MISTERI E LEGGENDE

HomeCulturaMisteri e leggende

Appare bellissima tra i flutti del Golfo di Carini: la leggenda (siciliana) di Laide

Un mito antico che in pochi ricordano ma che nasce e termina in Sicilia. dove tutto è iniziato. Un racconto di amore proibito, gelosie e una fine tragica. Ve lo raccontiamo

Alessandro Panno
Appassionato di sicilianità
  • 19 ottobre 2025

Il Golfo di Carini (Wikipedia)

A Messina, etereo luogo in cui passavo le mie agognate ferie di picciriddanza, i Lumi avevano deciso all'unanimità che le onde radio di qualsiasi segnale televisivo dovessero morire soffocate dal caldo, il quale aveva diritto di voto. Un apparecchio televisivo era presente, vecchio onestamente come il primo inciucio di Zeus: probabilmente era arrivato a trasmettere solo "Non è mai troppo tardi" del maestro Alberto Manzi e, tutt’al più, qualche puntata del Carosello prima di ritirarsi dalla scena come una diva del cinema muto con la sindrome di Dorian Gray.

Teoricamente aveva tutto ciò che serviva per funzionare, schermo bombato, tubo catodico con velleità da ordigno nucleare, antenna circolare più ossidata del parapetto del Titanic e due manopole; una per accenderla e regolare il volume ed una per farti santiare durante il vano tentativo della ricerca di un canale.

Ma nulla, solo "neve", unica neve in un torrido agosto con 57 gradi all'ombra di un ulivo che mancava picca che si andasse a tuffare al mare. Quindi, forzatamente privati della visione di Ken il guerriero e Lady Oscar, noi nicareddi eravamo “costretti” a fare tuffi ad oltranza, bruciarci sotto il sole, ampliare la nostra collezione di croste da caduta da bicicletta e passare di tempo con il signor Settimo.

Era un po' lo “scimunito di guerra” del paese, anche se secondo me era più intelligente di più della metà del Parlamento italiano; che poi, in ogni caso, lui la guerra l'aveva fatta per davvero ed era uno dei pochissimi tornati dalla campagna di Russia voluta da quel cato di lippo di Mussolini, per cui, se per caso dissertava con un pesce, gli si concedeva il beneficio della licenza poetica.

Era uno dei pochi adulti che giocava con noi, ci insegnava a pescare con la lenza a chiummo, senonché l'ideatore del primo Welfare sociale del mondo con le sue tasche sempre piene di caramelle all'anice e carrubba. Un giorno, in una di quelle albe in cui, con mio nonno, si andava in piazzetta a portare il caffè ai pescatori e a comprare il pesce fresco, lo vedemmo dritto su uno scoglio impettito tipo vedetta prussiana nostalgica, che scrutava l'orizzonte con il suo antidiluviano binocolo, che se per caso lo usavi troppo era capace di separarti corpo e anima e fare andare quest'ultima in buffering.

Settimo che ci fu?- chiese mio nonno. - Capitano, iddi su!- rispose lui; -Ma iddi chi? I pescatori?- ribattè mio nonno. -Nonzi capitano, i ‘miricani, e si stanno portando appresso la Statua della Libertà, taliasse! Mio nonno, che dal signor Settimo veniva apostrofato ancora con il grado militare, prese il binocolo rassegnato a far andare in loop il suo Io Interiore e guardò.

-Ragione hai Settimo, ma sono lontani, minimo altre due simanate ci vogliono… intanto pigghiati u cafè - e lui con viso serissimo e senza mai smettere di osservare il mare bevve il caffè incurante del fatto che avesse una temperatura di 212° Fahrenheit. Mancava solo dicesse “Adoro l'odore del napalm al mattino”, ma si limitò a vuotare il bicchierino e porgermi una caramella alla carruba sorridendo. Aveva già dimenticato tutto.

Eppure il signor Settimo, mischino, non aveva tutti i torti, aveva davvero visto qualcosa, anzi tutti noi avevamo visto qualcosa: chi i ‘miircani, chi altre città, chi Ken il guerriero… perché quel giorno Morgana, In un paese dove non arrivava neppure Radio Maria, ci aveva regalato il primo spettacolo in 4K della storia.

