STORIE
Con Pasolini dall'Africa all'Asia: chi è il ragazzo delle "Mille e una notte"
Nato a Corleone e scelto da Pier Paolo Pasolini per il film "Il Fiore delle Mille e una Notte", Salvatore racconta la sua straordinaria avventura in giro per il mondo
Sono due ragazzi di Corleone. Con questo indizio vado alla ricerca dei protagonisti trovando uno dei due disponibile a narrare la sua storia, l’altro purtroppo non c’è più.
Sono a casa di Salvatore Verdetti, su una bella terrazza che si affaccia su Corleone, si vedono le meravigliose rocche, la campagna coltivata, il paese arroccato con le sue case tutte in salita; è il tramonto e le poche nuvole sono di un rosa intenso che volge al violetto.
È seduto di fronte a me, un po' preoccupato, non mi conosce ma inizia a raccontare: «Le faccio capire come l’ho conosciuto…».
Salvatore era un ragazzo di 24 anni, "mastro" in edilizia, conduceva una vita tranquilla, a fine lavoro si ritrovava con gli amici sfrecciando con la vespa tra le vie del paese, aveva anche una fidanzata.
Inizia così l’incredibile avventura di Salvatore e Franco, altro ragazzo di Corleone. Insieme partirono per un viaggio che sarebbe dovuto durare 15 giorni ed invece fu di oltre due mesi.
La mamma di Franco, più piccolo di Salvatore, era preoccupata, non voleva lasciarlo partire, ma fu rassicurata dalla presenza del ragazzo più grande e diede il consenso.
Nel primo incontro il regista disse a Salvatore che per partire avrebbe dovuto avere il passaporto, la risposta di Salvatore fu «perché devo andare in America?». Pasolini rispose «e perché il passaporto serve solo per andare in America?».
Tanti anni di immigrazione alla volta degli USA avevano lasciato il segno. Salvatore invece che in America andrà in Eritrea, Yemen e in Persia (chiama così l’Iran). In un grande albergo, vedrà addirittura lo Scia con tutta la scorta, andato a incontrare il regista.
Il viaggio subisce una sosta nel Golfo di Aden, Pasolini si ammala e le riprese vengono interrotte, Salvatore e Franco decidono di esplorare i luoghi, non hanno nulla da fare.
Oltre al contratto regolare i ragazzi avevano una diaria di 20.000 lire al giorno, tanti soldi considerando che lui con l’edilizia guadagnava 8.000 lire.
«Ho pensato che mi conveniva di rimanere il più possibile e di andare dietro a Pasolini»- racconta Salvatore.
Ricorda che una sera il regista, battendogli una mano sulla spalla, disse che se avesse avuto problemi di lavoro, una volta rientrato a casa, lo avrebbe potuto chiamare. Ma Salvatore problemi non ne aveva, il suo lavoro gli piaceva e così non considerò neanche il consiglio di una delle protagoniste Ines Pellegrini che gli disse di iscriversi presso un’agenzia.
Iniziano le riprese. Salvatore (Barsum è il nome del suo personaggio) è un cristiano dagli occhi azzurri che rapisce Zumurrud per conto di altri e che per questo sarà crocifisso.
Sin dalle prime sequenze del film Pasolini indugia in splendidi primi piani del Corleonese, che ha un viso veramente espressivo mostrando naturalezza e bravura, mi dice che gli dicevano di volta in volta cosa doveva fare e lui eseguiva.
Viaggiando tra Africa e Asia, ricorda che Pasolini sceglieva di proposito dei posti rurali, spesso tra gruppi nomadi che vivevano in villaggi provvisori fatti di paglia. Rimase stupito nel vedere le donne seminude con i seni flaccidi e gli uomini coperti solo con un perizoma. Il Regista selezionava tra questi le comparse.
Gli chiedo se fosse a conoscenza dell’omosessualità del regista allora stigmatizzata e motivo di grande scandolo, mi dice che tutti lo sapevano e ci furono diverse discussioni, soprattutto dopo l’arrivo di Ninetto Davoli. Aggiunge però che Pasolini fu sempre una persona gentile, educata ed il suo comportamento fu esemplare.
Si stupisce per come sia finita la sua vita. Avendo avuto modo di lavorare con il figlio di Davoli, Bruno, gli racconto ciò che mi disse il figlio dell’attore che il padre non fu ascoltato dopo la morte del regista, lui che sapeva, avrebbe potuto indirizzare le indagini in un’altra direzione.
Salvatore e Franco (Tagi nel film) viaggiarono tra paesaggi incredibili, luoghi remoti con fogne a cielo aperto e canali di scolo maleodoranti, alberghi di lusso, straordinarie Mosche, persino posti di blocco come nello Yemen dove c’era il coprifuoco e la troupe fu fermata.
Finite le riprese arrivò il momento di ripartire.
Salvatore non aveva mai scritto a casa, inviava solo una cartolina da ogni posto nuovo, cosa che fece infuriare la fidanzata, oggi moglie e mise in grande agitazione la famiglia. «Pensavano che ero morto» - ricorda. Forse sarebbe rimasto ancora ma gli dissero che lo aspettavano urgentemente a casa.
La vita di Salvatore continuerà per 38 anni a Reggio Emilia dove lavorerà e dove ora vivono i figli.
Con la moglie hanno costruito un futuro sereno. Sono stati bene al nord mi dicono, ma il richiamo della terra è troppo forte e loro due sono tornati in paese.
Chiedo come fu preso in paese questo film così particolare, che però riuscì a superare la censura che riconobbe il valore artistico, mi risponde che fu un evento e in contemporanea con la prima ufficiale fu proiettato al Cinema Martorana di Corleone.
Mentre termina il nostro incontro lascio questo bell’uomo di oltre settant’anni dagli occhi azzurri, è inevitabile ritrovare il giovane Barsum; i capelli sono forse un po’ più radi, ma è Lui.
Chiedo di poter fare una foto, si prepara un po’ imbarazzato raddrizzandosi sulla sedia mentre la moglie con dolcezza, lo accarezza, aggiustandogli i capelli.
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