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"Alieni" e pericolosi, avvistati i draghi blu nel Mediterraneo: i rischi e cosa sappiamo

La loro presenza allarma i biologi marini, a causa della loro elevata pericolosità. Lunghi fino a 4 cm, sono dei molluschi nudibranchi, capaci di accumulare veleno

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 25 agosto 2025

Drago blu

Negli scorsi giorni, ad Alicante, nei pressi della costa spagnola che si affaccia sul Mare delle Baleari, numerosi bagnanti hanno avvistato dei misteriosi draghi blu, mentre erano intenti ad avvicinarsi alla battigia.

Dall’aspetto alieno e dall’acceso colore cobalto, questi draghi blu hanno velocemente allarmato i biologi marini, a causa della loro elevata pericolosità.

Lunghi fino a 4 cm, sono dei molluschi nudibranchi, capaci di accumulare con la loro dieta un veleno che usano contro le loro stesse prede, mentre il loro habitat naturale è l’ambiente pelagico dell’Oceano Atlantico, sebbene siano stati sporadicamente avvistati anche nel Pacifico e - come dimostrano le ultime notizie - anche nel Mediterraneo occidentale.

Il nome scientifico della specie è Glaucus atlanticus, in riferimento al personaggio mitologico di Glauco, figlio di Poseidone. Per via del loro recente avvistamento, le autorità spagnole hanno interdetto l’accesso a diverse spiagge, soprattutto sulla costa occidentale e meridionale del paese.

Entrare in contatto con questi animali può infatti provocare gravi irritazioni alla pelle, arrossamenti, nausee e nei casi più gravi anche reazioni allergiche, potenzialmente mortali nei soggetti più sensibili.

Paradossalmente, a rendere così pericolosi questi animali sono le loro stesse prede. Essi, infatti, si cibano di meduse e caravelle portoghesi, a loro volta molto irritanti e pericolose per l’uomo, aderendo alla loro superficie.

Proprio per le loro modalità di caccia, prevedere l’arrivo di questi animali lungo le spiagge del Mediterraneo è molto difficile. Lasciandosi trasportare dalle meduse e talvolta dalle correnti, è impossibile prevedere il loro arrivo finché non avvengono i primi incidenti.

Basta considerare che prima del 2023, questa specie non era segnalata in Spagna da 300 anni, ad indicare la sporadicità dei loro avvistamenti.

Secondo gli esperti, tuttavia, il cambiamento climatico e l’aumento demografico delle meduse, provocato dal surriscaldamento del mare, potrebbe spingere questi nudibranchi a raggiungere più frequentemente le spiagge del Mediterraneo occidentale e centrale. Questo fenomeno potrebbe quindi portare questa specie anche a ridosso delle nostre coste.

In caso di avvistamenti bisogna segnalare immediatamente la loro presenza alla comunità scientifica e alla Capitaneria di Porto, cercando di tenersi lontano dall’acqua per non rischiare di entrare in contatto con la loro pelle.

Nel caso foste sfortunati o siate stati indotti a toccarli per scattare loro una fotografia, per via della loro bellezza, i consigli sono molto simili a quelli che si danno di solito quando entrate in contatto con una medusa.

Lavate la parte infiammata con dell’acqua salata per eliminare le tossine e non strofinate la pelle. Nei casi più gravi, contattate immediatamente un medico.

Intanto in Spagna alcuni medici e biologi marini stanno criticando la scelta di chiudere le spiagge, visto che gli esemplari avvistati di Glaucus atlanticus erano troppo pochi per giustificare questa reazione.

Non tutte le persone che sono venute inoltre in contatto con questa specie in Spagna hanno subito irritazioni gravi. Alcuni bagnanti non hanno infatti avuto alcuna reazione, visto che gli esemplari con cui erano venuti a contatto non si erano cibati a sufficienza di meduse.

Al di là di questi casi fortunati, l’allerta serve però proprio per limitare il numero di incidenti e per indurre le persone a conoscere quest’altra specie potenzialmente pericolosa.
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