganini non ha sdegnato di aver compagno un certo signor Felice Sgroppo, siciliano, che trovandosi di passaggio a Palermo, per trasferirsi nelle principali città di Europa, volle cimentarsi nel teatro Carolino.

Costui suona il corno da caccia con straordinaria maestria e riesce a suonarne anche 2 contemporaneamente”.

Sempre a Palermo il 23 Luglio 1825 Antonia Bianchi dava alla luce un maschio cui furono imposti tre nomi altisonanti: Achille Ciro Alessandro.

Niccolò, che avrebbe chiamato il suo unico e amatissimo figlio Achillino, taceva però anche con l’amico Germi sull'avvenimento, per nascondere lo scandalo: il neonato era infatti "illegittimo", Paganini e la Bianchi non erano sposati.

Achille risultava all’anagrafe figlio di ignoti e non era ammissibile alla successione paterna.

Il giorno successivo alla nascita il bambino venne battezzato nella chiesa di S. Giovanni dei Tartari e si offrì di fargli da padrino l'amico di Niccolò, Domenico Testa.

Quando Paganini andò via da Palermo, il rapporto tra Antonia e Niccolò cominciava già a incrinarsi.

Nel Dicembre 1825, dopo soli tre mesi dalla nascita di Achille, la Bianchi in un eccesso di gelosia infatti cercava di fare a pezzi il violino di Paganini, buttandolo ripetutamente per terra. Inoltre prendeva a schiaffi Niccolò a casa di signori spagnoli.

La relazione tra i due non era destinata a durare: dopo l’ultima esibizione insieme nel 1827 si separarono e Paganini ottenne per sé la custodia del figlio, sborsando ben 2 000 scudi alla madre.

Achille seguiva il padre nei suoi concerti in Europa. Dal 1834 le esibizioni del violinista si diradavano: gli accessi di tosse gli impedivano di dare concerti e lo spossavano in maniera debilitante.

Al tempo gli diagnosticarono una laringite tubercolare: non poteva più parlare e diventò completamente afono. Gli faceva da interprete l’affettuoso Achille, ormai quindicenne.

Il ragazzo si era abituato a leggergli le parole sulle labbra e quando anche questo non fu più possibile, il padre si mise a scrivere dei bigliettini scritti con le dita malferme.

Il 27 aprile 1837, ottenuta con regia patente la legittimazione del figlio dal re Carlo Alberto, Niccolò Paganini depositava al Real Senato di Genova il suo ultimo testamento, designando Achille suo erede universale.

Tutta la sostanza - 2 milioni di franchi circa - viene lasciata, salvo legati minori all’amato figlio.

Il pomeriggio del 27 maggio 1840, vinto da una serie di malattie che ne avevano irrimediabilmente minato il fisico, il musicista a 58 anni spirava tra le braccia del figlio.

Si spegneva in casa del presidente del Senato, in via della Prefettura a Nizza.

Il vescovo di Nizza ne vietò la sepoltura in terra consacrata per la sua fama di eretico. Il suo corpo fu quindi imbalsamato con il metodo Gannal e conservato nella cantina della casa dov'era morto.

Dopo vari spostamenti, grazie all’interessamento di Achille, nel 1853 fu sepolto nel cimitero di Gaione e successivamente nel cimitero della Villetta di Parma.

Come abbiamo detto furono tante le dicerie sorte sulla natura demoniaca di Paganini: questa associazione con Satana, oltre che al suo straordinario virtuosismo, era dovuta anche al suo aspetto fisico, reso emaciato dalla sifilide.

Niccolò vestiva quasi sempre interamente di nero, aveva il viso cereo e gli occhi rientrati nelle orbite, aveva perso tutta la dentatura a causa del mercurio ingerito per curare la sifilide: naso e mento si erano avvicinati (come avviene negli anziani senza dentiera).

Il figlio Achille divenne “insigne pittore e amante delle belle arti ", sposò la Baronessa Paolina Pienovi ed ebbe 11 figli, alcuni dei quali morti in giovane età.

I suoi eredi sono depositari di una tradizione famigliare che tramanda ricordi e aspetti non conosciuti del celebre avo Niccolò Paganini.
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