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Corna, arresti, lancio di limoni e uova marce: quando a Palermo il teatro era scandaloso

Accadeva di tutto e di più nelle serate a teatro, come racconta questo allegro intervallo avvenuto al Teatro Santa Cecilia di Palermo e che ha come protagonisti il gotha della città e non solo

  • 27 aprile 2021

Sul filone del mio precedente articolo su Rosolino Pilo, vorrei proseguire il racconto dei teatri e delle scandalose questioni che si sviluppavano durante le rappresentazioni che, credetemi, era uno spettacolo nello spettacolo.

Devo dire che a quei tempi si divertivano molto, soprattutto per lo sparlare continuo sugli attori, personaggi in auge tra cui molti nobili e politici che, guarda un po', si ritrovavano in mezzo a queste storielle con le conseguenze del caso; immagino le mogli come fossero felici e contente con le padelle in mano decorate ad aspettare i legittimi nobili consorti. Insomma signori miei, era una specie di talk show nostrano che aveva come protagonisti il gotha della città e non solo.

Sarò breve nel raccontare la storia, visto che abbiamo u chiffari giornaliero.

Siamo nel 1797 e lo scrittore Giulio Pagano nel suo "I Teatri di Palermo" ci racconta questo allegro intervallo storico – teatrale avvenuto al Teatro Santa Cecilia e che vedeva di fronte altre due belle e brave artiste che si contrapponevano durante la rappresentazione "La Vergine del Sole" (un titolo che è già un programma).
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In questo "scandaloso" evento vi erano diversi protagonisti: l'attrice fiorentina Anna Andreozzi, il marito Gaetano Andreozzi, il Pretore di Palermo Don Giuseppe Valguarnera, l'attrice Cecilia Bolognesi, il Capitano di Città, Principe di Torremuzza, la moglie del Pretore, il pubblico e i cronisti dell'epoca.

Andiamo con ordine: come abbiamo detto, al Santa Cecilia si doveva rappresentare questa benedetta "La Vergine del Sole", un melodramma con musica di Gaetano Andreozzi e poesia di Francesco Casòli, con protagoniste le due attrici.

Ebbene, qui iniziano le camurrie poiché la Andreozzi era la ganza del Pretore (che oltretutto le passava 50 onze al mese ed il servizio giornaliero della carrozza personale – chiamala fissa - tanto lui aveva quella del Pretore u scairtu) mentre la Bolognesi era la zita del Capitano di Città.

La moglie del Pretore venne a conoscenza della situazione cornificatrice del marito ed il Pitrè ci racconta anche la reazione dell'opinione pubblica palermitana a tale situazione ca mancu Dallas credetemi.

Dicevamo che la Pretoressa, venuta a conoscenza della situazione corniutale, organizzò una congiura di dame che aveva il fine di ripulire la città da queste attrici troppo "brave", tipo le giustiziere della notte.

Il carissimo Capitano di Città, dal canto suo, tanto per mettere un po’ di pepe alla situazione esplosiva, obbligò l'impresario a far cantare la Bolognesi, sua protetta, vestita da uomo in modo da fare la parte del tenore Tassini. E che ci fu? Quella sera i fischi li sentirono fino a Termini Imerese poiché le due fazioni di sostenitori delle attrici iniziarono a dirsene di santa ragione.

E qui entrano in gioco i cronisti che faziosamente indicano i colpevoli dell'accaduto: il Principe di Trabia nei suoi diari accusa il gesto del Capitano di Città per aver fatto vestire da uomo la sua protetta, mentre il Marchese di Villabianca accusa la zita del Pretore, la Andreozzi per intenderci, di aver provocato il pubblico perché durante lo spettacolo, sotto i fischi, perse la pazienza ed inventò il Can-Can (vuoi vedere che lo inventammo a Palermo), girandosi verso il pubblico ed alzando la gonna (che vergogna).

Il teatro si trasformo in una Arena gladiatoria con lancio di limoni, uova fradice, urla, fischi e altro (spero non una scimmia congelata) con un finale degno della massima nobiltà: il Marchese Costantino fece tirare una "vozza" piena di liquido puzzolente dentro la carrozza della Andreozzi, che sciccheria!

Conseguenze finali: arresto del Marchese di Costantino, arresto di due parrucchieri innocenti (forse non rispettavano la chiusura del lockdown – preciso che è una frecciatina alla situazione assurda attuale) e chiusura del teatro per alcuni giorni.

L'unico cronista che capì tutta la situazione, come sempre, fu Pasquino che scrisse: "Montalto, Romondetta e Belvedere han privato il teatro del piacere".

Però, come avviene oggi per molti personaggi variopinti palermitani, dopo tali fatti e il macello mediatico consequenziale la "La Vergine del Sole" ebbe grande successo e fu ripetuto per tutto il 1797 e 1798.

Ma in tutto questo, Gaetano Andreozzi, marito dell’attrice? Un ci finiu mali: la moglie campata, la sua opera ebbe successo e piccioli a carrellate, per il resto alla fine il peso alla testa è cosa lieve!

Questa era Palermo quando si andava a Teatro, altro che arie e musiche!
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