Ma se Morgana, ‘un sa pigghiasse a male, è senza dubbio la più famosa, forse non è la più bella. Infatti a Carini, patria di baronesse trucidate dai padri, catacombe e asineddi fritti (che non sono i raglianti equini, ma i pesci) c'è Laide, la più glamour tra le apparizioni.

Ebbe i natali a Hykkara (protonome di Carini) nel 442 a.C. proprio durante la guerra del Peloponneso, brioso periodo caratterizzato da eccidi, saccheggi e bestemmioni in greco antico. Nicia, spavaldo generale ateniese di professione ma tamarro turista per diletto, appena vide Laide ne intuì le potenzialità ed a soli sette anni, seguendo pedissequamente i consigli del più noto manuale di pedagogia greco dell’epoca, la strappò dalle braccia della madre Timandra, portandola con sé.

Nicia, in effetti, ci aveva visto gusto, e Laide, con rispetto parlando, si stava facendo una gran bella figghia, tutta curvy e sguardi capaci di fare squagghare un pezzo di granito, così il nostro generale pedagogista, amante più dei piccioli che dei sorrisi e forme femminili, la vendette ad equo canone ad un mercante di Corinto, il quale a sua volta la regalò, come fosse una cassata, ad un imperatore bizantino non meglio identificato.

Diciamo che la tratta degli esseri umani anticamente era un po' come Amazon durante il prime day, ma senza la consegna entro i 2 giorni lavorativi. L'imperatore, fedele al motto “tira più un pelo di natura che un carro di buoi” appena la vide c’acchianò l’embolo, perse tutta la sua prosopopea da masculazzo alfa e divenne morbida argilla nelle sua mani, portandosi appresso i suoi vassalli che, essendo geneticamente predisposti a ragionare con ciò che si trova vicino alle incinagghie basse, la inondarono di doni, ricchezze e una proposta di abbonamento gold ai suoi lussuriosi favori.

Laide, che comunque fissa non era, capì subito che il vero asse su cui ruota il mondo è il testosterone così, armata di bellezza, sensualità ed una ben ragionata strategia commerciale, decise di far fruttare i suoi doni di natura a modici prezzi del Resort di Ibiza in alta stagione. Pare che persino Demostene, sapendo delle tariffe, esclamò “Io non pago così caro un pentimento” pensando subito dopo “anche se…”.

Insomma, filosofi, artisti, mercanti, sognatori e radical chic dell'epoca erano pronti ad appizzarici a legittima pur di passare una notte con lei, ma come in ogni tragedia siculo-greca che si rispetti, alcune “cagnette a cui aveva sottratto l’osso”, stufe del fin troppo efficiente servizio clienti e non potendo appellarsi a un "ordine costituito", con una scusa la portarono al Tempio di Afrodite e a colpi di zoccoli di legno, al motto di “zoccoli per la zoccola che non usa gli zoccoli ma zoccoleggia” la fecero passare a miglior vita.

Terminata la “zoccoleggiata” il tempio venne ribattezzato ad Afrodite assassina e Laide finì nel regno delle ombre, ove Persefone, che si nutriva di pane e gelosia, appena la vide capì subito che non era proprio il caso che Ade ci avesse a che fare, così, fregandosene delle rigide regole degli Inferi, la rispedì da Afrodite, che anche gli Dei comunque hanno il loro diritto al reso gratuito.

Afrodite, che già si era dovuta assuppare, suo malgrado, la nomea di assassina, non si accollò anche la competizione di bellezza con Laide, per cui sfruttò il suo forte ascendente su Poseidone, che alla fine era un romantico orsacchiottone morbidoso armato di tridente, per confinarla nel golfo di Carini, al tempo Hykkara, in modo che potesse dar sfoggio della sua indicibile bellezza in terra natìa e senza bisogno di usare filtri di Instagram. Ancora oggi, quando c’attigghia, appare tra i flutti, biedda e capricciosa, a regalare visioni ai fortunati che riescono a incocciarla.
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÚ LETTI